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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 7 giugno 2000
MONITO DEL DALAI LAMA "SESSO GAY, UN ERRORE"
Il capo dei buddisti: "Ma non si devono fare discriminazioni"

Da La Repubblica Pagina 29

dal nostro inviato RAIMONDO BULTRINI

MODENA - Alla conferenza stampa il Dalai Lama, Premio Nobel della pace, si presenta con la sua tonaca amaranto e zafferano assieme a Luciano Pavarotti. Deve presenziare all'evento musicale del "Pavarotti & Friends" che portera' ai villaggi-scuola dei bambini tibetani esuli un contributo di due miliardi e parlare dei temi cari alla sua gente, la liberta', i rapporti con la Cina, i diritti umani. Ma una delle domande dei giornalisti lo coglie di sorpresa: "Che cose ne pensa del Gay Pride di Roma e delle polemiche che lo accompagnano?". La risposta Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, la divide in due parti: "Bisogna distinguere - spiega - l'aspetto religioso dai problemi del diritto. In generale, per la societa', ritengo che sia un errore ogni forma di discriminazione basata sulla sessualita' degli individui". Ma per il buddismo, aggiunge, "l'accoppiamento di uomini con uomini e di donne con donne e' considerata una cattiva condotta sessuale".

Le agenzie non fanno in tempo a diramare le sue parole che l'Arcigay coglie subito l'occasione per fare un raffronto tra la posizione del leader tibetano e quella della Chiesa cattolica. "Mi fa piacere - dice il presidente Sergio Lo Giudice - che il Dalai Lama si esprima contro qualsiasi discriminazione verso gli omosessuali. Al contrario del Vaticano che condanna le ingiuste discriminazioni ma contempla discriminazioni come quelle verso insegnanti, operatori sportivi ed esponenti delle forze dell'ordine". E siccome anche tra i buddisti - assicura - ci sono molti omosessuali, li invita ad aprire un dibattito al loro interno, "come da anni fanno con fatica i gay cattolici".

Dietro le quinte del "Pavarotti & Friends", qualcuno ricorda che poco tempo fa i gay italiani avevano gia' invitato il leader tibetano a occuparsi della questione Gay pride, chiedendogli di partecipare a una giornata dedicata al tema "religione e sessualita'". Come ando' a finire e' materia di retroscena diplomatici: un messo della Santa Sede si reco' ufficialmente dal Dalai Lama per chiedergli a nome del Papa di non aderire all'iniziativa.

Quanto alle tensioni tra la Cina e il governo tibetano in esilio, e' stato lo stesso Pavarotti a farne le spese, subendo le pressioni dell'ambasciatore cinese in Italia per cancellare l'invito al Dalai Lama. Proprio un gruppo di ragazzi appena usciti dalle scuole finanziate con il concerto di ieri sera, e' stato arrestato pochi giorni fa mentre tornava nel Tibet occupato dai cinesi con l'accusa di aver studiato negli istituti "dei separatisti del Dalai Lama". Pavarotti ha preferito non commentare direttamente questa notizia. Ma cosi' come ha respinto le minacce dei cinesi (gli hanno detto che aiutando i bambini esuli del Tibet rischia di non potersi mai esibire in Cina) ha anche replicato indirettamente a Pechino, dicendo che spera di "vedere i bambini di oggi crescere migliori di noi".

Neanche il leader tibetano e' voluto entrare in polemica diretta con Pechino. Anzi. Ha nuovamente concesso un'apertura di credito alla Cina sostenendo che "il suo ingresso nell'organizzazione mondiale del commercio e' un fatto positivo", perche' "forse permettera' finalmente a questo grande paese di aprirsi al mondo e, alla lunga, di allargare gli spazi di democrazia".

 
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