Da "Io Donna"
Riuscite a immaginare che vi siano zone ancora inesplorate? Eppure in Gabon esistono migliaia di chilometri di foresta pluviale primaria, mai abitata e fino a pochi anni fa mai esplorata. Il primo ad organizzare una spedizione lungo il fiume Ivindo è stato un italiano, Giuseppe Vassallo, console onorario del Gabon e appassionato naturalista. "Ho individuato sulla carta le cascate del fiume Ivindo", ci ha raccontato poco prima di morire due mesi fa in un incidente automobilistico. "Ho scoperto che la conoscevano solo alcuni gruppi di pigmei e che nessuno, nemmeno gli scienziati dell'Iret, l'Institute de recherches tropicales di Makoku, a una giornata di macchina, si erano mai avventurati fin lì. Insieme con dei piroghieri sono sceso fino alle cascate della Mingouli, ritrovandomi in paradiso, con elefanti e scimpanzé a pochi metri, profumi e silenzi mai sentiti"
Per Giuseppe Vassallo scattava così la corsa contro il tempo: quel pezzo di natura meraviglioso andava sottratto al più presto alla Rougier Ocean Gabon, una delle più potenti compagnie di legname, che dopo aver distrutto la costa aveva appena ricevuto un'altra concessione a penetrare all'interno del paese. Negli ultimi trent'anni, in Africa, lo sfruttamento intensivo delle foreste ha risparmiato solo l'8% della superficie originaria, migliaia di chilometri divisi tra repubblica Democratica del Congo, Repubblica Popolare del Congo e Gabon.
"La foresta pluviale è un'industria che produce e ricicla tutto" ci ha spiegato Giuseppe Vassallo. "Usarla per le sue materie prime è come usare la tela della Gioconda per farsi dei vestiti". Partendo da questa riflessione e grazie ad una instancabile lotta, Vassallo ( e il gruppo di studiosi europei e americani che lo ha sostenuto in tutti questi anni) ha ottenuto finalmente quello che sembrava un'utopia. Nello scorso maggio, con un rappresentante governativo ed una Ong locale, si è infatti arrivati alla creazione della FIGET (Foundation International Gabon Eco-Tourisme) - Giuseppe Vassallo, che ha proposto al governo del Gabon un accordo rivoluzionario: prendere in affitto per 99 anni un primo tratto dei 3000 Km quadrati della foresta d'Ipassa-Mingouli, a un costo pari a quello pagato dall'industria forestale, per la conservazione del suo patrimonio botanico, zoologico e culturale. "Numerosi scienziati ed economisti sostengono che tra un decennio le foreste tropicali primarie, divenute rarissime, acquister
anno un grande valore di mercato, molto più elevato di quello che oggi viene dallo sfruttamento del legname", dice Gustavo Gandini, vice presidente della neonata Fondazione. "Il nostro impegno è di trarre dalla foresta fonti di reddito alternative, dalla ricerca di bioplastiche alla scoperta di nuove essenze per la creazione di profumi o farmaci, ma soprattutto pensiamo a un nuovo turismo ecologico". Per la prima volta, l'anno scorso, lo scienziato francese Francis Hallé, membro della FIGET, è salito con un dirigibile sulle cime degli alberi della foresta di Ipassa-Mingouli, alti fino a 60 metri, e con una rete ha camminato sulle loro chiome per raccogliere sostanze ancora sconosciute, ora allo studio della sua équipe. Il Gabon è l'unico paese al mondo dove cresce l'iboga, pianta magica per i Pigmei, il cui principio attivo, l'ibogaina, è efficace nella cura della dipendenza da droghe o alcool. Il progetto che la Fondazione ha messo a punto prevede il coinvolgimento di una rete internazionale di industrie ch
e abbiano dimostrato sensibilità ecologica perché rilevino la concessione del tratto di foresta dalla Fondazione e a loro volta lo cedano ai consumatori, in piccole parcelle, attraverso i loro prodotti. Chi compra una bottiglia di acqua minerale, compra anche il diritto a conservare un metro quadro di foresta".