LA PROCURA DI BIELLA HA RICHIESTO L'ARCHIVIAZIONE DELL'ESPOSTO RADICALE SU INATTUAZIONE DISPOSIZIONI RELATIVE A ORARI DI APERTURA DEL SERT E TRATTAMENTI METADONICI FUORI E DENTRO IL CARCERE.
IL CORA HA PRESENTATO OGGI FORMALE OPPOSIZIONE ALL'ARCHIVIAZIONE:
"SONO NECESSARIE ED URGENTI INDAGINI APPROFONDITE, A PARTIRE DALLA SITUAZIONE ESISTENTE NEL CARCERE DI BIELLA ".
SUL "CASO BIELLA" IL CONSIGLIERE REGIONALE CARMELO PALMA PRESENTERA' UN'INTERPELLANZA ALL'ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA' E SCRIVERA' AL DR. CASELLI, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA.
Giulio Manfredi, membro della Direzione Politica del CORA e presentatore dell'esposto, ha dichiarato:
"Il Pubblico Ministero, Dr.ssa Rossella Soffio, nel motivare succintamente la richiesta di archiviazione, ha scritto che "le scelte in merito alle politiche di lotta e controllo delle tossicodipendenze, come tutte le scelte politiche, spettano al Parlamento e non al giudice penale che deve soltanto vegliare sul rispetto della legalità"; nell'opposizione inviata al G.I.P. ho precisato che il nostro esposto è costituito da una lunga elencazione di ben 15 fra leggi, decreti e circolari in materia di tossicodipendenze e sulla richiesta alla magistratura di verificare, appunto, il "rispetto" di tali norme da parte di chi è tenuto ad attuarle.
Ho informato, altresì, il G.I.P. della visita ispettiva compiuta nel carcere di Biella, un mese fa, dal consigliere regionale radicale Carmelo Palma, accompagnato dall'esponente radicale biellese Iolanda Casigliani. In particolare, rispetto a precise domande rivolte dal consigliere Palma, gli operatori presenti (fra cui la Direttrice, Dr.ssa Ardito) hanno risposto che: non esiste alcuna convenzione fra il carcere e l'ASL per il trattamento dei detenuti tossicodipendenti (che rappresentano oltre il 30% del totale); negli ultimi dieci anni non è stata data nemmeno un goccia di metadone, per precisa scelta della direzione sanitaria, che ha provveduto anche a interrompere i trattamenti metadonici in corso rispetto ai detenuti provenienti da altre carceri e/o dall'esterno; negli ultimi dieci anni non vi è stato un solo caso di positività accertata a sostanze proibite tra la popolazione detenuta (ad eccezione di quella che ha usufruito di giorni di uscita dal carcere) né un solo caso di overdose in carcere.
Ho,infine, segnalato al G.I.P. i riferimenti di quattro leggi e due circolari, palesemente violate se quanto rilevato nel carcere di Biella corrispondesse al vero, fra cui l'art. 96 del Testo Unico sugli stupefacenti (" Le unità sanitarie locali, d'intesa con gli istituti di prevenzione e pena ed in collaborazione con i servizi sanitari interni dei medesimi istituti, provvedono alla cura e alla riabilitazione dei detenuti tossicodipendenti o alcoolisti ") nonché quanto scritto dal Dr. Caselli (Direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) nella sua circolare del 29/12/1999, inviata a tutti i Direttori delle carceri: " deve essere assicurata al detenuto o internato tossicodipendente la prosecuzione del programma terapeutico in svolgimento all'esterno; non deve essere posto alcun ostacolo o resistenza di varia natura ad eventuali interventi di disassuefazione mediante metadone o simili nei confronti di tossicodipendenti ".
Da quanto detto, mi pare che siano necessarie ed urgenti indagini approfondite della magistratura, a partire dall'interno del carcere di Biella, per garantire quel "rispetto della legalità" di cui parla la Dr.ssa Soffio.".