Roma, 31 Maggio 2000
PANNELLA: DIVAGAZIONI A PARTIRE DALL'ENNESIMA "PREDICA" DAVVERO INUTILE DEL GOVERNATORE FAZIO
"Sono dieci anni che scienza economica, organizzazioni e osservatori internazionali specializzate, la Commissione esecutiva dell'Unione Europea, hanno univocamente individuato le esigenze prioritarie, urgenti, per risollevare l'economia italiana, risolvere il problema delle disoccupazione e del declino nell'ambito della globalizzazione del mercato e, anche, delle legislazioni e giurisdizioni.
Da oltre cinque anni, unica forza politica e sociale, i radicali hanno ottenuto il sostegno di milioni e milioni di elettori italiani per riforme referendarie liberali e liberiste, di fronte e contro gli indirizzi conservatori, corporativi, maltusiani, dei Parlamenti e dei partiti e sindacati dei quali sono espressione e servitori. La Corte Costituzionale ha imposto la sottrazione degli inviolabili diritti costituzionali, politici, quindi umani, di quei cittadini. E tutti i poteri che esprimono il blocco sociale dominante da ottanta anni in Italia, che ne corrompono e snaturano le istituzioni e la loro legittimità, hanno, in coerenza con essa, condannato il diritto e la libertà italiani, alla disoccupazione ed all'impoverimento maggiori di Europa il popolo italiano.
Il Governatore Fazio ha oggi, in buona sostanza, continuato la sua "predica inutile" ad una "politica" che, in definitiva, lo ingloba e annette.
Nessuna altra forza politica e sociale, come i radicali, rappresenta la parte perdente nella lotta per la libertà, il diritto, l'economia, il lavoro, il benessere, lotta in corso, da rilanciare dopo il grande momento di verità rappresentato dallo scontro referendario e dalla vittoria del fronte conservatore che ha manifestamente unito Bertinotti e Bossi, Cofferati e D'Antoni a Berlusconi e Tremonti, e pressoché tutti gli Stati maggiori delle cosche dominanti il potere italiano.
Occorre non rassegnarsi, non mollare. Ed è compito della intelligenza, della sapienza, della storia, dei radicamenti, della cultura radicali ben più che del carattere o di una qualche luddica virtù etnica, civile, il continuare fino al successo ed alla vittoria la battaglia ingaggiata da -non dimentichiamolo- oltre mezzo secolo, e condotta in condizioni che sono apparse spesso addirittura disperate, di sola testimonianza, molto, molto spesso.
Alle sconfitte politiche non corrispondono, tutt'altro, sconfitte storiche della prospettiva e dell'obiettivo della rivoluzione liberale, libertaria, almeno oggi, sicuramente, liberista. La rivoluzione tecnologica, globalizzante, sociale e ambientale, istituzionale costituisce, nella sua unicità e nelle complessità delle sue urgenze e necessità, realtà oggettiva contro la quale la "politica" italiana ed europea organizza quotidianamente una resistenza ancora potente, ma ineluttabilmente perdente. I radicali, come il Terzo Stato, possono resistere, invece, nel cuore stesso di questa Rivoluzione, se ne hanno coscienza, e l'ambizione. Il silenzio che come una coltre torna su di loro può proteggerne la ripresa, ripresa della lotta, certo, ma innanzitutto della vita e della storia concepita con impareggiata, finora, forza d'amore, di verità (sathyagraha), di "governo" del proprio tempo.
(Email: m.pannella@agora.it)