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Conferenza Rivoluzione liberale
Fischetti John - 25 aprile 2000
voto elettronico

tratto da "la stampa" del 24 aprile 2000

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Sentenza storica: parte l'era della "e-democracy" Via libera al voto online

negli Stati Uniti

di Giovanni Padula

Un giudice dell'Arizona ha respinto una richiesta di ingiunzione per bloccare

le prime elezioni online con voto valido organizzate nella storia degli Stati

Uniti. Le elezioni, quindi si terranno come previsto. La decisione non era

affatto scontata ed è arrivata come il classico sasso nello stagno. Lo stagno

è quello della democrazia elettronica e, occhi aperti, grazie al sasso

potrebbe ora diventare un mare. La posta in gioco sono le altre 512.999

contese elettorali pubbliche che ogni anno si svolgono negli Stati Uniti. E

ovviamente anche l'Europa, dove il rapido sviluppo dell'Internet toccherà

presto la e-democracy, non può rimanere insensibile al problema.

Antefatto: il partito democratico dell'Arizona ha di recente deciso di

affidare le primarie previste per l'11 marzo anche al voto online, dando la

possibilità agli elettori di esprimere le loro preferenza per Gore, Bradley o

un altro dei candidati anche attraverso Internet. Seduti a casa davanti a un

computer senza doversi necessariamente recare ai seggi. Un passo storico

perchè, a differenza di una contesa elettorale online da poco tenuta in

Alaska, il voto elettronico in Arizona è da ritenersi valido a tutti gli

effetti per il risultato finale. L'organizzazione della contesa elettorale

online è stata affidata in gestione a un sito che si occupa di democrazia e

voto elettronico, Election.com (www.election.com).

Tuttavia poche settimane fa un'organizzazione per la difesa dei diritti civili

ha impugnato questa decisione, chiedendo il blocco delle elezioni online e

puntando l'indice contro il rischio di una emarginazione delle fasce più

povere della popolazione dell'Arizona (vi sono anche alcune riserve indiane

nello Stato). Secondo il Voting Integrity Project (www.voting-integrity.org)

il risultato elettorale potrebbe essere gravemente distorto dal fatto che

l'accesso a Internet è molto scarso attualmente all'interno di queste fasce di

individui.

Esito: ieri sera è arrivata la decisione del giudice Paul G. Rosenblatt che a

ben vedere, pur dando il via libera alle elezioni online, sottolinea alcuni

motivi di preoccupazione. Rosenblatt ritiene che i seggi fisici allestiti per

la popolazione più povera che vive dispersa sul territorio, come gli indiani

delle riserve, siano sufficenti e in posizione tale da garantire il loro

diritto ad esprimere il voto. Chi sceglie di votare nei seggi, per le primarie

democratiche dell'Arizona, potrà farlo solo l'11 marzo. Chi invece sceglie di

partecipare alle elezioni tramite il computer potrà votare a sua scelta in uno

dei giorni compresi tra il sette e l'undici marzo.

Il giudice tuttavia, nel repingere la richiesta di ingiunzione, non ha

cancellato i dubbi contenuti nella causa aperta dal Voting Integrity Project

(VIP) e ha riconosciuto soprattutto due cose: che ci sono motivi sufficenti

per ritenere che le elezioni online possano provocare un "digital divide", una

frattura digitale tra chi è connesso alla rete e chi invece non lo è.

Soprattutto le minoranze etniche potrebbero risentire di questo aumento della

distanza dai luoghi critici dove si svolge il processo elettorale. Inoltre per

Rosenblatt non è ancora sufficentemente chiaro in che misura la democrazia

elettronica tuteli la correttezza dell'intero processo elettorale, dal

rispetto della privacy al rischio di frode. Ma il giudice non era chiamato ad

emettere una sentenza su questi elementi. Che rimangono aperti. "Il giudice ha

puntato la pistola ma non ha poi premuto il grilletto", ha detto delusa

Deborah Phillips, presidente del VIP.

Le potenzialità della democrazia elettronica rimangono comunque enormi.

Quaranta anni fa negli Stati Uniti due terzi della popolazione con diritto di

voto partecipava alle elezioni presidenziali (le primarie hanno avuto sempre

un'affluenza inferiore). Oggi però questa percentuale è scesa sotto il 50%.

Secondo alcuni esperti il voto elettronico potrebbe riavvicinare soprattutto i

giovani al processo elettorale: un recente sondaggio ha indicato che il 71%

dei giovani intervistati tra i 18 e i 27 anni sono pronti a inviare il proprio

voto tramite Internet. Tra pochi giorni ne sapremo qualcosa di più. Per ora

limitiamoci a considerare che grazie alla rete c'e la possibilità si far

risalire la domanda di democrazia dopo decenni di calo di tensione sia negli

Stati Uniti che in Europa. Un'attenzione particolare andrà in effetti dedicata

ai pericoli di aumento della "disuguaglianza", alla tutela dei diritti, alla

sicurezza del voto online e al rischio di frodi elettorali.

Ma una cosa è certa, tra le tante "e" che ci siamo abituati a veder inserire

in apertura di parola (e-mail, e-commerce, e-business) quella davanti a

democracy non suonerà poi tanto male. Un inglesismo in più, ma forse ne vale

la pena.

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tratto da "la stampa" del 24 aprile 2000

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Uno dei padri delle elezioni online spiega l'esperimento

Votare da casa fa bene alla democrazia

L'Arizona prova l'urna-Internet

di Giovanni Padula

La ricetta è americana al 100%: promuovere la democrazia senza rinunciare a

far soldi.

Election.com, il sito americano che sta curando le prime elezioni online con

voto valido nella storia degli Stati Uniti, ha un obiettivo mica da ridere:

far aumentare le elezioni pubbliche tenute sul proprio spazio Internet da 1 a

1.000 entro la fine del 2001; e sfruttare l'appuntamento delle presidenziali

del novembre 2000 per dimostrare che con l'aiuto del computer gli americani

possono riavvicinarsi alla politica registrandosi in massa per votare Al Gore

o George Bush Jr.

»Pensiamo che ben 10 milioni di americani in più rispetto alle ultime

presidenziali possano registrarsi per il voto di novembre.

Quando dico registrarsi intendo online, naturalmente . Naturalmente. A parlare

è Joe Mohen, amministratore delegato di Election.com (www.election.com), in

questi giorni concentrato sulle primarie democratiche dell'Arizona: il debutto

del voto online valido a tutti gli effetti.

Nello Stato dei grandi spazi aperti e dei deserti gli elettori democratici

hanno iniziato a votare online già dal sette marzo e continueranno a farlo

fino all'undici: qualsiasi ora del giorno e della notte va bene per accendere

il video e marcare la casella del candidato preferito.

Comodo, no? I loro concittadini più conformisti potranno votare in un seggio

fisico solo il giorno dell'undici.

E considerate le distanze dovranno rinunciare a qualcos'altro. La democrazia,

si sa, costa. Ma il voto online, alla fine, potrebbe farla costare meno.

»Oltre a riavvicinare i cittadini alla politica il voto online fa

risparmiare , aggiunge Mohen. »Noi gestiamo già elezioni online per molti

clienti privati, la prossima sarà per i 700mila membri del gruppo

ambientalista Sierra Club.

Per le elezioni tradizionali queste organizzazioni spendono in media il 12%

del loro budget. Con il voto online la percentuale può scendere al 2-3% .

Sarà per questo che molti governi stanno seriamente pensando di adottare il

voto elettronico. Lo Stato della California, per esempio, ha da poco

pubblicato una ricerca su Internet che esprime un parere positivo sulle

elezioni online (www.ss.ca.gov/executive/ivote/).

Poiché negli Usa ci sono ogni anno a vari livelli 513mila elezioni pubbliche,

società come Election.com hanno buon possibilità di far profitti.

Ma come si fa a votare online e quali problemi giuridici, di privacy o di

sicurezza comporta?

E' molto semplice: gli americani possono già oggi registrarsi online per molte

elezioni, soprattutto locali. Dopo averlo fatto ricevono per posta una

password da usare il giorno della contesa per votare. La privacy è legata a

doppio filo alla protezione delle informazioni, un problema riportato alla

ribalta dagli attacchi subiti da molti siti americani nelle ultime settimane.

Mohen assicura che i sistemi di criptaggio usati oggi da Election.com

rispettano standard di sicurezza anche superiori a quelli usati per le

transazioni finanziarie o per la gestione online delle carte di credito.

E le difese contro gli hackers sono all'altezza dei sistemi usati per

difendere i computer degli arsenali nucleari. La confidenzialità del voto,

invece, sarebbe assicurata dal fatto che le organizzazioni che gestiscono le

elezioni online hanno due database: in uno sono contenuti i nomi dei votanti,

nell'altro il voto espresso da ciascuno di loro.

I database non possono essere collegati tra loro e subito dopo le elezioni una

copia viene trasferita ai legittimi proprietari (gli enti e le società che

hanno organizzato le elezioni) e l'originale viene distrutto.

Nelle sale dove si trovano le macchine dove affluiscono i dati, è prevista la

presenza di ispettori pubblici esperti in informatica. Si badi: con le

elezioni online il seggio è solo uno, quello della sala macchine.

Addio, verrebbe da dire in Italia, ai migliaia di rappresentanti di lista e

presidenti di seggio.

giovanni.padula@lastampa.it

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--- MMMR v4.80reg * Gutta cavat lapidem

 
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