Da IL MESSAGGERO-UMBRIA
di Martedì 30 Maggio 2000
Nel mirino le firme per la presentazione delle liste, da quelle doppie a quelle senza autentica.
Indagine affidata al piemme Cicoria
Aperta inchiesta sulle elezioni, sentiti in centinaia
Consiglio regionale, per la presidenza intesa nella notte: tocca ai Comunisti italiani
di ITALO CARMIGNANI
PERUGIA - Il fascicolo è stato appena aperto, ma annuncia già delle sorprese. Sopra c'è scritto "elezioni"
e arriva dalla Procura, primo piano del Tribunale, piazza Matteotti. A tre settimane dalla proclamazione
degli eletti escono di scena i ragionieri del voto e fanno il loro ingresso gli investigatori. Negli incartamenti ci
sono già centinaia di nomi. Tutte persone informate sui fatti, sulle vicende che hanno portato l'Umbria al
voto. Tutti sospettati, un po' meno di indagati. E destinatari di un invito a comparire e di un appuntamento,
di cui avrebbero fatto a meno, in via Mario Angeloni, sede della polizia giudiziaria. Prima domanda: quante
volte ha firmato le liste elettorali? Seconda domanda: è questa la sua firma? Terza domanda: è stata
autenticata? Seguono altri dettagli, comunque tutt'altro che trascurabili.
Quella che si annuncia come l'inchiesta più vasta sul versante delle elezioni, è partita da qualche giorno e
non si concluderà in fretta. Sotto la lente della polizia ci sono tutti i firmatari delle liste, merce preziosa a
pochi giorni dalla presentazione delle candidature. Preziosa e corteggiata, almeno fio al quorum. Ecco
perché è facile che ci scappi qualche errore. Il problema che certi sbagli si possono pagare anche con la
reclusione fino a due mesi. Firmare due liste contemporaneamente è reato assimilabile al falso, mentre è
considerata una svista (di solito subito individuata) la doppia firma nelle stessa lista. Nel mirino anche le
firme di persone inesistenti e quelle non autenticate. E pure in questi casi si rischia la condanna. Fino ad
oggi sono stati sentiti firmatari delle liste dei Diesse, dei Verdi e del Ppi. Ma nel fascicolo c'è anche il
Centrodestra. Una certezza, comunque: gli eletti, almeno in questo caso, non rischiano il posto.
A segnalare numerose doppie firme è stata la stessa Corte D'Appello che ha comunicato il problema al
procuratore capo Miriano. Ma c'è dell'altro. Quando il fascicolo è arrivato nelle mani del magistrato
Giuseppe Cicoria (piemme considerato particolarmente pignolo), c'erano anche altri indizi. Non solo relativi
alle firme. Quanto dettagliati? Mistero, almeno per ora.
E ancora: tra due mesi i candidati dovranno presentare i rendiconti delle spese elettorali. Il tetto massimo è
di sessanta milioni. Se uno l'ha superato rischia di decadere dalla carica. Nessun dorma, dunque.