Visita al Carcere di Poggioreale a Napoli.
Parlamentari Europei delle Lista Bonino: Maurizio Turco, Marco Cappato, Olivier Dupuis, Benedetto Della Vedova
Senatore Lista Pannella: Pietro Milio
Accompagnatori: Sergio D'Elia, Rita Bernardini, Ernesto Caccavale, Fabrizio Starace, Antonio Cerrone, Martina Graziani, Giovanni Parisi, Antonio Nobile, Amedeo Barletta.
E' stata una visita a sorpresa in un carcere dove i radicali erano già stati recentemente riscontrando un'allarmante situazione. Siamo entrati alle 8.20 e, dopo un'attesa di 10 minuti, abbiamo consegnato i nostri documenti, telefoni cellulari, borse, registratori, database.
Alle 8.40 siano stati accolti in un ufficio e abbiamo conversato con il personale di vicedirezione, in particolare con la Dott.ssa Abate alla quale abbiamo chiesto i dati più recenti riguardanti Poggioreale. Nel frattempo abbiamo anche atteso l'arrivo del Direttore, Dott. Acerra.
LE NUDE CIFRE
1974: questa la cifra delle presenze dei detenuti alla "conta" di ieri; Poggioreale, in condizioni normali potrebbe accoglierne 1200 ma, essendo in ristrutturazione il padiglione "MILANO", la capienza di oggi è di 900 persone.
Ogni giorno "entrano" in media 35/40 carcerati e ne escono qualche unità in meno: il numero della popolazione complessiva è quindi destinato, secondo i dati attuali, a crescere.
440 sono i tossicodipendenti da eroina dichiarati. 40 i sieropositivi accertati; 7 i malati in AIDS conclamata. Solo 2 sieropositivi non sono tossicodipendenti. Le cifre relative all'infezione da HIV sono sicuramente sotto stimate, poiché i detenuti che si sottopongono al test sono solo il 40%.
Non esiste un SERT interno al carcere: il personale del SERT di zona si reca a Poggioreale 3 volte a settimana. Non esiste trattamento metadonico. "Il DAP ne è a conoscenza", afferma la dott.ssa Abate che, sollecitata dalle nostre domande precisa "per superare la crisi di astinenza si fa uso di Valium, camomilla e qualche doccia... le docce sono utilissime! Il trattamento sanitario e psicologico è intenso, i tossicodipendenti non sono abbandonati a loro stessi; abbiamo 21 psicologi e 4 psichiatri ".
Al padiglione ROMA, i tossicodipendenti sono 220, altri sono dislocati negli altri reparti.
Gli extracomunitari sono solo il 15% perché Napoli per la grande massa che raggiunge l'Italia è considerata una città di passaggio.
I detenuti ammessi al lavoro in carcere sono solo 270: vivandieri, barbieri, portaspesa, scopini, idraulici, elettricisti, queste le professioni che ho registrato.
ORE 9.00: ARRIVA IL DIRETTORE.
Con il direttore, Dott. Acerra, la discussione si fa animata perché egli contrasta la nostra intenzione di dividerci nei vari padiglioni per poter fare una ispezione approfondita. "Io devo accompagnarvi dappertutto, non potete dividervi; non posso acconsentire a che i vicedirettori vi accompagnino". Alla obiezione di Turco e Cappato che gli hanno ricordato che durante una recente visita domenicale sono stati accompagnati dalla vicedirettrice, il Dott. Acerra ha risposto "oggi ci sono io, e la visita si fa in mia presenza, tutti insieme". Così è stato dopo che il Direttore ha ricevuto il "conforto" dell'opinione del DAP e il Senatore Milio la risposta "ponziopilatesca" del sottosegretario alla Giustizia Corleone...
Alle 9.25 una carovana formata da 15 di noi, Direttore e Vicedirettori (3 ne ho contati), capitano degli agenti di polizia penitenziaria più un numero imprecisato di agenti, inizia la visita al reparto NAPOLI.
VISITA AI REPARTI NAPOLI, AVELLINO, SALERNO.
(posso, al momento, riferire solamente di quel che ho visto e sentito direttamente, essendo al fianco di volta in volta dei deputati Cappato, Dupuis e Milio)
Piano terra: ci avviciniamo allo SPACCIO interno dove si vendono, su richiesta settimanale dei detenuti, generi alimentari e di igiene personale. I prezzi - affermano detenuti addetti e comandante - sono fissati dal Comune.
Una curiosità sul vino: ogni detenuto può acquistare 1/2 litro di vino al giorno; la domenica e i festivi il vino è compreso, invece, nel vitto carcerario.
UNA CELLA DEL PIANO TERRA: sono stipati in nove e sono tutti arabi. La vita in cella è dura. Uno di loro uscirà fra quattro mesi. Parlano tutti italiano corrente. "Cosa vi aspetta quando uscirete di qui?", "quando usciamo, fatichiamo..."
ALTRA CELLA DEL PIANO TERRA (più piccola): sono in cinque e sperano tutti che vada in porto un provvedimento di clemenza: "siamo in ansia". Sono ascoltatori di Radio Radicale che seguono ogni mattina dalle 7.15 e sono informatissimi. C'è un ex tossicodipendente che non ha avuto, né ha, alcuna cura per affrontare il suo disagio. Cucinano loro e ordinano la spesa allo SPACCIO interno, dove i prezzi sono il doppio di quelli dei supermercati per alimenti di seconda scelta. Hanno poca speranza che le cose possano migliorare. Chiediamo a tre di loro che cosa faranno una volta usciti: uno risponde che tornerà a fare il muratore, un altro il pescivendolo e il terzo - simpaticissimo - risponde con un guizzo negli occhi, "il politico".
DATO COMUNE A TUTTE LE CELLE DEL CARCERE: il "cesso" è contiguo alla "cucina".
DATO COMUNE A TUTTI I DETENUTI DI POGGIOREALE: possono farsi la doccia solo due volte a settimana; l'acqua calda non c'è e se la procurano scaldando l'acqua con i fornelli alimentati da bombolette di gas; l'ora d'aria, mattutina e pomeridiana, andrebbe ribattezzata "tre quarti d'ora d'aria".
UNA CELLA DEL TERZO PIANO. "Stiamo proprio male, chiusi 22 ore al giorno, ammassati qui dentro. Non possiamo nemmeno giocare a dama perché ce la sequestrano, così come qualsiasi tipo di gioco. Guardiamo la televisione che viene spenta per tutti a mezzanotte e scriviamo: queste sono le uniche cose che possiamo fare. Un ragazzo ha un piede che si è rotto "per un incidente sul lavoro" prima dell'ingresso in carcere: "dovrei stare al piano terra... questo piede che è gonfio non me l'ha visto nessuno e dovrei fare un altro ciclo di dieci terapie, ma nessuno mi chiama, nonostante io abbia fatto la domandina". Un altro ragazzo tossicodipendente è dentro per l'art. 73 della legge Jervolino-Vassalli; l'hanno preso con 23 grammi di fumo ed è affetto da epatite cronica; per superare la crisi d'astinenza gli hanno dato 20 gocce di Valium. Ce ci segnano per la visita medica, saltiamo la doccia o il passeggio. Un detenuto ci dice che per fare l'estrazione di un dente ha dovuto aspettare un mese e mezzo. No, Radio Radical
e non la possono ascoltare perché hanno tolto l'FM... si può ascoltare solo l'AM... solo la RAI.
UN'ALTRA CELLA DEL TERZO PIANO: sono in sei e definiscono la loro vita "indecente". "Sembra che siamo tutti in regime di 41 BIS e invece siamo dentro per reati banali e tutti in attesa di giudizio". "Non ci danno una MAZZA", dice uno degli inquilini di quello squallido buco dove ognuno può usufruire di un metro quadrato per 22 ore al giorno; "MAZZA" nel vero senso della parola perché devono mantenere l'igiene con un mozzicone di scopa e con una paletta microscopica. Fra di loro ci sono malati infettivi: "rischiamo noi, ma soprattutto rischiano i nostri figli quando li abbracciamo ai colloqui"; colloqui che si svolgono in tali condizioni di disagio che - come afferma sconsolato un detenuto - "non riusciamo a dire niente". Un ragazzo ha presentato da nove mesi la DOMANDINA per poter lavorare in carcere, ma non ha ottenuto alcuna risposta. La legge Simeone-Saraceni non vige a Poggioreale per alcuna delle cose in essa previste. "Abbiamo paura del caldo che verrà; 30 giorni fa un nostro compagno si è impiccato
" - alza gli occhi al cielo il giovane carcerato che ricorda questo triste fatto. Gli chiedo se è successo al piano di sopra: "no - mi risponde - qui in questa cella" e proprio al cancello attraverso il quale ci parliamo, nel punto più alto... ecco perché alzava gli occhi. Lo hanno salvato e ora lo hanno trasferito. "Se non avessi figli - dice il padre di un bambino di un anno e di una bambina di tre - farei anch'io la stessa cosa".
DA UNO DEI CORTILI DELL'ORA D'ARIA
Il pallone è volato sul tetto e alcuni detenuti cercano disperatamente di recuperarlo lanciando scarpe che fortunatamente ricadono sul pavimento: "chissà quando lo rivedremo 'sto pallone!". "Lo vedete come stiamo?" urla un ragazzo. "Siamo come gli animali in gabbia!" grida un altro. "Stiamo tentando di fare qualcosa" - azzardo io, mentre l'agente di guardia mi rimprovera per il mancato rispetto del regolamento che impedisce agli accompagnatori dei deputati di parlare direttamente con i detenuti. Ha ragione. La trattativa dei nostri parlamentari con gli agenti per entrare nel cortile va a monte e lo scambio di battute con i reclusi continua attraverso un finestrone con sbarre e rete. Un detenuto ricorda che Pannella qualche anno fa riuscì ad entrare... "Già - penso io - nessuno di noi è bravo come Pannella". Ma è forse in suo ricordo che scatta l'applauso di incoraggiamento per tutta la nostra delegazione.
Nell'angusto spiazzo di cemento non c'è nemmeno una pianta, né bagni, né acqua. Mentre ce ne andiamo, in un corridoio incontriamo un gruppo di reclusi in fila per uno con le mani dietro la schiena: anche per loro sta per scattare l'agognata "tre quarti d'ora d'aria".
UN ALTRO CORTILE
Sono più di cento in 150 metri quadrati di cemento e devono sincronizzare lo "struscio" per non "intrupparsi". Fra loro c'è un ragazzino di appena 18 anni. "Così segregati la nostra vita è disumana. Siamo quasi tutti detenuti in attesa di giudizio".
CELLA PER CARDIOPATICI
In una piccola cella vivono tre cardiopatici gravi che si lamentano per le scarse cure ma, soprattutto, perché "c'è poca aria". Per il "sopravvitto" spendono dalle 150 alle 200.000 lire a testa a settimana.
20 METRI QUADRATI, 10 PERSONE, 5 LETTI A CASTELLO.
"Siamo in una situazione sanitaria drammatica. Siamo niente, qui non possiamo recuperare, ma solo impazzire." Sono tutti lì con residui pena brevissimi, tranne uno che deve scontare 8 anni: "soffro ancora di più e non per invidia... Ho fatto la domandina per il trasferimento, ma il giudice di sorveglianza ancora non mi ha risposto."
LA CELLA DEI NAPOLETANI
16 metri quadrati per 5 detenuti, tutti di Napoli. 2 tossicodipendenti che non hanno ricevuto né ricevono alcun trattamento. Reati commessi? "Io sono dentro per il furto di un telefonino e rischio due anni di galera". Ridono tutti quando ricordo che anche a me a Roma mi hanno fottuto il cellulare.
LA CELLA DI T. Z.
Palermitano, avvocato, T.Z. ha circa sessant'anni. I suoi occhiali sono letteralmente due fondi di bottiglia. Un grado fra tutti e due gli occhi. E' in cella con un altro detenuto che, quando entra la nostra delegazione composta dal Senatore Milio e dal Direttore del Carcere, è fuori per l'ora d'aria. La cella, strettissima, è di circa 4 metri quadrati. L'avv. Zarlone non esce mai dalla cella ed essendo quasi cieco non può né leggere né guardare la televisione; per motivi economici incontra i familiari due e non quattro volte al mese: gli spostamenti da Palermo a Roma, infatti, sono molto costosi.
E' dentro per tentato omicidio e deve scontare in tutto 10 anni. Si professa innocente, ma si è costituito appena ha saputo di essere ricercato.
E' una persona gentile che si commuove quando abbraccia quello che è stato per lunghi anni suo collega di lavoro, il senatore e avvocato Pietro Milio. Mostra meraviglia quando gli comunichiamo che è presente anche il Direttore che incontra così per la prima volta; coglie con cortesia l'occasione per dirgli che, nonostante gli ottimi rapporti con il personale di custodia, trova profondamente ingiusto che gli siano affibbiate, oltre a quelle della detenzione, le ulteriori sofferenze descritte.
' NA TAZZULIELLA 'E CCAFE'
La offrono a me e Martina Graziani i giovani detenuti di una cella. Martina, studentessa universitaria di Roma, sta facendo da cinque giorni lo sciopero della fame organizzato da Ovidio Bompressi sulla drammatica condizione carceraria italiana. Mi ricordo una canzone di De Andrè: "Ah, che bono o ccafè... solo in carcere o sanno fa". E' infatti buonissimo e ci viene servito fumante e profumato da una brocca e non direttamente dalla caffettiera.