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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Marco - 28 agosto 2000
Tra i 10 punti della rivoluzione liberale, illustrati da Berlusconi ai giovani di Comunione e Liberazione troviamo un programma di grandi opere pubbliche. Lo strumento per realizzare questo programma è stato gia presentato alla Camera, ed è il progetto di legge Tremonti, Berlusconi e Bossi che segue:

Art. 1. Dato l'obiettivo di modernizzare e di sviluppo del Paese, la presente legge introduce, nella

forma della "legge-obiettivo", un regime giuridico speciale per la realizzazione delle

infrastrutture e degli insediamenti industriali qualificati come strategici nella legge finanziaria

di ciascun anno.

Art. 2. La qualifica di cui al primo comma sostituisce ad ogni effetto tutte le concessioni,

autorizzazioni, nulla osta, atti di assenso, controlli e simili attualmente previsti

dall'ordinamento, salvo quanto disposto dalle norme comunitarie.

Art. 3. Le infrastrutture e gli insediamenti industriali strategici sono proposti al Governo dai Presidenti delle Regioni interessate, o dal loro coordinamento in caso di opere che interessano più Regioni, sulla base di progetti industriali basati preferenzialmente sulla tecnica del proyect financing e recanti il preventivo di spesa complessiva, con evidenza specifica dell'eventuale onere finanziario a carico dell'erario.

Art. 4. I lavori di realizzazione delle opere sono assegnati mediante le procedure di evidenza pubblica previste dalla normativa europea vigente.

Art. 5. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge il Governo è delegato ad emanare uno o più decreti legislativi di semplificazione della normativa vigente in materia di lavori pubblici, attenendosi al principio e criterio direttivo del massimo possibile snellimento ed accelerazione delle procedure di evidenza pubblica.

Art. 6. Sulla base di atto di indirizzo e coordinamento adottato nelle forme del d.P.C.M., previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, le Regioni approvano la normativa eventualmente necessaria sulla base della legislazione vigente in ciascuna Regione.

Il modello previsto dalla proposta Tremonti è quello dell'enterprise zone thacheriana, che individuava degli ambiti territoriali in cui venivano disapplicate limitatamente ad un certo tempo tutte le norme e i controlli di natura ambientale e fiscale.

La differenza con quanto proposto da Tremonti e soci è riscontrabile almeno da due punti di vista: il primo è che il regime speciale introdotto con l'entreprise zone aveva dei limiti temporali, e che le aree venivano individuate in forza della loro strategicità mentre nella proposta del Polo non è dato sapere per quanto tempo questo regime speciale durerà e dove troverà dei limiti nella sua applicazione visto che viene considerato il mezzo per sbloccare la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti industriali strategici; secondo perché l'individuazione di queste opere si compie attraverso la definizione di una categoria del tutto soggettiva, quella delle grandi opere, che comprenderà la famigerata Salerno Reggio Calabria, così come la strada di collegamento di due comuni nella provincia di Treviso, nel caso in cui il Presidente della Regione Veneto considererà strategica questa "grande opera", magari dal punto di vista della sua rielezione.

In questo modo non andiamo certo verso la Londra della Thatcher e di Blair ma torniano alla logica dell'intervento straordinario per il Mezzogiorno, estesa a tutto il territorio. La disapplicazione dei meccanismi della Legge Merloni, limitatamente ad alcune categorie di opere, determinerebbe una forte anomalia del mercato delle opere pubbliche, proprio ora che si apre timidamente agli investimenti e ai capitali dei privati grazie all'istituto della concessione di costruzione e gestione, alla priorità data alle opere in project financing e all'istituto dei promoters per la realizzazione dell'opera pubblica.

Per costruire una alternativa a tutto questo, può essere di aiuto l'esempio anglosassone, descritto oggi sulle pagine del Sole. La strada possibile è la "Terza via" di Blair, che parte - anche quella - dai cantieri ma con qualche significativa differenza.

Berlusconi evoca un grande programma di opere pubbliche; Blair parla di superamento della vecchia distinzione tra logica di mercato e strategia pubblica. Berlusconi vuole una finanziaria in cui tutte le amministrazioni gareggeranno per vedere aggiudicato un regime giuridico speciale alle infrastrutture e agli insediamenti industriali, che ricadono sul proprio territorio; Blair rilancia lo strumento del PFI (Private Finance Iniziative), con il quale un operatore privato, a fronte del pagamento di una tariffa periodica, provvede alla progettazione, costruzione e gestione di un'opera che tradizionalmente viene realizzata dall'operatore pubblico.

Berlusconi fa riferimento in termini eventuali al ricorso al Proyect financing; Blair apre la strada ad un deciso superamento di questo modello introducendo l'istituto del PPP (Pubblic Private Partnership), con il quale la ideazione, la progettazione, la realizzazione e la gestione dell'opera pubblica sono affidate ad apposite società di progetto, che si costituiscono con il mandato specifico di proporre all'amministrazione pubblica la realizzazione di quel servizio o di quel pacchetto di servizi.

Come aspirante presenza liberale, liberista di opposizione facciamo bene a guardare a Blair quando autorizza la ricerca sulle cellule staminali di provenienza embrionale, valutiamo la possibilità di fare lo stesso - con la scontata considerazione di quanto sia meno significativo in termini assoluti - anche quando decide di abbattere il monopolio pubblico della trasformazione e della gestione della città e del territorio creando le condizioni per l'apertura di un mercato dei servizi urbani legati alla riqualificazione urbana, al trasporto ed alla gestione integrata dei problemi ambientali.

 
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