11 giugno 2000#
"Dàlli all'azionista". E fu Uomo Qualunque
di Angiolo Bandinelli
Nella faccenda degli azionisti torinesi, il "Foglio" continua ad inzupparci. Il succo ce lo distilla Montanelli, voluttuosamente elogiando lo storico Angelo d'Orsi per aver finalmente investito di "ramazza" "quel sinedrio della cultura torinese, quasi tutta di radice azionista, che veniva considerata e considerava se stessa il sacrario dell'antifascismo duro e puro" e invece "ha avuto i suoi deviazionisti", pronti anche loro "a compromessi o accomodamenti col fascismo ", etc. Sul numero rosa del lunedì, l'Elefantino interviene con tutto il suo peso e rinfocola ancora la polemica; in più, dà l'affondo a un Bocca appesantito dalla "coda di paglia" delle sue giovanili interferenze col regime. Hanno (quasi) pienamente ragione. Però
Intanto, scherziamoci un po' su (l'Elefantino ha un carattere gioviale). Nell'assieme, la questione ci ha fatto ricordare il teatrino dei burattini a Villa Borghese. Il Carabiniere e Pulcinella altercano, si ingiuriano, si azzuffano. Il primo picchia in testa all'altro col suo randello: i ragazzini, sotto, tutti a ridere. Poi è Pulcinella a strappare il bastone di mano al Carabiniere e a suonargliele di santa ragione: sotto, i ragazzini si sganasciano. Insomma non pigliamocela troppo, anche se un timore c'è, ed è che la polemica finisca per rivelare e cristallizzare l'esistenza, la compresenza e l'ostilità reciproca di - come dire - due modelli di azionismo: quello di ieri, molto torinese, perbenista, la puzza sotto il naso, in doppio petto anche se un po' liso, un po' ipocrita, con nel sacrario i sanculotti napoletani del 1789-99 ma anche conciliante tra ideali e onesta aspirazione alla carrieruccia accademica; e un altro, attualissimo, strafottente, un po' smargiasso, un po' ruffiano (l'altra faccia dell
'ipocrisia) ma anche parecchio vendicatore oltreché devoto figlio, in alcune componenti, delle "insorgenze" antifrancesi e antinapoleoniche (niente di grave, nel 1943 già Carlo Alianello, con il romanzo "L'Alfiere", scrisse un bella saga dei Borboni di Napoli, lo conosce Buttafuoco?).
Il round più divertente è stato l'editoriale del "Foglio" dedicato, giorni fa, a Bobbio. Non firmato, avrebbe potuto avere, in calce, un rinocerontino. Se la prendeva con il filosofo perché questi, sceso nell'arena, ha strapazzato lo storico, reo di "aprire una polemica di cui approfitta il nemico, la destra". La cosa non è digerita dal "Foglio", che pure aveva ricoperto Bobbio di sperticate lodi quando, sia pure un po' tarduccio, aveva confessato ovvi peccati di interessata condiscenza/connivenza col fascismo. Il primo Bobbio era piaciuto, il secondo torna ad essere "il maestro di omertà", anzi "l'eterna vongola italiana". Eh, no, i due sono la stessa persona, un mix (se si vuole) del Carabiniere e di Pulcinella (triste, ma i ragazzi ridano pure). Non lo avevate sospettato, prima?
Ancora in rosa, il bravissimo Elefantino evoca "gli elementi di scambio, di contiguità longanesiana e missiroliana che c'è sempre in Italia tra èlite e regimi". In un così porco paese, conclude, che vale la pretesa al "fondamento etico", al "dover essere", etc.? Niente "Stato etico e grandi utopismi di parata", che inquinano la politica e ne intrigano il cammino democratico. Per "correggere e migliorare" gli uomini basterà agire "sperimentalmente". Benissimo anche qui, ma tenendo presente che un buon sperimentalismo esige, assolutamente, solidi ancoraggi "etico-politici". A noi ce lo spiegò don Benedetto, uno per niente tenero verso l'azionismo e le sue categorie mentali e politiche.
Infine: Pietrangelo Buttafuoco, l'altro protagonista, ha ricevuto i complimenti ("quel Buttahumour!") di un Tremonti in gran spolvero da quando, lui che legge soprattutto i bilanci aziendali, ha superato in affidabilità berlusconiana il povero Martino, esperto solo in testi di Friedmann. Eppure, credeteci, Buttafuoco è niente a paragone delle penne che oltre cinquanta anni fa l'antiazionismo lo inventarono. Volete mettere Leo Longanesi e il suo "Borghese", Guglielmo Giannini e il suo "Uomo Qualunque"? Vetriolo puro, buttato a piene mani su bersagli ancora, per di più, vivi. E Guareschi? Le sue vignette echeggiavano Daumier, avevano la buona stoffa del grande "Bertoldo" di Mosca, il giornale che potremmo definire degli azionisti della caricatura. Le "Vespe" di Giannini pungevano da pagine che, senza consulenti di grafica e senza pubblicitari, restano un modello. L'"Uomo Qualunque" mobilitava, contro il povero Velio Spano e la odiata banda azionista, milioni di italiani. Riuscì a rabbonacciare il "vento del No
rd", cioè la pretesa - figuratevi - di rovesciare l'Italia come un calzino e rifondarla sui canoni azionisti, per l'appunto. Ah!, le belle polemiche d'antan!