Di tutte queste vicende legate alla pedofilia (e per quel che riguarda Vittorio Feltri e "Libero", non ho dubbi che l'unica vera loro sofferenza sia stata il calcolare la tiratura dell'edizione con la lista da sbattere in prima pagina); e dati per acquisiti tutti i discorsi che dovrebbero e spero siano di patrimonio comune ai lettori di questa "piazza" circa i rischi di simili iniziative, vorrei sapere alcune cose.
Si suona la grancassa circa adescamenti pedofileschi via rete. Non mi risulta, tuttavia che gli autori dei delitti più efferati e che maggiormente hanno colpito la pubblica opinione (dal caso Chiatti, ai bambini del quartiere Ballarò di Palermo; dal quartiere vicino a Napoli agli ultimi episodi di Imperia e Andria), navigassero in Internet; anzi, neppure possedevano un computer e lo sapevano usare: Dunque: quanti casi di pedofilia e di adescamento via Internet si sono verificati in Italia? Mi pare, a memoria, nessuno. Se ci sono dati disponibili, piacerebbe averli.
Tutti gli esperti sono comunque concordi nel dire che la stragrande maggioranza di violenze e manifestazioni di pedofilia si consumano nella cerchia familiare (padre, zio, fratello, cugino, ecc.) o in quello amicale; o, ancora, vedono per protagonisti preti.
Se tutto questo è vero, che senso ha e perché si suona la grancassa di Internet? Posso credere che per qualcuno probabilmente "suona bene", e fa tanto "in" parlare di Internet, rete, "sito" e cose di questo tipo. Tuttavia ho il fortissimo timore che attraverso campagne terroristiche come quelle in corso, prima o poi a qualcuno verrà l'idea di proporre un garante di Internet, una commissione parlamentare di vigilanza e via controllando.
Oserei pensare che questo aspetto del problema sia piuttosto grave e meriti che noi per quel che si può e si sa, si provi ad occuparcene.