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Partito Radicale Rinascimento - 30 marzo 2000
PANNELLA A D'ALEMA: SU INTELLETTUALI E POLITICA RESTI TOGLIATTIANO
La lezione civile di Pasolini e Sciascia. La sinistra di potere come i clericali

Roma, 30 Marzo 2000

Quello che segue è il testo dell'intervento di Marco Pannella pubblicato oggi su "Il Tempo":

L'appello all'intellettuale ignoto di Massimo D'Alema è patetico: la tradizione tutta togliattiana (lasciamo stare Gramsci) degli intellettuali organici ha contribuito possentemente a screditare e a far scomparire la politica come cultura e la cultura come politica, per ridurre il tutto ai due sociologismi tipici dell'agonizzante ancien regime italiano: il "mondo della cultura" e il "mondo della politica", cioè due sottomondi del potere italiano, assieme al "mondo della produzione" e al "mondo del lavoro".

Non sono certo due casi particolari, ma sono due casi esemplari e rappresentativi, quelli di Pier Paolo Pasolini degli "Scritti corsari" e delle "Lettere luterane", delle sue campagne sul "Corriere della sera", e di Leonardo Sciascia, entrambi intellettuali e "politici" (non di mestiere e potere) così amici, compagni, sostenitori del Partito Radicale e delle sue battaglie, entrambi scrittori civili e perciò massacrati dalla "politica" come mondo e dalla stessa "cultura" come mondo.

La verità è che la sinistra di potere italiana, con la sua tradizione trasformista, dal 1876 in poi, quasi senza soluzione di continuità, ha di fatto preso la successione del potere e della funzione clericale contro la cultura e la libertà dell'intellettuale.

Che un italiano come Bruno Leoni, ad esempio, edito in tante lingue, riconosciuto maestro in tanti ambienti anche ufficiali della cultura anglosassone, e "stranieri" come Popper, come Von Hayek, non siano stati nemmeno pubblicati, in Italia, per decenni, mentre in tutto il mondo venivano studiati e discussi come maestri e capiscuola; che, per quasi mezzo secolo, Ernesto Rossi, ma anche Gaetano Salvemini, abbiano potuto esprimersi solamente nel "ghetto" radicale, mentre la loro conoscenza era invece preclusa all'Italia, salvo il metodo tutto stalinista e clericale di "recuperarne" la memoria per meglio continuare a tradirli e omologarli; tutto questo spiega ampiamente il "perché" di quel che D'Alema sembra ritenere una mancanza grave per la vita civile italiana.

D'altra parte, con i radicali, la politica è stata cultura, e la "cultura", cioè in questo caso alcuni intellettuali, sono stati politica. Quando Berlusconi consiglia o ordina al suo personale di azienda politica: "Se vi interrogano su divorzio, aborto, diritti civili, non rispondete", divagate, schivate la domanda, perché gli italiani sono d'accordo con i radicali, non fa che, empiricamente, raggiungere anche in questo la tradizione della sinistra di potere, non liberale, non libertaria, non liberalsocialista. E, nello stesso modo e per le stesse ragioni, proprio come un candidato berlusconiano, ogni leader della sinistra attuale evita di parlare dei e con i radicali, di quei temi, della droga, del liberismo, e di molto altro.

 
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