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Conferenza Rivoluzione liberale
Aduc Associazione - 15 luglio 2000
PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA E REFERENDUM

COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC

Associazione per i diritti degli utenti e consumatori

URL: http://www.aduc.it

mailto aduc.it@aduc.it

Tel.055290606 - 0552302266

UNA NUOVA TROVATA PER IMBASTIRE CHIACCHERE ESTIVE E SPERPERARE IL DENARO PUBBLICO. SI PARTA SUBITO CHIUDENDO LA SOCIETA' PER LO STRETTO E BANDENDO UNA GARA SOLO PER AZIENDE PRIVATE.

Firenze, 15 Luglio 2000. C'e' un nuovo tormentone dell'estate del Belpaese: il ponte sullo stretto di Messina e il referendum consultivo.

Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.

Sono passati 29 anni da quando fu approvata la legge che istituiva la societa' per lo Stretto di Messina, che ha generato progetti e studi che sono costati al contribuente ben 140 miliardi di lire, a cui vanno aggiunti 50 miliardi che l'Eni spese per un progetto di tunnel marino.

E come se non bastasse tutta questa spesa, che ha portato all'immobilismo, ecco la proposta di referendum consultivo: si vuole conoscere l'opinione di calabresi e siciliani su questo ipotetico ponte. Ma a che serve conoscere questa opinione? Qualcuno si riempira' la bocca di parole come democrazia, potere del popolo, utenti consapevoli. E dopo che conosceremo questa opinione, cosa cambiera'? Siamo in presenza di referendum il cui risultato obblighera' il legislatore in termini esecutivi? No, ma siamo sicuramente in presenza di un'iniziativa che costera' diversi miliardi di lire, che dovrebbero essere pagati dall'Erario per dare forza a quei consiglieri regionali che vogliono costruire il Ponte con i soldi dello Stato. Perche' -per chi non lo avesse capito- l'iniziativa referendaria ha questa valenza.

E non e' un caso che l'Istituto Grandi Imprese di Giuseppe Zamberletti abbia fatto conoscere il suo parere positivo per questa iniziativa referendaria: rafforzerebbe la sua funzione di carrozzone, procrastinandolo in quel tira e molla su "ponte si' e ponte no", che restera' eterno fintanto che a decidere sara' lo Stato con e per i suoi soldi.

Intanto gli utenti continuano a vivere il loro disagio e l'economia delle due regioni -e non solo- sono penalizzate.

E' evidente che non ci potra' essere referendum che smuova la situazione. Siamo solo in presenza del nuovo tormentone estivo (in compagnia delle dichiarazioni sulla prostituzione e sulle droghe e sulla balneabilita' delle acque): l'importante e' parlarne e mai passare l'azione.

Crediamo ci sia una sola soluzione. Riconoscere l'errore fatto e i miliardi buttati via in questi anni chiudendo la societa' per lo Stretto: lo Stato non puo' occuparsi direttamente della costruzione di questo ponte. Si faccia una gara, in cui partecipino solo aziende private, senza una sola azione riconducibile a capitale pubblico (ma ce ne saranno in Italia?), e vinca il migliore.

 
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