Conferenza Rivoluzione liberale |
Vernaglione Piero
- 21 aprile 2000
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Noto che, nel dibattito all'assemblea radicale, non è stata espressa nessuna opzione, anche di lungo periodo, a favore di una ripresa di dialogo con il Polo. A chi ha proposto rapporti privilegiati con la sinistra (tu quoque, Daniele?), Benedetto ha opportunamente illustrato le ragioni contrarie; ma anche lui, nella pars construens, ha suggerito di "navigare a vista"; parlando addirittura di "diversità antropologica" rispetto al centro-destra. Ora, è evidente che: 1) dopo le regionali il soggetto radicale non ha alcuna forza politica per contrattare un accordo; 2) non sarebbe nemmeno dignitoso farlo; 3) vi è probabilmente anche un profondo deterioramento dei rapporti personali fra Pannella-Bonino e Berlusconi. Tuttavia se, sui temi economici, il linguaggio e i contenuti di Tremonti, confrontati con quelli di Cofferati, sono più affini a quelli dei radicali; se si ammette che la base sociale di riferimento della rivoluzione liberista è quella che si orienta verso il centro-destra; se è evidente il fallimento |
definitivo dell'ipotesi di terzo polo; allora sarebbe auspicabile, in vista del 2001, non escludere completamente di guardare in quella direzione. (Quanto alla alterità del Polo sui diritti civili, che induce molti radicali a non voler avere più nulla a che fare con quel fronte: ma siete così sicuri che, al di là dell'abbaiare, disponendo della maggioranza parlamentare, il centro-destra impegnerebbe le sue energie per cancellare l'aborto e il divorzio, riscrivere il diritto di famiglia ecc.? Io non ne sono convinto. E sulla legge elettorale, il proporzionalismo di Berlusconi può non essere un elemento ostativo dal momento che esiste un referendum che consente di acquisire il maggioritario scavalcando le mediazioni partitiche). |
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