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Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 18 settembre 2000
Prendo spunto dal comunicato di Cappato su Verde per esprimere un dissenso che rimuginavo da tempo. Capisco la tradizionale insofferenza dei radicali verso l'organo di autogoverno dei magistrati, tuttavia il riverbero di ostilità che essa genera nei confronti del vicepresidente del CSM è sbagliata. Relativamente all'operato e alle idee di Verde, infatti, i responsabili giustizia del partito, e in particolare Piero Milio, prendono a mio avviso un abbaglio. Se ad essi non sono sfuggite le tre interviste che negli ultimi mesi Verde ha rilasciato a "Repubblica" e al "Corriere", non possono non aver notato i richiami di netta marca garantista e le posizioni di chiaro segno liberale da lui espressi. In particolare è da incorniciare l' intervista di sei giorni fa a Repubblica, in cui egli sottolineava come il compito unico dei magistrati dovesse essere la repressione dei reati e la risoluzione delle controversie e non la lotta o la prevenzione dei fenomeni sociali. Per noi queste osservazioni possono sembrare
ovvie, ma in un paese in cui si è affermata una cultura giudiziaria barbara, che, anzichè rispettare alla lettera i codici, ambisce a preoccupanti "rigenerazioni" etico-sociali, esse hanno un valore, politico oltre che culturale, enorme.

Inviterei perciò chi si occupa delle questioni giudiziarie a non mescolare tutto nel calderone degli atteggiamenti "di regime", di distinguere con maggior sottigliezza gli schieramenti e le posizioni all'interno del CSM, e in particolare di osservare con maggior attenzione gli atti e le affermazioni di Verde, e, se del caso, valorizzarli.

 
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