Referendum: Cofferati difende il vecchio, noi costruiamo il nuovo.Roma, 14 marzo 2000
Le parole del presidente della Consob Luigi Spaventa sono importanti. Lo Statuto dei Lavoratori rappresenta un caso esemplare di eterogenesi dei fini: pensato quarant'anni fa e scritto trent'anni fa per la difesa del lavoro e dei lavoratori - così si disse - rappresenta oggi nei fatti un ostacolo alla crescita delle aziende e dell'occupazione regolare. Non solo, come evidenziato da ultimo in un recente studio di Banca d'Italia, le rigidità del mercato del lavoro incentrate sullo Statuto ostacolano la crescita economica italiana.
Il referendum sulla disciplina del reintegro rappresenterà una battaglia di modernità. Da una parte le oligarchie sindacali e post comuniste schierate a difesa dell'illusione del posto fisso, dall'altra le forze innovatrici intenzionate a liberare l'economia italiana dai vincoli che oggi penalizzano le imprese e il lavoro, producendo scarsa crescita e disoccupazione.
Alla stanca e demagogica giaculatoria che Cofferati ripete da mesi sui rischi del referendum, rispondo che i quattro milioni di lavoratori italiani "tutelati" dall'art.18 non hanno nulla da temere dall'abrogazione del reintegro, mentre i lavoratori più deboli -le giovani disoccupate del sud, ad esempio - potranno avere dalla flessibilità del mercato del lavoro occasione di emancipazione dall'assistenzialismo e dalla povertà.
Cofferati vende l'illusione di "garanzie" che nessuno può dare, tanto meno lui, noi vogliamo concretamente lavorare perché l'Italia guadagni competitività, grazie a poche e nuove regole che consentano di sfruttare le occasioni della new economy. Il leader della CGIL - che per il "suo" sindacato già ha introdotto la "barbarie" del mancato reintegro - difende il vecchio e declinante ordine economico, noi, con l'aiuto dei cittadini nel referendum, costruiremo quello nuovo.