Intervista al candidato presidente dell'Emilia Romagna per la Lista BoninoLibertà, 26 marzo 2000
Cronaca piacentina
REGIONI COME NEGLI USA
Stanzani: saranno il mezzo del cambiamento
I radicali sono convinti di poter giocare le loro carte anche nella corsa per le Regionali dell'Emilia Romagna. A dirlo è Sergio Stanzani, candidato della lista Bonino alla presidenza della nostra Regione, ieri a Piacenza per un "incontro lampo" con i radicali piacentini. Ricordiamo che Stanzani è uno dei leader storici del partito, che ha fondato, dopo essere uscito dal PLI, insieme a Marco Pannella. Già partigiano durante l'ultima guerra, poi presidente dell'Unione giovani universitari, ha lavorato per 25 anni come ingegnere prima nel settore chimico e poi in quello meccanico, lasciando la direzione centrale di Finmeccanica nel '79 per entrare in Parlamento, come componente della piccola pattuglia dei quattro radicali allora eletti.
D. Perché i radicali sempre poco propensi a partecipare a elezioni amministrative, questa volta sono scesi in campo?
"Il nostro impegno forte e determinato in queste elezioni è dovuto a un fatto: si sta configurando l'istituzione regionale che ci vuole per alimentare il processo di rinnovamento. Oggi possiamo e dobbiamo fare delle Regioni uno strumento di cambiamento del Paese, assegnando loro poteri che fino ad ora sono stati statali. Non avrei mai voluto fare il presidente di una delle attuali Regioni, ma sono pronto a guidare una delle nuove Regioni. E forse potrei farlo meglio rispetto agli attuali presidenti.
D. Qual è il suo modello di Regione?
"Federalista, ma intendendo per federalismo non quello di Bossi, che in realtà è un nazionalismo. Sono convinto che uno Stato nazionale occorra, ma non quello che l'Italia ha avuto negli ultimi 50 anni, che ha avuto si degli effetti positivi, ma ci ha lasciato in eredità un enorme debito pubblico, con il quale dobbiamo ancora oggi fare i conti. Vorrei poi una Regione sul modello americano, con dei consiglieri-deputati legati al territorio ed eletti con il voto uninominale".
D. Qualcuno dice però che con l'uninominale puro c'è il rischio di avere Regioni monocolori, senza spazio per l'opposizione.
"E' una stupidaggine. Il sistema uninominale esiste già dalle elezioni parlamentari e in Emilia sono stati ugualmente eletti deputati e senatori di opposizione. Ci sarebbero solo maggioranze più stabili. E poi, quando ci sono le idee, si può fare opposizione anche in pochi.
D. Qual è l'obiettivo che vi proponete di raggiungere in queste elezioni?
"Senz'altro un buon risultato. La Lista Bonino è data in crescita, e la dimostrazione di questo è data anche dalla chiusura totale che c'è stata nei nostri confronti da parte di alcuni organi di informazione, spaventati dal fatto che potremmo prendere voti non solo dall'elettorato di destra, ma anche da quello di sinistra."
D. Che cosa pensa dei suoi avversari, Errani e Canè?
"Il loro confronto è inconsistente come in passato era quello della DC con il PCI. Tra di loro ci sono rapporti idilliaci, entrambi sono s'accordo contro il nostro referendum sui licenziamenti. Questo è frutto di una mentalità centralista, corporativa, concertativa, conservativa. Non è vero che noi siamo contro i sindacati. Lo statuto dei lavoratori, quando è stato fatto, ha rappresentato una conquista. Ma siamo contro questi sindacati, che oggi sono uno strumento di conservazione".
D. Perché è fallito l'accordo con Berlusconi?
"Nel '94 sono stato felice di cogliere l'opportunità che ci aveva offerto Berlusconi ed ho fatto una legislatura come vicepresidente di Forza Italia al Senato. Ora sono state le scelte di Berlusconi ad impedire un nuovo accordo. Vuole vincere ad ogni costo, indipendentemente dalle idee, dalle prospettive e dai progetti. Noi siamo convinti del contrario".