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Russo Dario - 22 giugno 2000
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giovedì 22 giugno 2000

Sciopero in carcere, adesione totale

L'astensione durerà venti giorni, 10 nella sezione penale

e 10 nella giudiziaria. Eseguita l'autopsia per il tunisino suicida

di Candida Virgone

PISA. Piena adesione allo sciopero della fame nel carcere di Pisa. L'astensione, indetta per sostenere i contrastati provvedimenti riguardanti amnistia, indulto e condono, è stata definitia nei suoi particolari nella giornata di martedì ed è iniziata ieri. Durerà 20 giorni e sarà scaglionata in periodi di 5. Ieri hanno iniziato con lo sciopero della fame i detenuti del piano terreno e del primo piano della sezione penale: nessuno di loro ha toccato cibo. Dall'astensione erano esonerati gli ospiti del centro clinico, date le loro condizioni.

Ma la maggior parte dei ricoverati, nonostante situazioni di estrema difficoltà, ha voluto aderire alla protesta. Per i cinque giorni successivi sciopereranno, sempre nella sezione penale, il secondo e terzo piano. Nei dieci giorni successivi toccherà alla sezione giudiziaria: i primi cinque giorni si asterranno dal cibo i detenuti del piano terra e del primo piano, nei restanti quelli del secondo e del terzo.

L'astensione (a cui, insieme ai più di 300 ospiti del Don Bosco, partecipa Adriano Sofri, che avrebbe appoggiato consistentemente la protesta) si svolge con la comprensione della maggior parte degli operatori presenti ai vari livelli nel carcere.

Il direttore del Centro Clinico del Don Bosco, Francesco Ceraudo, presidente dell'Amapi, associazione che raccoglie i medici penitenziari, spiega i motivi del suo consenso. »Siamo preoccupati - osserva - perchè la protesta tocca in molti casi persone già fortemente provate sia nel fisico che nel morale, ma le motivazioni che spingono a questa protesta sono, dal punto di vista della maggior parte degli operatori, perfettanmente condivisibili. E' una presa di posizione che non riguarda specifici episodi, ma la dignità della persona. Il primo problema concerne il sovraffollamento presente nelle carceri italiane che dovrebbe stare a cuore alle autorità costituite.

Fra l'altro se fosse possibile andare incontro, ad esempio, alle esigenze dei tanti malati gravi presenti nelle carceri italiane, si potrebbe rendere la vita più tollerabile a chi si trova in stato di detenzione. Ci sono quotidinamente tensioni, esasperazioni, atti di autolesionismo dettati da situazioni di difficoltà ed enfatizzati dal caldo estivo .

Intanto è stato eseguito a medicina legale, dal prof. Umberto Palagi, l'esame autoptico esterno del corpo giovane tunisino che sabato mattina si è tolto la vita in carcere impiccandosi con la giacca del pigiama. Sull'episodio è stata aperta un'inchiesta dalla procura: pm è la dott. Valeria Marino.

 
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