Su Canale 5, Italia 1 e Rete 4, trasmissioni sui referendum solo all'alba o a notte fonda. E nei tg, dal 17 al 29 aprile, spazio soltanto per gli astensionisti.Comunicato di Daniele Capezzone, per i Comitati promotori dei sette referendum radicali:
Roma, 8 maggio 2000 - Questa mattina i Comitati promotori dei sette referendum radicali hanno depositato presso l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni una denuncia nei confronti delle emittenti Canale5, Italia1 e Rete4 per violazione della disciplina sulla parità di accesso ai mezzi di comunicazione, oltre che per violazione dei principi fondamentali di correttezza, completezza e imparzialità dell'informazione sanciti dalla legge 223 del 1990.
Nel periodo compreso tra il 17 e il 29 aprile scorso, infatti (e cioè nei primi 13 giorni di campagna referendaria), tutte le trasmissioni concernenti i referendum andate in onda sulle reti Mediaset sono state collocate negli anfratti più oscuri dei palinsesti di Canale5, Italia1 e Rete4, in orari scientificamente concepiti per rendere materialmente impossibile il contatto con le decine di milioni di cittadini che ogni giorno si sintonizzano su quelle reti. Non un solo programma è infatti partito dopo le 9.30 del mattino o prima della mezzanotte (con l'unica "eccezione" di una puntata di "Parlamento in" partita alle 23.10 del 29 aprile scorso): l'immenso spazio che va dalla metà mattina all'ora di pranzo, e poi dal pomeriggio alla prima serata, fino alla seconda serata, è stato in sostanza precluso a qualunque momento di confronto, di dibattito, di approfondimento (o anche solo di mera informazione neutra) sui temi referendari.
E la situazione si aggrava se si considera ciò che è accaduto, nello stesso periodo, sui telegiornali delle tre reti. Sempre nell'arco temporale compreso tra il 17 e il 29 aprile scorsi, infatti, se si prendono in considerazione tutte le edizioni di TG4, TG5 e Studio Aperto, non si troverà un solo secondo di intervento diretto in video e in voce di un rappresentante del "sì" o del "no" all'uno o all'altro quesito referendario: hanno avuto voce, "naturalmente" senza alcuna possibilità di replica, soltanto coloro che invitavano -e continuano ad invitare- i cittadini a non andare a votare, disertando l'appuntamento con le urne.
E' insomma di tutta evidenza che il comportamento delle reti Mediaset (addirittura peggiore di quello della Rai, ed è tutto dire) è stato e continua ad essere volto, nei fatti, ad espellere qualunque tipo di informazione sui temi referendari dalla propria programmazione, assicurando i pochi spazi rilevanti dal punto di vista dell'audience (quelli nei telegiornali) solo alle voci antireferendarie, e comprimendo i momenti di confronto e dibattito tra i sostenitori e gli avversari delle iniziative referendarie in veri e propri ghetti, riservati, per collocazione nei palinsesti, ai nottambuli e agli insonni.
Di tutto questo si occuperà l'Authority, che avrà il compito di accertare le violazioni e ordinare alle tre emittenti interessate la trasmissione dei programmi -con partecipazione prevalente dei soggetti finora danneggiati- che riterrà necessari al fine del ripristino della parità di accesso.