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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Marco - 26 luglio 2000
CENTO: DA CHE GUEVARA AL FORO MUSSOLINI

Paolo Cento a proposito della decisione del Tar di sospendere la vendita del Foro Italico dice che è un fatto positivo perché evita una scelta che ci avrebbe reso ridicoli nel mondo. Si sta evidentemente preparando a fare dichiarazioni da deputato della opposizione visto che quello che considera ridicolo è un decreto controfirmato dal presidente del Consiglio D'Alema e dal ministro delle Finanze Visco che mi risulta essere espressione del suo schieramento.

Quanto al merito della sua dichiarazione e alla sua idea di far diventare il Foro Italico parco da tutelare e valorizzare mantenendolo di proprietà pubblica appare questa sì ridicola; a quale dei grandi parchi pubblici pensa? A quello mai realizzato dell'Appia Antica o magari a quello di Castel Fusano che proprio perché pubblico ha fatto la fine che ha fatto posto come era sotto la tutela del suo proprietario.

Apprezzo anche la disinvoltura con cui Paolo Cento passa dall'internazionalismo ambientalista di Seattle alla difesa del valore nazionale dell'architettura del Foro Italico, ma mi permetto di ricordare a chi è ancora convinto che espropriare e affidare le risorse più preziose di una città a carrozzoni pubblici irresponsabili sia la strada migliore per valorizzarle e tutelarle, che la rivoluzione culturale di Internet cambia anche il modo in cui il territorio e le città funzionano. Alle nostre città non servono custodi più o meno attenti ma nuovi software capaci di organizzare al meglio le risorse a loro disposizione e di metterli in posizione competitiva nella rete.

Basta dunque con il monopolio pubblico dell'offerta di servizi per la città e via libera alla competizione tra sistemi di gestione delle risorse, a partire dal Foro Italico per il quale si proceda immediatamente alla selezione del concorrente capace di offrire un bel pezzo di città, altro che il parco-monumento.

Anche su questo terreno ritengo necessario un confronto con gli amici verdi ma la base di confronto è una seconda fase del percorso di privatizzazione e di liberalizzazione del nostro paese, abbattere l'odioso monopolio pubblico della tutela dei beni architettonici, ambientali e delle nostre città, seguendo la strada della New Market Ecology che si basa sul presupposto che un bene ha la possibilità di essere difeso e adeguatamente valorizzato soltanto se è proprietà di un soggetto responsabile che non può essere certo lo Stato.

Marco Eramo

 
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