- ... per capire anche come possiamo uscire da questa situazione, ma prima di tutto per assumere, tutta intiera la mia responsabilità e compiere un doveroso quanto determinato, quanto convinto passo indietro.
Parto ovviamente dal contesto reale che ha determinato la nostra scelta elettorale, la scelta cioè di correre da soli, di affermare una terzietà possibile rispetto ai due Poli.
Cari compagni e cari amici, noi ci troviamo in una situazione in cui la leggendaria creatività italiana ha realizzato una ben strana forma di bipolarismo, che da una parte compatta lÆelettorato calamitandolo verso i due nomi contrapposti e che, allo stesso tempo, trasferisce e riproduce allÆinterno dei due schieramenti, la frammentazione del voto, i conflitti tra bande politiche poco affino, le contraddizioni che minano ciascuna alleanza.
Parlo come tutti voi, avendo negli occhi la scheda su cui abbiamo votato, con due lunghe liste di azionisti del Consorzio Berlusconi o del Consorzio DÆAlema, pronti a farsi lo sgambetto domani, che sovrastavano, incombevano sul nostro spoglio rettangolo Radicale e basta.
Credo che dobbiamo la nostra sconfitta anche al successo di questo bipolarismo virtuale, così totalizzante e rassicurante in apparenza, ma così fragile e incongruente nella realtà. Basta ricordare a chi ha la memoria corta, la vicenda della caduta di Berlusconi nel 94 e poi di Prodi nel 98 e chi oggi pensa che può governare stabilmente e con piena assunzione di coerente responsabilità, anche in base a queste regole, fidando così soprattutto magari sulla propria capacità, io credo compia un grave errore.
In questa campagna elettorale, da ogni parte, da Fini a Scalfari, da Martino a Buttiglione, metaforicamente ci è stata posta una domanda, sostanzialmente ci è stata scagliata addosso una accusa. La domanda retorica era che si fingeva di chiederci: ma come mai voi Radicali, che vi dite addirittura bipartitici, poi non accettate neppure la disciplina di bipolarismo e di coalizione.
Limpidamente abbiamo sempre risposto: è proprio così, da 20 anni noi sosteniamo, in solitudine, che la sola rottura e il solo superamento del regime consociativo e illiberale della partitocrazia può aversi solo con e dopo il passaggio di una legge elettorale anglosassone e americana, mentre i sistemi misti o doppioturnisti possibili in Italia, a nostro avviso sono dei palliativi che aggravano la patologia che dichiarano di voler curare.
Sosteniamo che la riforma liberale e antipartitocratica non si può ottenere con il protrarsi del bipolarismo che, pur sotto diverse spoglie, si persegue in Italia dal 48 ad oggi. E se noi ritenessimo, come altri, che per andare a Londra bisogna prima passare per Parigi, la critica che ci viene fatta avrebbe qualche senso.
Ma noi non abbiamo mai sostenuto questo e addebitarci questo credo sia un insulto alla verità e per come sono le cose, anche alla ragionevolezza.
Certo questo nostro non deflettere ci espone e ci ha esposto a lotte durissime, lunghe e costose; in più in un contesto privo di legalità e di rispetto di regole e leggi, magari assurde, ma che i partiti prima votano sapendo: a) che non le rispetteranno; oppure, b) che le rispetteranno solo secondo le loro convenienze.
Non voglio entrare nei dettagli qui con voi, perché lÆabbiamo tutta vissuta giorno per giorno, almeno i due ultimi esempi di leggi di mancanza di legalità, di leggi assurde e in più, non rispettate da quelli stessi che le hanno fatte.
Mi riferisco da una parte alla legge sulla raccolta delle firme, su cui non voglio dilungarmi perché credo che lo abbiamo seguito giorno per giorno, lÆinconsistenza o, meglio, lÆaperta violazione di cui fanno fede oggi le 83 denunce presentate in 83 Procure, che si spera qualcuno voglia non archiviare ma magari guardare più a fondo.
La seconda legge, altrettanto assurde e disattesa è quella che attiene alla famigerata legge cosiddetta sulla par condicio, su questo consentitemi di soffermarmi un attimo.
Questa par condicio che da una parte mi pare fosse stata sbandierata perché non si fa politica con gli spot e che la politica non si vende come una lavatrice e avanti di questo passo, si è tradotta in spot pudicamente chiamati ômessaggi autogestitiö, credo e ancora più ridicolmente posti in contenitori inguardabili, ad ore completamente improbabili, alle 11 o alle 23, in una situazione che io credo abbia allontanato i più; ma peggio ancora, sempre la legge sulla par condicio, prevedeva appunto, par condicio tra le coalizioni.
E piaccia o non piaccia, le coalizioni erano quattro, virtuali, non virtuali, non importa, le coalizioni erano quattro e indubbiamente, la par condicio rispetto alle quattro coalizioni non cÆè stata, se non nelle tribune elettorali anche lì ghettizzate alle 2 o alle 23, ma certamente non cÆè stata nei grandi contenitori di dibattito pubblico e mi riferisco a ôTelecamereö piuttosto che a ôPorta a Portaö, su cui le coalizioni erano due, salvo gli spicchietti che abbiamo strappato per una delibera dellÆAutority.
Conclusione dellÆintera vicenda: ogni volta che lÆAutority ha provato a dire che in effetti, la coalizione Bonino aveva avuto un dato di discriminazione, si è risolta in un aumento di tempo per tutti, riservando però, i grandi faccia a faccia a due, perché qualcuno, nonostante la legge ha detto che le coalizioni non erano quattro, non erano tre, erano due.
Dico questo perché pur scontando le difficoltà di cui eravamo coscienti fin dallÆinizio e su cui tornerò, quello di volere tentare di rappresentare una terza posizione, le stesse regole fatte da altri, che reggevano i criteri della competizione sono state impunemente ma puntualmente violate. (segue)