Mi dispiace che Emma Bonino, con la quale ho condiviso oltre 15 anni di lotte radicali e referendarie, abbia scelto di rispondere con sprezzante livore al mio appello per Tarantino consigliere e Biasotti presidente. E che dopo un'intera giornata di riflessione abbia usato la tecnica dell'insulto per ribattere ad un ragionamento politico pacato nei toni. Evidentemente non riesce a opporre argomenti alla mia tesi (che guarda esclusivamente alla Liguria, al regime cattocomunista che la governa da decenni e alle caratteristiche dei vari candidati in lizza): il voto per Tarantino presidente č solo utile a garantire la rielezione di Mori ed č perfettamente inutile allo stesso Tarantino per diventare consigliere. Che provi a smentirmi.
Emma sostiene inoltre - e con sufficienza - che rappresento solo me stesso. Sono d'accordo, ci mancherebbe: per i liguri non posso che rappresentare la mia storia politica personale, le mie battaglie, il mio impegno nelle istituzioni, il ruolo che ho ricoperto a livello nazionale in momenti difficili ed esaltanti della storia radicale. Forse anche lei ritiene che per poter esprimere un'opinione politica non basti essere un semplice cittadino, che si debba per forza essere un politico di professione o un burocrate di partito? Sarebbe una ben triste scoperta.
PS
A sostenere Sandro Biasotti vi sono anche Sergio Castellaneta e i militanti di Liguria Nuova (tra i quali Marco Fallabrini, radicale storico), che in Liguria raccolsero autonomamente migliaia di firme a favore di tutti e 20 i nostri referendum. Mentre non ricordo un solo candidato o partito a sostegno di Mori che abbia raccolto una solo firma (tantomeno la propria) a favore delle nostre proposte. Ma questi forse sono dettagli: in queste ore il richiamo all'etnia radicale deve prendere comunque il sopravvento.