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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 4 maggio 2000
REFERENDUM: PINTUS, SCONCERTATO DA APPELLO GIURISTI PER IL NO
Dichiarazione di Francesco Pintus portavoce Comitato promotore referendum giustizia:

Roma, 4 maggio 2000

"Il Comitato promotore dei referendum sulla Giustizia esprime il proprio sconcerto per le motivazioni addotte a fondamento dell'appello per il "no"' ai tre quesiti referendari sottoscritto da une trentina di giuristi, parlamentari e magistrati su iniziativa della corrente di Magistratura Democratica. Si limita a rilevare che è del tutto scontato che l'eventuale vittoria dei "sì" possa non produrre nell'immediato risultati apprezzabili per il superamento della crisi in cui, a dispetto dell'asserita sua attuale propensione ad essere "forte con i forti", si dibatte l'amministrazione della giustizia del nostro paese. E' però del pari scontato, a suo parere, che la vittoria dei "sì" potrebbe avere la capacità di avviare la giustizia ad essere quello che deve essere, cioè soltanto giusta con tutti, deboli o forti che siano.

Il referendum sul sistema di elezione dei membri togati del Consiglio Superiore della Magistratura mira a colpire non già l'associazionismo giudiziario (un tema che è fuori discussione), ma solo le interferenze che esso esercita sull'attività istituzionale dell'organo di autogovemo, sviandone le finalità e favorendo la politicizzazione: uno dei risultati di tali interferenze è proprio la protezione apprestata abitualmente proprio a quei ritardi culturali dei magistrati che non si dimostrano "all'altezza dei compiti loro affidati". Di fatto nessuno colpisce i responsabili di tali ritardi, neppure quando essi clamorosamente si risolvono in gravi inadempimenti dei loro doveri.

Il referendum sulla separazione delle carriere non è, insieme con gli altri che si propongono al voto degli elettori, teso a colpire l'indipendente esercizio dell'azione penale, ma è solo strumentale a renderlo, oltre che indipendente, anche responsabile, ciò che nell'attuale realtà normativa non sembra che accada.

E' del resto sintomatico che l'appello tragga la propria origine da chi porta la pesante responsabilità della bocciatura di Giovanni Falcone da parte della competente Commissione del C.S.M. per la sua nomina a Procuratore Nazionale Antimafia - un magistrato che aveva da tempo segnalato i pericoli per l'indipendenza dei giudici connessi all ' attività proprio del C.S.M. e che si era espresso a favore della separazione della carriera dei pubblici ministeri da quella dei giudici. E porta anche la responsabilità per l'aumento esponenziale del tasso di politicizzazione dell'Associazione Magistrati e dello stesso C.S.M. e per la conseguente perdita secca, da parte dell'intera Magistratura, del consenso dei cittadini. Forse è proprio del giudizio dei cittadini che MD, dopo anni, mostra finalmente di preoccuparsi. Era ora".

 
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