Dichiarazione di Marco Cappato, eurodeputato e coordinatore dei radicali:
Roma, 20 giugno 2000
"Il modo in cui l'aborto o la procreazione assistita sono stati affrontati dal Legislatore non lasciano ben sperare per un tema decisivo come quello dell'eutanasia. Il rischio è quello di ricercare una soluzione di compromesso e di ottenere un'eutanasia di Stato dopo l'aborto di Stato e la fecondazione di Stato. Il Parlamento si astenga dall'imporre un pensiero unico in una materia così profondamente privata e si limiti a depenalizzare le scelte individuali in tema di sospensione delle cure, di suicidio assistito e di eutanasia, modificando opportunamente i codici.
Siamo tragicamente ultimi, tra i paesi occidentali, in fatto di terapie del dolore e di uso di morfina nei pazienti terminali. La stessa cultura e le stessi leggi proibizioniste delle politiche sulla tossicodipendenza impediscono una morte dignitosa a centinaia di migliaia di pazienti. Prendiamo atto del coraggio del Ministro della sanità Veronesi che parla di sospendere i trattamenti vitali nei pazienti in stato vegetativo persistente e dell'opportunità di discutere di eutanasia in un Paese dove la rincorsa clericale sembra inarrestabile. Si ricordi tuttavia il Ministro che, senza scomodare il Parlamento, sono alla sua portata provvedimenti antiproibizionisti in grado di modificare radicalmente gli standard di assistenza ai morenti. Dopo le dichiarazioni si passi ai fatti e si faciliti il ricorso all'uso della morfina e delle terapie del dolore.
L'eutanasia si fa, ma non si dice. E a prendere le decisioni sono sempre i medici o al più i familiari. Si renda possibile anche nel nostro Paese firmare una carta di autodeterminazione che riconsegni ai diretti interessati, non più capaci di esprimere le loro preferenze, la possibilità di scegliere anticipatamente se essere rianimati, se restare attaccati a una macchina, se continuare a essere nutriti nelle fasi finali della propria vita".