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Conferenza Rivoluzione liberale
Manfredi Giulio - 8 novembre 2000
Al Presidente
del Consiglio Regionale

del Piemonte

Roberto COTA

Al Vice-Presidente

del Consiglio Regionale

del Piemonte

Lido RIBA

Ai componenti del

Comitato della Regione Piemonte

per l'affermazione dei valori della Resistenza

e dei principi della Costituzione Repubblicana

Loro Sedi

Torino, 8 novembre 2000

Egregio Presidente, Egregio Vice-Presidente, Cari colleghi,

abbiamo partecipato con vivo interesse alla prima riunione del Comitato ed abbiamo apprezzato tutti gli interventi dei partecipanti, ritrovando in ciascuno di essi la volontà di <> (art. 1 della legge regionale n. 7/1976) il patrimonio storico, culturale e politico della Resistenza. In particolare, ci hanno colpito le parole del consigliere Monticelli, che ha sottolineato la vitale esigenza di inserire le future attività del Comitato nell'attuale contesto europeo; abbiamo trovato in tale opinione il riscontro puntuale di una nostra riflessione che vi riversiamo, certi che solo un confronto franco e serrato possa portare al varo di iniziative non rituali ma vincenti e convincenti.

Gli Stati usciti vincitori dalla lotta contro il nazismo e il fascismo affrontarono subito il problema di riportare l'indispensabile condanna degli autori dello sterminio di milioni di ebrei (ma anche di zingari, di omosessuali, di "diversi" comunque dallo standard razzista) nella sfera del diritto penale, dello Stato di diritto. Il processo di Norimberga ai gerarchi nazisti (e quello di Tokyo ai gerarchi giapponesi) rappresentò, soprattutto, questo: la ricerca, attraverso le regole di procedura penale, di una giustizia severa, non di una vendetta selvaggia. La prossimità ai crimini giudicati e l'enormità dei crimini stessi non poteva impedire a tale giustizia di essere "la giustizia dei vincitori", con tutte le contraddizioni implicite (per esempio, l'accusatore sovietico aveva partecipato attivamente, dieci anni prima, alle purghe staliniane ) e con l'inevitabile corollario delle condanne a morte per i maggiori esponenti del regime hitleriano.

Mezzo secolo ci separa da quegli eventi; nemmeno un decennio ci separa, invece, dai crimini di guerra e contro l'umanità compiuti nei territori dell'ex-Jugoslavia e del Ruanda. Il solenne impegno <> si è rivelato una terribile illusione: l'identificazione del <>, la sua espulsione, il suo ammassamento in campi di concentramento, il suo stupro, la sua castrazione, il suo annichilimento prima psichico e poi fisico; abbiamo rivissuto tutto, in televisione Poi, lentamente, la comunità internazionale si è mossa: nel maggio del 1993 il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite ha istituito il Tribunale Penale Internazionale per i crimini commessi nell'ex Jugoslavia. Un tribunale non più di parte ma rappresentante di tutti gli Stati dell'Onu; un tribunale che reca nel proprio statuto la garanzia dei diritti della difesa e l'esclusione delle sentenze capitali; un tribunale che ha lavorato in questi anni fra grandissime difficoltà (la ricerca delle prove, il reperimento e la tutela dei

testimoni, la cronica mancanza di fondi) ma che ora sta iniziando a marciare a pieno ritmo, grazie anche al crollo del regime di Milosevic (è proprio di questi giorni la notizia che il nuovo presidente serbo Kostunica ha autorizzato l'apertura di una sede del Tribunale a Belgrado); un tribunale che ha avuto come suo primo presidente il professor Antonio Cassese e che vede attualmente fra i suoi componenti il giurista Fausto Pocar.

Siamo convinti che le attività, se non l'esistenza stessa, del Tribunale dell'Aja (e di quello contro i crimini in Ruanda creato nel 1994) siano sconosciute a gran parte dei cittadini europei, italiani, piemontesi; in particolare, siano sconosciute alle nuove generazioni. Anche il grande progetto relativo all'istituzione di una Corte Penale Internazionale (competente sui crimini di guerra, contro l'umanità e di genocidio compiuti in tutto il mondo) è relegato alle discussioni fra addetti ai lavori, mentre avrebbe bisogno del contributo dell'opinione pubblica internazionale per diventare realtà.

Ecco, allora, le nostre proposte: questo Comitato finanzia ogni anno la visita di studenti delle scuole superiori piemontesi ai campi di sterminio nazisti. Riteniamo che sarebbe profondamente istruttivo abbinare a tale appuntamento la visita al Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, per apprendere come lavora concretamente tale istituzione (abbiamo verificato che il TPI ha un settore "pubbliche relazioni" che ospita visite guidate); sarebbe un bel modo per "rimeditare nella loro operante attualità" i valori della Resistenza trasfusi nella Costituzione repubblicana. Inoltre, il Comitato, magari in sinergia con la Presidenza del Consiglio Regionale e con la Presidenza della Giunta Regionale, potrebbe organizzare a Torino un convegno di studi sulle attività dei due Tribunali Penali Internazionali esistenti e dell'istituenda Corte Penale Internazionale.

Siamo andati fuori tema? Non ci pare; al contrario, riteniamo di additare un filone di impegno e di azione in grado di strappare questo Comitato dalle ritualità, dalle scontatezze, senza rinunciare a nessuna delle ragioni per cui esso è stato istituito ma, anzi, arricchendole, vivificandole, salvaguardandole.

Sperando nella Vostra attenzione e rimanendo in attesa di un Vostro parere, inviamo distinti saluti.

Carmelo PALMA Giulio MANFREDI

Consigliere regionale radicale rappresentante Lista Bonino

 
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