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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 7 agosto 2000
ANNI DI PIOMBO SILENZI E VELENI
Il ritorno della teoria del Doppio Stato

da IL CORRIERE DELLA SERA, lunedi' 7 agosto 2000

di FRANCESCO MERLO

Deve esserci piu' di una ragione profonda nella coincidenza tra il ritorno furioso della teoria del Doppio Stato e delle stragi di Stato, resa attendibile dal perdono che Giuliano Amato ha chiesto ai familiari degli 85 martiri del terrorismo alla stazione di Bologna, e la morte del partigiano Edgardo Sogno, l'uomo che, a sua volta, di quella teoria fu la prima vittima innocente. E' lecito applicare lo stesso codice di lettura tanto all'idea, ora accreditata da Amato, che una parte dello Stato italiano, eterodiretta dalla Cia, sia arrivata a proteggere e addirittura a incoraggiare golpisti e terroristi pur di frenare l'avanzata del Pci, quanto all'addio senza cordoglio istituzionale di una Medaglia d'oro della Resistenza, ancora oggi ingiuriato per essere stato troppo anticomunista e, negli anni Settanta, ingiustamente accusato di golpismo, e percio' imprigionato, processato e tardivamente assolto. Da un lato c'e' dunque la sincera conversione dello statista Amato all'idea che delle stragi e' colpevole anche

lo Stato. E dall'altro c'e' il silenzioso imbarazzo della sinistra, di Violante, di Veltroni e di D'Alema, dinanzi alla vittima politica di quell'idea, un purissimo eroe della Resistenza al fascismo ora commemorato solo dalla Destra. In un Paese nel quale, leggendo le vite a ritroso, sempre piu' si scopre che sono pochissimi gli eroi dell'antifascismo che non peccarono con il Duce e non militarono nella Resistenza rintanati in un convento. Ed e' evidente che il Doppio Stato non fu incarnato solo dal povero Sogno ma dai piu' importanti uomini di governo degli ultimi quarant'anni: da Andreotti e Cossiga certo, ma anche da Craxi e De Mita, da Scalfaro e da Taviani, dai La Malfa, padre e figlio... Ed e' strano che nulla replichino ad Amato gli uomini-simbolo di quel Centro che sono il cuore della compagine governativa, i Martinazzoli e gli Elia per esempio, ma anche Giorgio La Malfa, De Mita, Mastella... e quel che resta della Dc, la quale nuovamente viene criminalizzata dopo l'ordali'a di Tangentopoli.

Ovviamente tra gli uomini che incarnarono il Doppio Stato ci furono anche prefetti e questori, poliziotti e generali e, tanto per evocarne ancora due, il commissario Luigi Calabresi e lo stesso Aldo Moro che fu un "doppio-statista" prima di diventare un "grande statista", prima cioe' di allearsi con il Pci e costringere "i servizi Usa ad alimentare l'azione delle Brigate rosse e il suo assassinio" come sostiene il latitante generale Maletti, ex capo del Sid, pronto a pentirsi "in cambio di ovvie garanzie di liberta'". E stiamo parlando di quelle Br che - per paradosso ne consegue - fecero certo una scelta perdente ma, in qualche maniera, capirono allora quel che Amato ha capito solo adesso, e cioe' l'esistenza di questo Stato-Ombra: un'ombra che somiglia a quella che lo scrittore Vitaliano Brancati credette di vedere sul ponte di Hiroshima: "Qui lo scoppio della bomba atomica ha fatto sparire completamente le due persone e il cane che vi passavano, ma ha reso indistruttibile l'ombra che in quel momento essi

proiettavano sul parapetto".

Chi conosce Amato archivia come strumentali le polemiche del Polo che lo accusa di avere aperto la stagione della spremitura per accreditarsi come leader della sinistra. Noi pensiamo al contrario al travaglio e allo strappo del custode della moderazione e dei valori occidentali che ha sfrondato lo scettro dei suoi doppi allori e ha reso attendibile un sospetto di classe che era stato il delirio di noi ventenni ed e' ora un'idea programmatica di Cossutta, Bertinotti, Violante, della Commissione Stragi di Pellegrino.

Dopo l'atto di coraggio di Bologna, gli rimane da fare il passo decisivo: Amato cominci a raccontare da par suo; a rifare la storia d'Italia alla maniera di Erodoto, da storico "che ha visto", testimone e protagonista non degli anni delle stragi ma della lunga stagione dei depistaggi e delle connivenze. Basterebbero cinque fatti, rilevanti o indiziari, e dieci nomi, di quei tanti nomi che stanno ancora in cartellone, primattori o comprimari non importa.

Amato non deve fare grandi rivelazioni sulla Cia, ma reinterpretare ammiccamenti, documenti che non capi', complicita'... Non vogliamo il calcio della pistola americana che si intravedeva nella tasca di questo o di quello durante il Consiglio dei ministri. Ci basta solo un cappello alla Grande Gatsby.

 
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