pag.1REFERENDUM E IMMIGRATI
SE ANCHE GLI SVIZZERI
NON CHIUDONO LE PORTE
Marco Cappato Partito Radicale
Il cane ha morso l'uomo, ma non ha fatto notizia. Il 63% per cento dei votanti al referendum svizzero per limitare le quote di immigrati ha risposto "no". Un risultato che ribalta sul muso dei cardinali alla Biffi, degli intellettuali alla Sartori e dei demagoghi alla Bossi, il luogo comune, tanto diffuso quanto falso, dell'immigrazione come fenomeno "condannato ad essere impopolare". Se guardiamo i dati da vicino il risultato è ancora più impressionante. La destra nazionalista svizzera, promotrice del referendum, proponeva che il tasso di immigrati legalmente ammessi si limitasse al 18%, a fronte dell'attuale 19,3%. In Italia siamo fermi attorno al 3%, cioè un sesto del tetto che i promotori ritenevano accettabile. Gli Svizzeri hanno deciso che nemmeno il 18% bastava, e in un cantone hanno persino votato per il diritto di voto agli immigrati dopo 5 anni, come già accade in altri cantoni. Ma cosa diavolo è accaduto in Svizzera? Ma non ci avevano raccontato che il vento delle Alpi, che soffia dalla Savoia all
a Carinzia, è un vento xenofobo e razzista? Ma non ci avevano insegnato, quelli della sinistra "per bene", che per combattere tutto questo, bisogna saper contenere l'immigrazione (cioè reprimerla meglio di quanto farebbe la destra) e mettere gli Haider fuori legge, perché altrimenti il popolo, incantato dalle sirene della nazione etnica, avrebbe riaperto la porta ai mostri del secolo passato? Oppure gli svizzeri sono diventati all'improvviso un branco di gruppettari da centro sociale, in preda ad una nuova forma di autolesionismo di massa?
Ecco lo scoop: gli svizzeri sono fatti come noi! Forse persino più conservatori di noi (la gente di montagna, si sa, sta un po' sulle sue). Come noi, identificherebbero nell'immigrato un pericolo se l'immigrato fosse, come da noi, condannato alla disoccupazione da leggi liberticide che lo ricattano a suon di bollini ministeriali e che proibiscono di fatto le nuove forme di lavoro e la libertà di impresa. Proprio come noi, gli svizzeri hanno tanto più paura dell'immigrato quanto più egli è un clandestino, un "fuorilegge" del lavoro nero o della droga e della prostituzione proibite. Proprio come noi, infine, avrebbero leggi sempre peggiori e sempre più repressive se fossero governati da partiti spaventati dalla libertà e soprattutto dalla democrazia, nemici dei referendum perché convocati su materie sempre troppo o troppo poco importanti.
Gli svizzeri invece, proprio come faremmo noi, accolgono il 20% di immigrati e, se servirà, ne accoglieranno ancora, e li lasceranno votare così come li lasciano lavorare. Così come li lascerebbero lavorare i nostri imprenditori se non fossero taglieggiati dal fisco o imbrigliati dalle leggi sul lavoro. Proprio come noi, se non fossimo governati da un grande ed unico "polo" proibizionista e illiberale che unisce destra e sinistra, gli svizzeri sanno che non è una buona idea lasciare in mano alla mafia (anche quella di "importazione", certo) il mercato delle droghe, e stanno cercando strade alternative di cura e di recupero, alle quali anche gli italiani avevano aperto la strada con il referendum (ma guarda un po', un referendum!) del '93 contro il proibizionismo sulle cure.
Una bella lezione, non c'è che dire, per i nostri cecchini di scafisti, difensori della razza padana e delle nuove barriere clericali contro gli infedeli. Peccato che anche la notizia sia divenuta quasi "clandestina", proprio come è clandestina nel nostro paese la legalità, la democrazia, i referendum.