Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 05 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 7 maggio 2000
LA MIA GREENPEACE ERA PIU' VERDE
L'estremismo attuale tradisce lo spirito concreto e razionale che aveva segnato le origini del movimento

di Patrick Moore*

IL SOLE 24 ORE Domenica 7 Maggio 2000, cultura e ambiente, pag 31

Puo' Greenpeace imporsi al mondo facendo travestire i suoi militanti da ortaggi o da animali? Durante l'ultima conferenza delle Nazioni unite tenutasi a Montreal, l'attenzione dei mass media e' stata per lo piu' rivolta agli attivisti mascherati da pomodori killer, da franken mais e da farfalle. I delegati della conferenza, la maggior parte dei quali indossava giacca e cravatta e parlava con misurati toni diplomatici, non sembravano troppo meravigliati. D'altronde i travestimenti da lupo e da orso sono comunemente ed efficacemente usati nelle campagne contro la silvicoltura.

Nel 1971, quando fondammo Greenpeace a Vancouver, eravamo particolarmente preoccupati della possibilita' di un olocausto nucleare. Da allora, abbiamo contribuito a bloccare i test nucleari statunitensi e condotto battaglie vittoriose contro il massacro di foche e balene, contro lo scarico di rifiuti tossici, la pioggia acida e la pesca a strascico. Tutte imprese che valeva la pena di intraprendere a salvaguardia della biodiversita' e per contrastare gli impatti maggiormente dannosi dello sviluppo tecnologico e industriale.

Nel 1986, quando lasciai Greenpeace, da un piccolo gruppo che si riuniva nel seminterrato di una chiesa ci eravamo ormai trasformati in un'organizzazione internazionale con uffici in 21 Paesi ed entrate annuali di oltre 100 milioni di dollari. Avevamo vinto la battaglia per la creazione di una coscienza di massa a difesa dell'ambiente. I governi e le industrie si davano da fare per adottare i nostri programmi a favore della tutela del patrimonio naturale e per un'industria pulita. Per quanto mi riguarda, era giunto il momento di passare dalla politica dello scontro alla politica della costruzione del consenso. Il passo successivo del movimento, lo sviluppo sostenibile, avrebbe richiesto una strategia di cooperazione e integrazione degli interessi economici, sociali e ambientali.

Non tutti i miei colleghi ambientalisti condividevano il mio punto di vista. Rifiutavano il compromesso e, come se il tempo si fosse fermato agli anni 70, la loro politica era diventata ancora piu' aggressiva. C'erano due aspetti che contribuivano ad alimentare l'estremismo all'interno del movimento. In primo luogo, siccome la societa' cominciava a recepire gli elementi di ragionevolezza contenuti nella nostra impostazione, gli attivisti che ritenevano di dover perseverare in un approccio di "interdizione" erano costretti ad adottare politiche di stampo sempre piu' estremista. La conseguenza fu l'abbandono di scienza e logica e la loro sostituzione con una sorta di richiamo alle leve dell'emotivita'.

In secondo luogo, la caduta del Muro di Berlino aveva lasciato orfani un gran numero di militanti di estrema sinistra, fino ad allora impegnati nei movimenti pacifisti, operai e sociali. Molti di loro si erano riversati nelle fila del movimento ambientalista, trascinandosi dietro il loro credo eco-marxista e ostile alle grandi corporation. Oggi gran parte dei leader verdi sono in realta' attivisti politici che si servono della retorica ambientalista per promuovere iniziative che hanno molto piu' a che fare con la lotta di classe e con l'anti-globalizzazione che con l'ecologia o la scienza.

Una riprova di questa deriva si e' avuta con i recenti disordini di Seattle, in occasione della conferenza del Wto. Il movimento ambientalista si e' trasformato, nei fatti, in un movimento protezionistico e anti-scientifico che usa le questioni commerciali come arma contro le multinazionali e i governi.

Gli ambientalisti piu' radicali hanno finito per confondere e fuorviare l'opinione pubblica servendosi di sensazionalismo, disinformazione e contraffazione. Esistono alcuni chiari esempi a conferma di cio':

Molti ambientalisti sono violentemente contrari all'uso delle biotecnologie sebbene non sia mai stato provato che queste possano pregiudicare lo salute dell'uomo. Le preoccupazioni ecologiste riguardo agli Ogm sono pero' largamente controbilanciate dai benefici derivanti dall'aumento della produttivita' e dall'uso ridotto di pesticidi e fertilizzanti. Se da un lato e' importante essere prudenti con qualsiasi nuova tecnologia, dall'altro bandire le biotecnologie sarebbe tanto stupido quanto decidere di fare a meno dei computer o delle medicine.

La posizione di Greenpeace - che sosteneva che la piattaforma petrolifera "Brent Spar" della Shell, ormai in disuso, contenesse 500 tonnellate di rifiuti tossici e di scorie radioattive -, ha fatto fallire il progetto per l'utilizzo dell'impianto sul fondo dell'Atlantico. Diverse stazioni di servizio Shell erano state nel frattempo incendiate o boicottate commercialmente. Solo dopo molto tempo Greenpeace ha ammesso che sulla piattaforma non c'erano sostanze pericolose. La verita' e' che una grande struttura di acciaio e cemento non avrebbe causato alcun danno ambientale ma, al contrario, sarebbe stata semplicemente un'opportunita' per l'ecosistema marino costituendo un'utile scogliera artificiale. Quello che e' accaduto e' che Greenpeace con la sua pressione politica ha provocato la messa al bando di qualsiasi uso positivo delle piattaforme petrolifere in disuso. Cio' significhera' decine di miliardi di dollari spesi inutilmente. Se le piattaforme venissero ripulite e affondate in un'area designata, senza al

cun costo aggiuntivo potrebbero formare un grande santuario per la vita dei pesci e delle altre specie marine.

Il movimento ambientalista ha adottato una politica anti-silvicoltura raccontando all'opinione pubblica che si dovrebbero tagliare meno alberi e usare meno legno. Questa, in effetti, e' in realta' una posizione anti-ambientalista perche' logicamente incoerente con le politiche che apporterebbero risultati positivi sia per le trasformazioni climatiche che per la conservazione della biodiversita'. Una giusta politica ecologista sarebbe "pianta piu' alberi e usa piu' legno". In questo modo sarebbe infatti possibile ridurre l'uso di carburanti fossili e delle risorse non rinnovabili come acciaio, cemento e plastica. L'impiego sostenibile di maggiori quantita' di legno - che e' una risorsa rinnovabile - nel settore dell'energia e dell'edilizia e' la nostra arma piu' potente per ridurre le emissioni di CO2 derivanti dalla combustione dei carburanti fossili. Inoltre, se aumentassimo l'area delle foreste attraverso il rimboschimento del territorio precedentemente disboscato, potremmo incrementare l'habitat disponibi

le per uccelli, mammiferi e altre specie.

I gruppi ambientalisti hanno condotto numerose campagne per intimorire l'opinione pubblica riguardo ai pesticidi negli alimenti. Eppure uno studio quinquennale condotto dal National Cancer Institute canadese ha concluso che non era stato possibile provare alcun rapporto tra i residui di pesticidi negli alimenti e l'insorgenza di tumori nell'uomo. L'indagine ha evidenziato che il 30% dei casi di cancro e' causato dal tabacco, una sostanza naturale, e che nel 35% dei casi dipende da una dieta povera, prevalentemente troppo grassa e ad alto tasso di colesterolo. Paradossalmente, le tattiche intimidatorie sui pesticidi usate dagli ambientalisti hanno come conseguenza un minor consumo di frutta fresca e ortaggi: la migliore difesa contro il cancro.

Certamente gli ambientalisti continuano a svolgere un ruolo importante in molti settori di reale interesse. Purtroppo pero' si sono dispersi su cosi' tanti fronti da far perdere all'opinione pubblica la fiducia sulla loro capacita' di fissare delle priorita' razionali o di elaborare proposte politiche fondate. E' ormai tempo per coloro che hanno responsabilita' di indirizzo politico, e che fondano le loro opinioni su scienza e logica, di allontanare dal movimento i fanatici che lo hanno dirottato a sostegno di programmi estremistici di sinistra. Null'altro che questo potra' concretamente accompagnarci sul sentiero della sostenibilita' nel prossimo secolo.

*Patrick Moore e' membro fondatore di Greenpeace e ne e' stato direttore per quindici anni. E' attualmente consulente ambientalista indipendente e presidente di Greenspirit. (Traduzione di Alessia Sersanti)

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail