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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 7 maggio 2000
SINTESI DELLA CONFERENZA STAMPA DI EMMA BONINO

Roma, 7 maggio 2000

Poche cose per fare il punto della situazione dopo più di 48 ore dall'inizio di questa iniziativa.

Prendo atto che da parte del Governo, attraverso il Ministro Bianco, vi è oggi una ri-apertura sulla questione del Decreto pulisci liste. Bene, mi pare un sussulto di dignità politica da parte di un Governo che aveva posto al centro delle sue dichiarazioni programmatiche il regolare svolgimento dei referendum. Non mancando di sottolineare in Parlamento, come ha fatto il Presidente Amato proprio a proposito delle liste, che "sarà bene arrivare nel rispetto dei principi di legalità e delle regole democratiche". Quella legalità che palesemente manca oggi, a causa soprattutto del quorum falsato. Ribadisco che il voto di una Camera non è assolutamente necessario per la legittimità di un Decreto e che i requisiti di necessità e di urgenza li avrebbe in sovrabbondanza. Resteremo qui, quindi, attendendo di capire, con quel poco, pochissimo di fiducia che ci rimane nel senso dello Stato di diritto di Parlamento e Governo, se maggioranza e Governo si riveleranno incapaci anche di questo oppure no. L'incapacità di p

ortare a buon fine questa vicenda sarebbe comunque un pessimo viatico per il futuro dell'esecutivo.

Non voglio pensare che l'ostacolo all'adozione del decreto si riveli, alla fine, il Presidente della Repubblica Ciampi, che era e ci era parso molto consapevole dell'importanza di assicurare agli italiani il diritto ai referendum. Referendum in piena legalità e regolarità di cui egli è garante.. Non voglio pensare che avendo egli assunto da Capo del Governo la responsabilità di varare Decreti in materia elettorale di portata ben più grave di quello di cui stiamo discutendo e per di più a Camere sciolte, si attesti oggi su un poco comprensibile "gran rifiuto".

A ciascuno le sue responsabilità, quindi. Governo, maggioranza e Presidenza della repubblica. Ma anche, naturalmente, opposizione. Qualcuno dice di sentire che "sale dal paese la voglia di non votare". I cittadini sanno che non è vero, sanno che dal paese sale un senso di nausea per una politica parolaia ed incapace di affrontare i problemi. La verità è che Bossi, Bertinotti, e tutti gli altri vogliono vincere senza lottare, senza convincere, ma solo sfruttando la possibilità di annullare i referendum con il quorum. E per questo sono disposti a tutto, perfino a sfidare il senso del ridicolo come ha fatto Buttiglione parlando di "colpo di stato".

Una parola in più per Forza Italia ed il Polo che pure stanno ostacolando il Disegno di Legge al Senato e quindi il decreto. Cambiare idea o non avere idee è lecito, ma per un leader politico che si candida al Governo del Pese qualche motivazione credibile sarebbe doverosa. Alla fine di Luglio del 1999, piena raccolta firme il leader del polo si rimetteva alla libera scelta degli iscritti per la firme dei quesiti i cui contenuti corrispondevano al programma del Polo. Elettori, militanti ed eletti hanno risposto, come si dice, alla grande, e i risultati si sono visti nei referendum days.

Nel dicembre del 1999 Berlusconi ribadiva di "appoggiare tutti i referendum con lo stesso contenuto dei Disegni di Legge presentati da Forza Italia in Parlamento". Come è noto in Parlamento giacciono diciannove Disegni di Legge sottoscritti da centinaia di deputati di Forza Italia e del Polo che ricalcano i referendum, tranne che sul proporzionale.

Sono passati prima i mesi, poi le settimane, ora i giorni, senza che Berlusconi abbia ritenuto di smentire o dare seguito a queste e ad altre sue affermazioni sui referendum.

Non so se il tentativo di affossare i referendum sia un'altra cambiale da pagare a Bossi e Buttiglione, ma temo che sarà difficile spiegare agli elettori di Forza Italia che non vadano colte le occasioni per una riforma liberale della giustizia e del mercato del lavoro. E dico questo tralasciando volutamente la questione elettorale. Sulla quale, invece, voglia chiedere a Gianfranco Fini se e come intende sostenere i quesiti che abbiamo in comune - oltre che quelli sociali ai quali diceva sì il nove gennaio in un'intervista al Corriere. Anche lui costretto - per ragion di Polo - a ritirare la mano che aveva lanciato il sasso?

Non voglio credere che anche per Gianfranco Fini i referendum siano diventati un ostacolo e non un'occasione di riforma. Quella per la quale invitò pochi mesi il suo partito ad una mobilitazione straordinaria.

 
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