, uno dei primi ad essere codificato dal legislatore, poi le aree destinate a servizi dei piani regolatori adeguati alla legge Ponte, ora ad essere particolarmente colpite - limitando lo sguardo al territorio comunale di Roma - sono i parchi perimetrati all'interno della città, istituiti e regolati con la stessa legge con cui funzionano il Parco Nazionale dell'Abruzzo o quello dello Stelvio. La logica è sempre la stessa e l'ingiustizia che alimenta l'illegalità e la distruzione del nostro patrimonio è ancora più grave perché ci sono proprietari di aree collocate all'interno della città che subiscono un trattamento doppiamente discriminatorio: non vengono privati soltanto dei diritti edificatori ma viene negato loro il diritto all'indennizzo dal momento che il vincolo delle aree collocate all'interno dei parchi nazionali è di tipo ricognitivo e non espropriativo. Dentro la città di Roma troviamo quindi cittadini di tre categorie: quelli che possono trasformare la proprietà, quelli che non possono farlo ma che verranno espropriati, ed infine quelli che non possono farlo e che non verranno nemmeno espropriati (e quindi indennizzati). Sono questi i dati strutturali che alimentano la pratica dell'abusivismo e della distruzione sistematica ed irrazionale del territorio romano e non solo.
Per porsi in maniera credibile il problema dell'ambiente e del nostro patrimonio non si possono eludere questi nodi e trovare una risposta adeguata al problema. Le risposte in parte sono state gia elaborate e quelle più efficaci sono quelle che hanno messo al centro la responsabilità del proprietario del bene. Non ci sono solo quelle "libertarian" ma anche la teoria patrimoniale dell'ambiente elaborata in Francia che è alla base della conservazione e gestione del patrimonio forestale francese.