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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 10 marzo 2000
"Il biellese" 10 marzo 2000

Siamo in una situazione paradossale: quando riusciamo a disporre di uno dei soggetti cui la legge riconosce la 'funzione civile' di autenticatore- cancellieri dei tribunali e soprattutto eletti negli enti locali, consiglieri, assessori - i cittadini firmano volentieri, alcuni entusiasticamente. Ma spesso - e questo é il punto- la raccolta firme si blocca per intere giornate perchéé non disponendo come gli altri partiti di consiglieri comunali e provinciali, non abbiamo autenticatori disponibili. A oggi, abbiamo raccolto in Piemonte, nonostante tutto, 7753 delle 9750 firme necessarie alla presentazione della mia candidatura. Ma le firme vanno raccolte provincia per provincia, e a Biella, per le ragioni che dicevo, siamo in grande difficoltà. Abbiamo raccolto solo 600 delle 1000 firme necessarie. Bisogna fare in fretta. Chi vuole che io sia presente alle elezioni regionali, deve sottoscrivere la mia candidatura venerdi' e sabato pomeriggio, al tavolo che faremo in Via Italia davanti al Municipio, o domenica a

quello che terremo per tutto il giorno al Carnevale del Piazzo.

- Dopo il fallimento dell'accordo con il Polo, qualcuno ha interpretato il dibattito della vostra convention come un'apertura al centro-sinistra. Non temete che possa apparire come un segno di scarsa coerenza politica ?

Abbiamo invitato alla nostra Convention i leaders del centrodestra e del centrosinistra. E' venuto solo Veltroni, a spiegare che sono piu' le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. Ho risposto, nella stessa mattinata, che "un abisso ci divide dai due Poli", che consideriamo entrambi illiberali e conservatori. E ho aggiunto che ci consideriamo un'alternativa, la sola, a questa destra e a questa sinistra. Insomma: piuttosto che allearci a uno dei due Poli e rinunciare al nostro programma - la rivoluzione liberale - noi preferiamo tenerci il programma e rinunciare ai due Poli. A me sembra il massimo della coerenza.

- Il mondo cattolico ha assistito con un po' di sconcerto a recenti sortite polemiche da parte di Pannella. In Piemonte sono parecchi gli elettori che traggono dal cattolicesimo i riferimenti per le loro scelte. Con quali argomenti si rivolgerà a loro ?

Sono stati i due orfanelli democristiani Casini e Buttiglione insieme ai leghisti di Bossi, spaventati di perdere i loro piccoli feudi, a tirar fuori, del tutto pretestuosamente, la tesi secondo cui una nostra alleanza con il Polo avrebbe messo in pericolo i "valori cristiani". L'appello ha risvegliato l'anima nera e clericale di An, che prima si é entusiasmata ascoltando l'incivile "chiamata alle armi" di don Gelmini contro i musulmani, e ora - per bocca di Gianfranco Fini - minaccia di riaprire la questione dell'aborto, per mettere fuori legge l'interruzione volontaria della gravidanza. Anche Forza Italia impugnerà la spada e la croce ? Noi non facciamo sortite polemiche: ma se qualcuno intende rimettere in discussione il principio della laicità dello Stato, ci batteremo con tutte le nostre energie.

- Candidata per la presidenza del Piemonte. Con quale progetto per questa regione ?

Come pensa sia stata amministrata, finora, la Regione ?

Mettiamo che lei vinca le elezioni. Qual è la lista delle priorità di Emma Bonino per il Piemonte ?

" Regione Piemonte, spirito europeo ". Ma per molte province piemontesi (Biella in testa) l'Europa è fisicamente ancora molto lontana per mancanza di collegamenti rapidi. Strade o ferrovie nei suoi progetti ? O entrambi ?

Io mi candido alla presidenza del Piemonte per avere la possibilità di mettere mano di persona alla prima fase della rivoluzione liberale e federalista di cui l'Italia ha bisogno. Il mio programma di governo ruota attorno a una sola priorità, la riforma istituzionale, da realizzare insieme ad un consiglio che avrà, com'é noto, poteri costituenti. Io mi battero', come ho dimostrato di saper fare, per un Piemonte Stato-regione, con due partiti invece di quaranta, in grado di progredire a ritmi "europei". Per fare questo intendo riaffermare l'elezione diretta del presidente, approvare una legge elettorale che preveda il maggioritario secco anche per la scelta dei consiglieri, creare gli strumenti di democrazia diretta che consentano ai piemontesi di decidere da soli - come fanno gli svizzeri - su tutte le questioni (regionali, provinciali, comunali) che avendo una dimensione locale debbono essere sottratte alle sabbie mobili della politica romana. Ecco il mio programma. Quanto ai problemi pratici, il Piemonte n

on manca di buoni amministratori: attivando istituzioni più efficienti, guidate e insieme controllate dall'esercizio costante della democrazia diretta, sarà più facile anche fare scelte e applicarle.

-Si fa un gran parlare del matrimonio tra Fiat e Chrisler. Un'alleanza che potrebbe portare alla chiusura di importanti stabilimenti piemontesi. Qualè la sua posizione ?

Non so davvero prevedere che conseguenze un "matrimonio americano" della Fiat potrebbe avere sull'economia regionale. Ma non dimenticherei che da oltre vent'anni la strategia della Fiat, in quanto grande azienda nazionale e internazionale, privilegia gli investimenti industriali nelle regioni italiane (Melfi) o straniere (Polonia, Brasile) dove minore é il costo del lavoro e dove più ampi sono i Iargini di flessibilità contrattabili. A dimostrazione di quanto fossero indovinati e necessari, anche per il Piemonte, i nostri referendum sul mercato del lavoro.

- Biella, nel panorama industriale piemontese, che ruota intorno al pianeta Fiat, rappresenta una sorta di isola orientata sul tessile. Quali politiche di sviluppo immagina per i distretti industriali ?

Le politiche di settore e di area, pur avendo avuto qualche risultato positivo, sono sfociate in una politica di distribuzione "a pioggia" di sussidi troppo limitati per avere impatto sulle singole imprese. Un'alternativa ragionevole sembrerebbe concentrarsi su interventi regionali di due tipi: potenziare le infrastrutture e incentivare il superamento della piccola dimensione aziendale, che frena lo sviluppo. Per fortuna dal Biellese in particolare, e più in generale dai distretti industriali periferici, rispetto al centro torinese, emerge una forte vocazione all'innovazione e alla flessibilità, riguardo al mercato del lavoro ma anche riguardo alle strategie industriali.

- Cosa pensa delle Olimpiadi invernali del 2006 a Torino ?

Bisogna scegliere. Se seguiamo il modello Barcellona '92, con un forte impegno pubblico sul fronte di infrastrutture preziose per la città e una gestione affidata il più possibile ai privati, le Olimpiadi saranno una grande occasione. Ma se il modello dovesse essere quello mostruosamente burocratico di Mosca '80 ci troveremmo con Stato, Regione e Comune torinese a gestire tutto, pagare tutto, lucrare su tutto e...perdere su tutto. Da che parte andiamo? Il fatto che il "dibattito politico" sia incentrato per il momento sui nomi da inserire nel Comitato Promotore non é incoraggiante.

- In questa pagina elettorale non mancherà chi le rinfaccerà il suo antiproibizionismo.

A chi mi rinfaccia l'antiproibizionismo ricordo che finora le politiche proibizioniste non hanno ridotto né la piaga sociale della droga ne' le dimensioni della criminalitá - grande e piccola - che il traffico illegale di droga provoca. Noi non vogliamo liberalizzare ma "legalizzare" la droga, vogliamo ricondurre questo "vizio" (non sono vizi anche il tabacco e l'alcool?) nell'alveo e sotto il controllo di leggi semplici e applicabili. Bisogna a tutti i costi tagliare il cordone che collega la tossicodipendenza (che é una piaga sociale come il tabagismo e l'alcolismo) a quel vasto e pericoloso fenomeno criminale che é la "narcoeconomia".

- Quali sono i suoi rapporti con Biella, che alle ultime elezioni europee le ha dato un consenso altissimo ?

Berlusconi dice che ho preso molti voti da chi mi ha percepito come "vicina a Forza Italia". I biellesi che conosco sono gente che ama ragionare con la propria testa e non con quella degli "uomini del destino". Sono convinta che, come gli altri piemontesi, hanno capito fin dalle europee che noi radicali siamo l'unico vero partito di ispirazione liberale e liberista sul mercato della politica. E voteranno di conseguenza.

- Il biellese tessile ha forti tradizioni sindacali. Non pensa che i referendum promossi dai radicali possano averle rosicchiato un po' di consenso ?

I disoccupati e i giovani in cerca di primo lavoro (cosí come i piccoli e medi imprenditori che vorrebbero poter assumere senza contrarre matrimoni indissolubili) sanno che i nostri referendum hanno come obiettivo quello di dinamizzare, liberalizzandolo, il mercato del lavoro. Di moltiplicare le assunzioni, non i licenziamenti. Come hanno fatto Gran Bretagna e Olanda, dove sono al potere partiti di sinistra e leader che vengono dal sindacato. Ma i sindacati italiani, per la loro storia, per il potere politico del tutto anomalo che si sono visti attribuire, perché obbligati a difendere gli interessi dei loro iscritti a scapito di giovani e disoccupati, sono un ostacolo obiettivo sulla strada della modernizzazione della societá italiana.

- A fronte di una situazione economica di primo piano Biella vive un disagio, giovanile e non, che ha indicatori preoccupanti. Quali sono le sue strategie ?

A differenza degli altri candidati non mi illudo, né voglio illudere gli elettori, sulla capacità della politica di rispondere a problemi come quello di "dare un senso alla vita". La politica non puo' garantire la felicità dei cittadini. Cio' che le spetta fare é governare la società, facilitare, regolare. Non "fare" al posto della società. Diffido delle cosiddette politiche giovanili, che si risolvono nella costituzione di una burocrazia "addetta ai giovani". Aiuteremo i giovani se riusciremo a rimuovere gli ostacoli burocratici, amministrativi, corporativi che impediscono a loro di integrarsi nel processo di sviluppo e alla società italiana di modernizzarsi.

- Qual è la sua opinione di Enzo Ghigo e di Livia Turco ?

Rappresentano due variabili elettorali di uno stesso schema di gestione politico-istituzionale, fallito sul piano nazionale e riproposto acriticamente al Piemonte. I loro programmi sono gemelli: non vi si parla di privatizzazioni ma di concertazione (si', anche Ghigo), vogliono una Regione "statalista", invadente rispetto ai cittadini e alle loro libertà. Io rappresento un'alternativa ad entrambi perché propongo un federalismo presidenzialista e bi-partitico, una Regione-Stato all'americana. E penso a una Regione tutt'altro che invadente, che lasci piemontesi liberi di fare, intraprendere, decidere: che apra porte e finestre alle idee nuove e agli stimoli che ci giungono dalle regioni più dinamiche d'Europa.

 
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