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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 3 marzo 2000
LETTERA DI PARISI

Cari amici radicali,

Desidero ringraziarvi caldamente per l'invito che mi avete fatto a

partecipare ai lavori di questa vostra Convention nazionale.

Purtroppo impegni assunti da tempo fuori Roma mi impediscono di

partecipare di persona.

Il rispetto che porto a voi e l'importanza che attribuisco alle cose che

abbiamo in comune, a partire dalle comuni battaglie referendarie fatte

insieme nel passato mi inducono tuttavia a cercare di essere comunque

fra di voi e di dare al vostro dibattito un contributo che spero non inutile.

Proprio per questo, pero', spero che mi consentiate di essere con voi

sincero e di sviluppare liberamente considerazioni che intendono essere,

appunto, un contributo di riflessione e di verita' ai vostri lavori.

Come ho gia' ricordato, noi democratici condividiamo con voi il valore

dell'istituto referendario come arma essenziale che consente ai cittadini

di decidere liberamente e personalmente sulle grandi questioni e i grandi

temi di liberta' e di innovazione.

Io stesso ricordo non senza emozione quando, insieme alle vostre

compagne radicali di Bologna, ho partecipato personalmente alla

raccolta delle firme per i primi referendum che all'inizio degli anni novanta

hanno avviato il grande cambiamento del nostro sistema istituzionale.

Proprio per questo pero' non posso non richiamare la vostra attenzione

sul pericolo gravissimo che si puo' correre di logorare questo istituto cosi'

prezioso quando ad esso si ricorra in modo massiccio, fino a presentare

veri e propri pacchetti referendari.

Anche se comprendiamo e condividiamo la prospettiva di liberare la

societa' da vincoli e freni per favorire il dispiegarsi delle potenzialita'

proprie di una societa' libera,

non posso, tuttavia, rinunciare a dirvi che lo strumento referendario

mostra, proprio in questa prospettiva e in questa impresa, tutti i suoi

limiti.

Non vi e' dubbio infatti che per costruire una nuova societa' piu' libera e

piu' capace di rispettare il diritto dei cittadini a vivere in un'eguale

condizione di liberta', occorra costruire un nuovo soggetto politico.

Questa prospettiva infatti, per le sue stesse ambizioni, non puo' essere

rimessa tutta e soltanto alle consultazioni referendarie, di per se'

necessariamente episodiche, ma deve poter poggiare sulla costante

attivita' di un nuovo0 soggetto politico, capace di assicurare lo sviluppo e

la costruzione nel tempo del processo di trasformazione sociale e

istituzionale necessario.

E aggiungo che quello di cui c'e' bisogno non e' un soggetto per sua

natura dominato dalla tentazione della minoranza e della lotta

entusiasmante ma quasi necessariamente costantemente minoritaria.

Occorre, al contrario, costruire un soggetto forte, capace di raccogliere

intorno a se', attraverso un impegno continuo e una presenza costante

sul panorama politico e istituzionale del Paese, il consenso della

maggioranza dei nostri concittadini.

Lo stesso rinnovamento della politica, per il quale noi tutti combattiamo

da ormai molti anni non puo' avvenire se non in un contesto capace di

assicurare anche in Italia quella democrazia bipolare a vocazione

bipartitica, fondata sull'investitura diretta dell'Esecutivo e sulla reale

capacita' di garantire agli elettori di poter decidere direttamente e

immediatamente chi li debba governare che costituisce la grande lezione

della democrazia americana.

Una lezione questa alla quale noi ci ispiriamo nel nostro stesso nome e

che sappiamo di condividere con voi. Una tradizione che ci spinge a

batterci ogni giorno per costruire nel nostro Paese una democrazia forte,

radicata nei grandi valori europei ma capace di prendere dalla lezione

americana quello che di piu' forte c'e' in essa: il rispetto profondo per i

cittadini e per il loro diritto di vivere nella liberta' e di decidere davvero essi

stessi delle loro sorti e dei destini della loro comunita'.

Noi siamo convinti che questa democrazia che vogliamo debba essere

costruita attraverso una battaglia irrinunciabile per imporre alla nostra

societa' e alle nostre istituzioni l'accettazione e il rispetto delle regole di

un'autentica e forte democrazia bipolare.

Siamo convinti anche, pero', che non basti guardare alle regole e battersi

per esse. Occorre anche tenere comportamenti e prassi politiche

coerenti con gli obiettivi che si perseguono.

Ed e' qui, cari amici, che le nostre posizioni e le nostre valutazioni piu' si

allontanano dalle vostre o comunque dai vostri comportamenti piu' recenti.

Noi ci chiediamo infatti come voi possiate non vedere che nelle vostre

posizioni di questi ultimi giorni va emergendo una ritornante vocazione

alla minoranza e la pratica di posizioni terzaforziste che sono

oggettivamente l'opposto di una sana e praticata democrazia bipolare.

Noi ci chiediamo come voi possiate non interrogarvi sulla

spregiudicatezza che sembra caratterizzare le vostre posizioni quando

voi rivendicate, persino orgogliosamente, di potere passare senza

contraddizioni dall'uno all'altro campo dello schieramento politico a

seconda delle posizioni che assumono verso di voi e verso le vostre

tematiche gli altri soggetti politici.

Lo dico con amicizia ma anche con grande franchezza.

I vostri comportamenti ci lasciano perplessi e spesso interdetti.

Noi che comprendiamo bene l'anelito di liberta' che sottosta' ai vostri

referendum sociali e che condividiamo in larga misura la vostra tensione

verso una societa' piu' libera, che per noi deve essere pero' anche piu'

giusta; noi che come voi vogliamo una societa' liberata dal dirigismo e dal

vincolismo anche se per noi la liberta' e' tale solo se e' liberta' davvero

eguale per tutti.; noi non possiamo non chiedervi: ma davvero voi

pensavate di poter raggiungere questi obietti alleandovi con chi oggi in

Italia detiene una posizione oligopolista nel campo dell'informazione e dei

media? Davvero pensavate di poter sviluppare il vostro progetto alleandovi

con chi ha fatto e continua a fare della visione del corporativismo sociale

la sua bandiera? Con chi ha chiamato a raccolta i cittadini sotto le

insegne del gretto egoismo localistico, dimentico di ogni visione di

lungimirante valorizzazione della liberta' e delle differenze?.

Queste domande io ve le pongo a nome di un Movimento come i

Democratici che pur avendo punti di riferimento assai vicini ai vostri ha

fatto consapevolmente una scelta assai diversa, convinti come siamo

che solo nel campo del centrosinistra vi siamo oggi in Italia le condizioni

per promuovere quella battaglia di liberalizzazione della nostra societa'

nella giustizia e nel rispetto di tutti che cogliamo spesso essere anche

dentro la vostra generoso proposta.

Noi sappiamo bene che anche nel Centrosinistra hanno albergato nel

passato e tuttora sono presenti le culture del dirigismo, dello statalismo,

dell'organicismo che, radicate profondamente nel passato europeo,

costituiscono tuttora il freno maggiore al libero dispiegarsi delle grandi

possibilita' delle nostre societa' contemporanee.

Noi sappiamo tutto questo, cari amici radicali.Ma sappiamo anche che

nel centrosinistra vi e' stata in questi anni e vi e' tuttora una grande

tensione al cambiamento, all'innovazione, all'apertura verso il nuovo,

all'accettazione consapevole delle grandi sfide che la modernita' ci pone.

Per questo noi combattiamo in questo campo. Per questo noi, mentre vi

chiediamo perche' e come voi avete potuto pensare di porvi nel campo

opposto, vi chiediamo oggi di riflettere con attenzione prima di assumere

dannose e contraddittorie posizioni terzaforziste.

Amici radicali, noi sappiamo che molte cose ci differenziano e che per

molti aspetti il vostro liberalismo radicale non e' conciliabile col nostro

liberalismo solidale e col nostro anelito a una societa' non solo piu' libera

ma anche piu' giusta e piu' rispettosa delle nostre grandi tradizioni.

E tuttavia, amici radicali, noi, noi Democratici, i piu' capaci oggi, credo,

di comprendere e condividere le vostre tensioni ideali, vi diciamo:

riflettiamo, discutiamo, ragioniamo sulla realta' in cui tutti ci muoviamo e

ci impegniamo.

Noi ci auguriamo che al termine di questa nostra comune riflessione

anche voi vediate quello che noi vediamo con grande chiarezza: che il

vostro posto e' dalla stessa nostra parte per combattere insieme,

ciascuno nelle sue distinte differenze e peculiarita' le nostre comuni

battaglie per dare all'Italia un futuro migliore.

Roma, 3 marzo 2000

Arturo Parisi

Presidente de i DEMOCRATICI

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