Roma, 20 Dicembre 2000. Il quotidiano "Libero" pubblica oggi in prima pagina il seguente articolo di Marco Pannella.
"A settant'anni, e mezzo secolo abbondante di lotte civili, non vi è attualmente in Italia un solo giornale, grande o piccolo che sia, di destra di centro o di sinistra, dove mi sia consentito di poter scrivere, magari una semplice libera rettifica, quando lo ritenga utile o necessario, con la ragionevole speranza di vedermi "pubblicato". E' solo con te che questo ormai può accadere. Spero che la situazione cambi, lotto anche per questo; ma troppa è la paura dei propri lettori e (anche) editori perché i tuoi colleghi di pari grado mollino la presa su una informazione leale (e magari dura a darsi e leggersi, ma veritiera): sono in preda alla disonestà, alla viltà, al "benaltrismo", o all'intolleranza, all'arroganza, al loro quieto vivere di dipendenti altolocati e altoremunerati. Più o meno come accade in tutte le altre burocrazie: quella giudiziaria, quella militare, quella ecclesiastica, quella sindacale e confindustriale, e, beninteso, quella partitocratica. Il solo soggetto politico italiano, fra gli oltr
e 40 esistenti, che lotti incessantemente da decenni e tuttora per la riforma presidenzialista (cioè "americana"!) della Costituzione e della politica italiana, è quello radicale. Ieri sera, nel corso della trasmissione (truffaldina) di Bruno Vespa, Silvio Berlusconi ha annunciato di essere, come leader del Polo, per l'elezione diretta del Capo dello Stato e dell'esecutivo. Nessuno, nemmeno Stefano Folli, ha oggi interpretato questa assoluta novità come oggettivamente atta (se non volta) a determinare una convergenza fra radicali e berlusconiani su un punto qualificante della Riforma istituzionale e politica, presidenzialista, federalista, uninominale secca ad un turno, cioè bipartitica, per la quale i radicali sono impegnati, strenuamente impegnati.
E' vero che Silvio Berlusconi, grazie alla disonestà professionale ieri sera manifestata da Vespa (e dalla RAI-TV: Presidenza, Direzione generale, Rete 1, e i compagni di USIGRAI e dintorni, Cdr, "Ordine" dei giornalisti, al pari degli impareggiabili De Bortoli e Giustiniani, non vedono, non sentono, non parlano?), ha ieri battuto il primato detenuto da se stesso di velocità e di radicalità di mutamenti d'opinione: ha accusato Ciampi di aver sbagliato su Haider, e dopo un quarto d'ora lo ha difeso da chi gli rivolge quell'accusa. E' vero, certo; ma è anche vero che se Berlusconi ( o chiunque) dà ragione ai radicali, fa propria una loro rivendicazione, s'aggiunge una ragione di più per abrogare una volta di più perfino la nozione della loro esistenza. Ieri sera, infatti, poteva essere accaduto che il Berlusca consapevolmente volesse riaprire un qualche dialogo con noi: l'unico possibile, su idee e ideali, obiettivi politici e istituzionali. E che non si sia convinto a "rettificare" subito in "diretta" (!) anc
he questo".