nte un imprenscindibile punto di partenza ed un punto d'arrivo autoritativamente precostituito. Lo stesso strumento contiene dunque la dimensione strutturale e quella prescrittiva, propria del regolamento edilizio ottocentesco per intenderci. Questo, più della debolezza del potere politico-amministrativo, rappresenta il vero limite all'efficacia del PRG e di tutti gli strumenti di piano all'italiana anche di quelli di coordinamento territoriale a maggiore valenza strategica. Basta pensare all'obbligo anche per questo tipo di strumenti della redazione di elaborati grafici, e confrontarlo con la prescrizione esattamente opposta dell'ordinamento anglosassone. In Inghilterra è tassativamente vietato allegare ai documenti strategici qualsiasi elaborato grafico. Ecco allora spiegato uno dei segreti del successo dell'esperienza anglosassone che riesce a tenere ben separata la pianificazione strategica dagli strumenti con cui la città si trasforma. Quest'ultimi diventano veri progetti urbani negoziabili perché nello strumento preordinato non c'è nessuna indicazione localizzativa e prescrittiva che determini alla cieca (non fosse altro per lo iato temporale), dei vantaggi di fatto tra i soggetti interessati alla trasformazione della città. Per concludere quello che è proprio dell'urbanistica inglese ed olandese è la pianificazione strategica, mentre quello che è proprio della disciplina e della cultura urbanistica italiana è la battaglia per l'affermazione di un piano regolatore che grazie alla possibilità dell'esproprio generalizzato governi la trasformazione della città alla cieca, e cioè senza il confronto con le dinamiche e le domande reali del mercato. Con un solo risultato però: per avere un piano al riparo dai grandi interessi abbiamo avuto un processo di piano senza mercato e cioè un piano senza città. E di conseguenza una città senza piano, senza idee e senza progetti.
Lego il piano al fascismo non tanto per Piccinato o Piacentini quanto perché la pianificazione urbanistica è un altro dei pezzi del Welfare state costruito nel ventennio, anche se al suo scadere.