Cari amici radicali,
Desidero ringraziarvi caldamente per l'invito che mi avete fatto a
partecipare ai lavori di questa vostra Convention nazionale.
Purtroppo impegni assunti da tempo fuori Roma mi impediscono di
partecipare di persona.
Il rispetto che porto a voi e l'importanza che attribuisco alle cose che
abbiamo in comune, a partire dalle comuni battaglie referendarie fatte
insieme nel passato mi inducono tuttavia a cercare di essere comunque
fra di voi e di dare al vostro dibattito un contributo che spero non inutile.
Proprio per questo, pero', spero che mi consentiate di essere con voi
sincero e di sviluppare liberamente considerazioni che intendono essere,
appunto, un contributo di riflessione e di verita' ai vostri lavori.
Come ho gia' ricordato, noi democratici condividiamo con voi il valore
dell'istituto referendario come arma essenziale che consente ai cittadini
di decidere liberamente e personalmente sulle grandi questioni e i grandi
temi di liberta' e di innovazione.
Io stesso ricordo non senza emozione quando, insieme alle vostre
compagne radicali di Bologna, ho partecipato personalmente alla
raccolta delle firme per i primi referendum che all'inizio degli anni novanta
hanno avviato il grande cambiamento del nostro sistema istituzionale.
Proprio per questo pero' non posso non richiamare la vostra attenzione
sul pericolo gravissimo che si puo' correre di logorare questo istituto cosi'
prezioso quando ad esso si ricorra in modo massiccio, fino a presentare
veri e propri pacchetti referendari.
Anche se comprendiamo e condividiamo la prospettiva di liberare la
societa' da vincoli e freni per favorire il dispiegarsi delle potenzialita'
proprie di una societa' libera,
non posso, tuttavia, rinunciare a dirvi che lo strumento referendario
mostra, proprio in questa prospettiva e in questa impresa, tutti i suoi
limiti.
Non vi e' dubbio infatti che per costruire una nuova societa' piu' libera e
piu' capace di rispettare il diritto dei cittadini a vivere in un'eguale
condizione di liberta', occorra costruire un nuovo soggetto politico.
Questa prospettiva infatti, per le sue stesse ambizioni, non puo' essere
rimessa tutta e soltanto alle consultazioni referendarie, di per se'
necessariamente episodiche, ma deve poter poggiare sulla costante
attivita' di un nuovo0 soggetto politico, capace di assicurare lo sviluppo e
la costruzione nel tempo del processo di trasformazione sociale e
istituzionale necessario.
E aggiungo che quello di cui c'e' bisogno non e' un soggetto per sua
natura dominato dalla tentazione della minoranza e della lotta
entusiasmante ma quasi necessariamente costantemente minoritaria.
Occorre, al contrario, costruire un soggetto forte, capace di raccogliere
intorno a se', attraverso un impegno continuo e una presenza costante
sul panorama politico e istituzionale del Paese, il consenso della
maggioranza dei nostri concittadini.
Lo stesso rinnovamento della politica, per il quale noi tutti combattiamo
da ormai molti anni non puo' avvenire se non in un contesto capace di
assicurare anche in Italia quella democrazia bipolare a vocazione
bipartitica, fondata sull'investitura diretta dell'Esecutivo e sulla reale
capacita' di garantire agli elettori di poter decidere direttamente e
immediatamente chi li debba governare che costituisce la grande lezione
della democrazia americana.
Una lezione questa alla quale noi ci ispiriamo nel nostro stesso nome e
che sappiamo di condividere con voi. Una tradizione che ci spinge a
batterci ogni giorno per costruire nel nostro Paese una democrazia forte,
radicata nei grandi valori europei ma capace di prendere dalla lezione
americana quello che di piu' forte c'e' in essa: il rispetto profondo per i
cittadini e per il loro diritto di vivere nella liberta' e di decidere davvero essi
stessi delle loro sorti e dei destini della loro comunita'.
Noi siamo convinti che questa democrazia che vogliamo debba essere
costruita attraverso una battaglia irrinunciabile per imporre alla nostra
societa' e alle nostre istituzioni l'accettazione e il rispetto delle regole di
un'autentica e forte democrazia bipolare.
Siamo convinti anche, pero', che non basti guardare alle regole e battersi
per esse. Occorre anche tenere comportamenti e prassi politiche
coerenti con gli obiettivi che si perseguono.
Ed e' qui, cari amici, che le nostre posizioni e le nostre valutazioni piu' si
allontanano dalle vostre o comunque dai vostri comportamenti piu' recenti.
Noi ci chiediamo infatti come voi possiate non vedere che nelle vostre
posizioni di questi ultimi giorni va emergendo una ritornante vocazione
alla minoranza e la pratica di posizioni terzaforziste che sono
oggettivamente l'opposto di una sana e praticata democrazia bipolare.
Noi ci chiediamo come voi possiate non interrogarvi sulla
spregiudicatezza che sembra caratterizzare le vostre posizioni quando
voi rivendicate, persino orgogliosamente, di potere passare senza
contraddizioni dall'uno all'altro campo dello schieramento politico a
seconda delle posizioni che assumono verso di voi e verso le vostre
tematiche gli altri soggetti politici.
Lo dico con amicizia ma anche con grande franchezza.
I vostri comportamenti ci lasciano perplessi e spesso interdetti.
Noi che comprendiamo bene l'anelito di liberta' che sottosta' ai vostri
referendum sociali e che condividiamo in larga misura la vostra tensione
verso una societa' piu' libera, che per noi deve essere pero' anche piu'
giusta; noi che come voi vogliamo una societa' liberata dal dirigismo e dal
vincolismo anche se per noi la liberta' e' tale solo se e' liberta' davvero
eguale per tutti.; noi non possiamo non chiedervi: ma davvero voi
pensavate di poter raggiungere questi obietti alleandovi con chi oggi in
Italia detiene una posizione oligopolista nel campo dell'informazione e dei
media? Davvero pensavate di poter sviluppare il vostro progetto alleandovi
con chi ha fatto e continua a fare della visione del corporativismo sociale
la sua bandiera? Con chi ha chiamato a raccolta i cittadini sotto le
insegne del gretto egoismo localistico, dimentico di ogni visione di
lungimirante valorizzazione della liberta' e delle differenze?.
Queste domande io ve le pongo a nome di un Movimento come i
Democratici che pur avendo punti di riferimento assai vicini ai vostri ha
fatto consapevolmente una scelta assai diversa, convinti come siamo
che solo nel campo del centrosinistra vi siamo oggi in Italia le condizioni
per promuovere quella battaglia di liberalizzazione della nostra societa'
nella giustizia e nel rispetto di tutti che cogliamo spesso essere anche
dentro la vostra generoso proposta.
Noi sappiamo bene che anche nel Centrosinistra hanno albergato nel
passato e tuttora sono presenti le culture del dirigismo, dello statalismo,
dell'organicismo che, radicate profondamente nel passato europeo,
costituiscono tuttora il freno maggiore al libero dispiegarsi delle grandi
possibilita' delle nostre societa' contemporanee.
Noi sappiamo tutto questo, cari amici radicali.Ma sappiamo anche che
nel centrosinistra vi e' stata in questi anni e vi e' tuttora una grande
tensione al cambiamento, all'innovazione, all'apertura verso il nuovo,
all'accettazione consapevole delle grandi sfide che la modernita' ci pone.
Per questo noi combattiamo in questo campo. Per questo noi, mentre vi
chiediamo perche' e come voi avete potuto pensare di porvi nel campo
opposto, vi chiediamo oggi di riflettere con attenzione prima di assumere
dannose e contraddittorie posizioni terzaforziste.
Amici radicali, noi sappiamo che molte cose ci differenziano e che per
molti aspetti il vostro liberalismo radicale non e' conciliabile col nostro
liberalismo solidale e col nostro anelito a una societa' non solo piu' libera
ma anche piu' giusta e piu' rispettosa delle nostre grandi tradizioni.
E tuttavia, amici radicali, noi, noi Democratici, i piu' capaci oggi, credo,
di comprendere e condividere le vostre tensioni ideali, vi diciamo:
riflettiamo, discutiamo, ragioniamo sulla realta' in cui tutti ci muoviamo e
ci impegniamo.
Noi ci auguriamo che al termine di questa nostra comune riflessione
anche voi vediate quello che noi vediamo con grande chiarezza: che il
vostro posto e' dalla stessa nostra parte per combattere insieme,
ciascuno nelle sue distinte differenze e peculiarita' le nostre comuni
battaglie per dare all'Italia un futuro migliore.
Roma, 3 marzo 2000
Arturo Parisi
Presidente de i DEMOCRATICI
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