ho ascoltato dalle frequenze di radio radicale il confronto fra Marco Pannella
e Vincenzo Caianiello e sono rimasto piuttosto perplesso da alcune cose dette
da Marco.
Premetto che sono assolutamente d'accordo sulla necessita' e opportunita' che
la magistratura indaghi sulla procedura della raccolta delle firme.
Quello su cui voglio dire la mia riguarda invece l'argomento usato da Marco
per tentare di "convincere" Caianiello. Fossi stato in Caianiello mi sarei
comportato in modo forse diverso, non mi sarei "tirato fuori" in modo cosi'
smaccato, pero' la risposta che Caianiello ha dato a Marco mi sembra la piu'
razionale e a mio parere quella che meglio ricomprende le nostre posizioni
"storiche" sul tema giustizia.
Quella che mi ha lasciato perplesso e' la tesi di Marco per cui siccome e'
praticamente impossibile che le firme siano state raccolte nella legalita',
spetta a chi ha raccolto quelle firme il dimostrare come ha fatto senza
violare la legge.
Questa tesi stravolge uno dei cardini su cui si basa (o dovrebbe basarsi) il
nostro sistema giuridico, e cioe' che l'onere della prova spetta all'accusa.
Infatti non sono per nulla convinto che il "fatto" che gli accordi per le
liste siano stati chiusi poche ore prima della scadenza dei termini per la
presentazione delle liste e delle sottoscrizioni divenga automaticamente
"prova" di una illegalita' consumata. Al massimo e' un indizio. Che certo non
esime la magistratura dall'obbligo di indagare, ma non per questo puo' di per
se' divenire prova positiva, come giustamente ha detto Caianiello.
Faccio un esempio paradossale: siccome la probabilita' di sopravvivenza
dell'area radicale nei decenni e' sempre stata molto bassa, e sempre presente
e continuo e' il rischio spesso drammatico di chiusura della "baracca", invece
di valutare positivamente l'attivita' di chi ha saputo trovare di volta in
volta le soluzioni migliori o possibili, il "fatto" della estrema
improbabilita' dell'essere riusciti a reggere potrebbe, secondo la tesi di
Marco, diventare di per se' "prova" di non so quali attivita' illegali e
spetterebbe a noi provare il contrario, e cioe' che tutto si e' svolto nella
legalita'. Sono del tutto convinto che se un giorno un magistrato dovesse
muovere queste accuse saremmo i primi a dirgli che e' lui a dover provare
fatti specifici e specifiche azioni illecite.
Evidentemente non voglio dire che occorre valutare positivamente l'abilita' di
quelli che dicono di aver raccolto le firme in pochissime ore. Penso pero' che
le necessarie e opportune indagini debbano concretizzarsi su fatti specifici,
come diceva Caianiello.
Infatti, anche se del tutto teoricamente, e' "possibile" che le firme siano
state raccolte regolarmente. E senza il grande "evento" del raccogliere in un
edificio i 2000 e passa firmatari. Ad esempio con un numero congruo di
consiglieri comunali e provinciali (da 50 a 100) e una buona organizzazione
(archivio efficiente e call center piramidale) piccoli gruppetti di firmatari
preallertati di 10 persone per volta possono completare l'operazione in
pochissime ore.
Il "fatto" che questa operazione sia pero' di tutta evidenza molto
"improbabile" dovrebbe far muovere la magistratura con procedure di controllo
tutto sommato semplici ma su cui non si possono certo riporre grandi speranze
di successo, come ad esempio la convocazione dei firmatari (come testimoni) e
degli autenticatori (come indagati) e il loro interrogatorio, magari
accompagnato dall'acquisizione di agende e altri documenti tendenti a provare
dove una certa persona era in un certo periodo di tempo, e sperando che
emergano contraddizioni e "pentimenti".
Fare o pretendere piu' di questo significa davvero cadere nei "teoremi" e
nella logica delle colpe "oggettive".
John
--- MMMR v4.80reg * Gutta cavat lapidem