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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 11 dicembre 2000
REGOLE PER IL FINANZIAMENTO DEI PARTITI
E nuove norme per "proteggere la democrazia"

da LA STAMPA, lunedi' 11 Dicembre 2000

inviato a NIZZA

L'Europa reintroduce il finanziamento pubblico dei partiti che, dopo gli scandali, l'Italia ha abolito con un referendum. Nella bozza del nuovo Trattato sul tavolo del Consiglio Europeo di Nizza e' infatti previsto che i partiti politici europei siano finanziati ricorrendo al bilancio comunitario. Finora erano i partiti nazionali a spesare le attivita' dei gruppi parlamentari che siedono a Strasburgo. Dopo aver spinto per la nascita dei partiti europei, che ha portato alla costituzione del Ppe, del Pse, dei liberaldemocratici dell'Eldr e dei Verdi, ora potrebbero arrivare anche i soldi per il loro funzionamento.

Le regole per definire lo statuto dei partiti transnazionali e del loro finanziamento, secondo il nuovo articolo 191 del Trattato, saranno stabilite in un secondo momento dai ministri degli Esteri della Ue. I capi di Stato e di governo si sono limitati ad affermare il principio e a definire i "paletti". Le nuove disposizioni, si legge, "non implicano alcun trasferimento di competenze alla Comunita' Europea e non incidono sull'applicazione delle regole costituzionali nazionali". E soprattutto si e' chiarito che i "finanziamenti offerti ai partiti europei dal bilancio della Comunita' non potranno in alcun modo essere utilizzati per il finanziamento diretto o indiretto dei partiti nazionali".

Sempre in un ambito prettamente politico, ma di ben diversa natura, si concretizzano nel nuovo Trattato di Nizza le nuove norme a tutela dei valori fondamentali della democrazia europea, la cui debolezza fu messa in luce dalla crisi dovuta all'ascesa di Jorg Haider e dal successivo durissimo braccio di ferro ingaggiato dagli altri quattordici Paesi con l'Austria. Nella nuova formulazione dell'articolo 7 del Trattato, e' stata inserita una clausola di pre-allarme, proprio per evitare le esasperazioni del caso austriaco. Finora, infatti, l'articolo 7 prevedeva la pura e semplice sospensione del diritto di voto di un Paese per "violazioni gravi dei principi democratici e dei diritti umani".

Con la clausola di "early-warning" la procedura e' destinata a divenire meno drastica. Con il voto dei nove decimi dei suoi membri, e dopo aver recepito il parere del Parlamento Europeo, il Consiglio potra' "constatare l'esistenza di un evidente rischio di violazione grave" dei medesimi principi, esplicitati nel precedente articolo 6, da parte di uno Stato membro e "rivolgergli le opportune raccomandazioni". Prima di effettuare la constatazione ed inviare il "messaggio", tuttavia, il Paese accusato di queste violazioni dovra' in ogni caso "essere ascoltato", cosa che non fu fatta nei confronti dell'Austria quando i liberal-nazionalisti di Haider vinsero le elezioni e giunsero al governo. Il Consiglio, deliberando secondo le stesse procedure, potra' chiedere ad un comitato di saggi indipendenti di "presentare in tempi ragionevoli" un rapporto sullo Stato membro in questione.

 
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