Caro Giulio,
Queste poche righe per amicizia. Perché pensavo che proprio a te non sarebbero state necessarie. Fermo restando, ovviamente, che posso non avere capito niente.
La mela Milosevic è marcia da molto tempo. E, almeno da quando abbiamo concorso - credo in modo anche importante - alla sua incriminazione, è destinata a cadere.
Questa incriminazione, oltre che i tragici eventi del Kosovo, sono serviti anche a far prendere coscienza a quelli per chi la Croazia e la Bosnia non erano bastati. E di fatti, a parte qualche pasdaran come Cossuta, Bossi, Bertinotti e pochi altri, l'Italia che non o poco si era schierata fino ad allora, la sinistra in primis, si è schierato con decisione con in testa il Primo ministro di allora, Massimo D'Alema.
Oggi tutti - salvo i soliti pasdaran - dichiarano che Milosevic se ne deve andare. Da Schroeder a Jospin, da Aznar a Blair fino a Dini e perfino Putin Benissimo. Anche se credo che se, finalmente partirà, sarà più dovuto, in questa fase, a quello che succederà o già succede a Belgrado come la trovata del secondo turno del resto lascia intendere.
Ai Balcani, più che soffiare perché cada la mela (cosa che fanno, ripeto, tutti) servono, credo, altre cose. Per esempio : fare in modo che la nuova legge sull'insegnamento superiore in Macedonia (che consentirà ai macedoni albanofoni di studiare nella propria lingua). Per esempio : integrare - da subito - tutti i paesi dei Balcani con i requisiti in termini di democrazia nell'elenco (quello vero) dei paesi candidati all'Unione europea. Per esempio : impedire - come è stato fatto per molto tempo - che l'Albania, la Croazia e - tuttora - la Macedonia possano aderire all'OMC.
Ma più in generale, credo che il » nostro tempo nei Balcani sia per lo più un tempo passato. Perché la parte più cruciale della questione dei Balcani è - male e tardi (ma credo che abbiamo tentato e, a volte, anche fatto molto perché le cose andassero in modo diverso) - in via di risoluzione.
Oggi altri devono essere i nostri fronti. Come sempre quelli di cui non si occupa nessuno o quasi nessuno. E sono personalmente assolutamente convinto che prima fra questi c'è il fronte della democrazia in Cina e quindi della libertà in Tibet. Li si gioca la grande - e, per molti versi, già tragica - partita dei nostri giorni.
Un abbraccio,
Olivier