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Barletta Amedeo - 16 ottobre 2000
antonio russo - un documento interessante
ho ritrovato questa intervista

ci sono passaggi interessanti

AGO 04/05/00 CECENIA: UNA GUERRA DIMENTICATA Intervista ad Antonio Russo, inviato di Radio Radicale

di silvia valeri per L'Osservatore Cittadino

Precisiamo che questa intervista è stata realizzata il 26 marzo, prima delle elezioni in Russia. La guerra dimenticata, i massacri e gli eccidi di massa da nascondere al mondo intero, anche grazie ad una informazione filtrata e controllata: questa è la situazione drammatica descritta da Antonio Russo, corrispondente dalla Cecenia per Radio Radicale, unico giornalista sul posto, tra i civili ed i partigiani sulle montagne caucasiche. Da 10 anni inviato di guerra, nelle situazioni di conflitto più cruente (Kosovo, Ruanda, Cecenia), recentemente è stata presentata, trasversalmente da An e Ds, la sua candidatura al premio dellÆOSCE come corrispondente estero per i diritti umani e la democrazia. Dalla Cecenia ha portato con sé immagini di forte impatto emotivo che testimoniano le uccisioni dei civili. Abbiamo ripercorso con lui i giorni passati in Cecenia, in un racconto di quanto accade sul fronte della guerra che si intreccia con il tentativo di proporre unÆinterpretazione politica delle vicende in atto e di co

llocarle allÆinterno del grande gioco della politica internazionale.

Quando ti sei recato in Cecenia?

Sono andato in Cecenia alla fine dello scorso anno come corrispondente per Radio Radicale.

E qual è stato lÆimpatto quando sei arrivato sul posto?

I ceceni sono gente di montagna estremamente dura, chiusa, con la mentalità da clan, per cui chi è fuori viene considerato un esterno, un nemico. Questo atteggiamento ha profonde motivazioni storiche ma è anche vero che ci sono componenti mafiose forti che dominano in Georgia e in Russia.

Si tratta di un problema principalmente etnico o cÆè molto di più?

EÆ un problema complesso, etnico sicuramente ma soprattutto geopolitico. La Cecenia, come del resto lÆAzerbajan, il Daghestan, la Georgia e lÆArmenia, rappresenta un corridoio preferenziale tra il sud-est asiatico, la Russia e lÆOccidente. Oggi prevalgono forti ragioni economiche relative alla presenza, allÆestrazione e al trasporto del petrolio: la via ingusceto-cecena è la migliore, la più corta. Quindi il motivo commerciale è il principale, poi bisogna considerare lÆodio storico tra ceceni e russi, che si combattono da 170 anni.

La sostituzione di Eltsin con un uomo forte come Putin si può considerare frutto di una strategia a livello internazionale, tenendo conto anche del silenzio che ha accompagnato la repressione cecena?

Sicuramente. Sono certo che il prossimo 26 marzo Putin verrà eletto. Nel momento in cui diventerà ufficialmente il presidente russo temo che si porterà a compimento un processo di "calcificazione" della Cecenia per dimenticare tutto, con il rischio che si finisca di svuotarla. Il problema grosso è che le lobbies petrolifere cecene volevano le royalties per il passaggio del petrolio. Mosca non glielo ha mai concesso, pressata anche dallÆopposizione delle famiglie al potere. La Cecenia è una terra povera, lÆunica sua ricchezza consiste nella posizione strategica dal punto di vista territoriale e dalla presenza del petrolio e di gas nel sottosuolo.

Dalle notizie in tuo possesso, a che punto è il processo di conquista del territorio ceceno?

I russi non lo hanno ancora conquistato.

Come giudichi la visita a Grozny di Putin, che nei giorni scorsi è sceso a bordo di un caccia sulla capitale cecena?

Non significa assolutamente nulla. I ceceni sono dei guerrieri. O Putin decide di farli fuori tutti, di spazzarli completamente (470.000 sono rimasti nel loro territorio, 1milione sono allÆestero) o la guerra continuerà. Anche la strategia è cambiata. Dopo la presa di Grozny, i ceceni si sono asserragliati sulle montagne e vi assicuro che i russi avranno difficoltà ancora maggiori che in inverno nel fronteggiare la guerriglia su questo territorio così difficile. Se vogliamo fare un parallelo tra il Kosovo e la Cecenia, dobbiamo evidenziare che sono due guerre condotte con metodi e mezzi molto diversi. Nel primo caso lÆUck combatteva con armi ridicole, mentre i ceceni sono organizzati, sono armati fino ai denti. Ho visto, personalmente, un ceceno posizionato su un tetto che con uno Sting abbatte tranquillamente un aereo russo. Bisogna considerare poi che se la guerra si prolungherà, sono pronti ad intervenire 5.000 ceceni dalla Turchia, 2.000 dalla Germania e 1.000 dallÆInghilterra. I ceceni non sono stanchi

della guerra, la loro capacità di resistenza è stata una sorpresa per i russi.

Come si autofinanzia la Cecenia?

Al di là dei supporti della popolazione (al contrario degli albanesi, i ceceni non sono molto visibili nella realtà mondiale), nella maggioranza il denaro è ricavato dai proventi dei traffici di droga, di armi e di uranio, che passano forzatamente da questi territori. Alla Russia da molto fastidio questa posizione strategica che si traduce in una posizione di forza.

Che cosa hai visto in Cecenia? Si è parlato di lager, di fosse comuni. Confermo che ci sono stati dei massacri di civili. Donne e bambini sono stati uccisi. Ricordo, benissimo, lÆimmagine toccante di un bambino di circa un anno con un piede amputato da una mina. Non sono ancora riuscito a reperire materiale sui campi, che sono controllati dallÆesercito russo, dove è praticamente impossibile per un giornalista accedervi ma le testimonianze ci sono. UNCHR e OCSE lo sanno benissimo. Io respingo le accuse di essere filoalbanese o filoceceno. Sono per i diritti umani, per il rispetto delle condizioni minime di esistenza. I profughi sono senza assistenza e subiscono anche le varie mafie degli aiuti umanitari.

Ultimamente 65 milioni di dollari destinati ai ceceni da Siria e Giordania sono spariti in Georgia.

Alcuni filosofi francesi lo hanno definito un nuovo Olocausto.

Io non parlerei di Olocausto. Oggi la presenza di vincoli internazionali, compresa la ventilata minaccia di un intervento da parte della Nato, escludono la possibilità di condurre guerre paragonabili a quanto accaduto durante il Nazismo. Piuttosto si mettono in atto delle strategie militari per le quali paga il popolo, con lÆintento di ripulire unÆintera area geografica. Quello che si sta perpetrando è un vero e proprio etnocidio. Si sta portando avanti lÆuccisione indiscriminata di un intero popolo, di quelli che vengono considerati terroristi. Un popolo che rischia di estinguersi, di sparire. Ho incontrato pochissimi ceceni di 50 anni, lÆetà media è estremamente bassa e lÆincremento demografico è nullo. Si mandano i ragazzi in guerra, impedendo loro la possibilità di mettere su famiglia. E una scelta precisa, il frutto di uno studio a tavolino e una tattica antica: in quellÆarea sono sparite 5-10 etnie e i ceceni rischiano di fare la stessa fine.

Le associazioni internazionali come si sono comportate rispetto a questa situazione?

Sono dispiaciuto del loro comportamento, perché li ho visti poco attivi sul fronte dellÆinformazione. Io ho sempre contato sullÆUNCHR. Pur essendo critico rispetto alla gestione generale, quando sono sul posto cerco di dare una mano e di cooperare; mi sono adoperato per superare la diffidenza, stabilire contatti, fare da intermediario. Mi dispiace che loro, con gli strumenti che hanno, non abbiano usato la televisione e gli altri canali per informare su questa guerra. Secondo me è una grave mancanza, determinata da forti pressioni politiche.

Si può affermare che i costi di questa guerra sono in mano a Stati Uniti e UE?

Sì. Noi stiamo pagando la guerra a Putin dopo che è Usa e UE hanno deciso la cancellazione di parte del debito russo. La visita della Allbright a Mosca è stata una buffonata, ha rilasciato dichiarazioni scandalose, ha nascosto volutamente la scomoda verità cecena.

La guerra è stata funzionale allÆascesa di Putin?

La dinamica della politica di Mosca è imprevedibile, a differenza di altre realtà come la nostra, per cui fino allÆultimo non si sapeva chi potesse essere il delfino. Putin era un personaggio sconosciuto, dal passato politico inesistente. Secondo me rappresenta una scelta tassativa degli americani. In questa vicenda si sono intrecciati due interessi: quello della Cia e quello del Kgb. Purtroppo è soltanto una ipotesi, ma il sospetto cÆè. Considerata lÆimproponibilità di Eltsin a livello di immagine, si sono sovrapposti due fattori di tipo estetico e politico. SullÆonda di questa sorta di post-modernismo, in Europa si sono affermati politici come Blair, Aznar, Haider, tutti quarantenni affascinanti e carismatici. Lo scenario della politica internazionale pretende personaggi pubblici che, prima della loro reale statura politica, debbano colpire lÆimmaginario collettivo più che altro per una figura forte e rassicurante.

Come vedi lÆequilibrio politico del mondo con un personaggio forte come Putin che si presume occuperà per anni la scena politica e una figura come quella di Bush junior che per ora è conosciuto come il governatore americano che ha decretato un numero incredibile di condanne a morte? EÆ uno scenario preoccupante. La tendenza generale è una sorta di feed-back conservatore, un ritorno allÆautoritarismo. La crisi della politica sullÆeconomia sta creando questa isteria della politica per riappropriarsi dellÆeconomia stessa. Per fare questo è necessario rifarsi a visioni autoritarie, riappropriarsi di una serie di strumenti importanti come i servizi segreti, le forze dellÆordine, la magistratura. Anche la diplomazia subirà dei contraccolpi, cÆè il rischio di non saper più gestire le trattative internazionali.

Mi preoccupa il mancato rispetto dei trattati relativi allÆuso delle armi: è inammissibile che la Russia possa compiere esperimenti nucleari infrangendo gli accordi bilaterali senza che la comunità internazionale intervenga. In tutto questo, lÆEuropa rimane schiacciata tra due poli, guidata da personaggi che alzano la voce ma non sono capaci di incidere veramente.

 
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