Giovedì 28 dicembre 2000
Pannella, D'Antoni e le alleanze elettorali IL MERCATO DEL CENTRO di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Un fantasma, come è noto, si aggira da tempo nel sistema politico italiano: il fantasma del centro. A dargli consistenza - sebbene finora solo potenziale - è l'ammontare cospicuo di elettori (tra un quarto e un terzo del totale) che, non ritrovandosi evidentemente nell'attuale sistema e nell'offerta politico-programmatica dei suoi schieramenti, preferiscono stare fuori dall'uno e dagli altri: o non andando a votare, ovvero infilando nell'urna una scheda bianca o nulla. Naturalmente niente assicura che si tratti sempre e comunque di elettori ideologicamente »centristi , ma è probabile che in un gran numero di casi lo siano davvero, se non altro posizionalmente, dal momento che non sono ascrivibili né al centrodestra né al centrosinistra, ma neppure alle due ali estreme rappresentate da Fiamma tricolore e da Rifondazione comunista. E per l'appunto a questo grande serbatoio di elettori che verosimilmente sono rivolte le maggiori aspettative sia del Partito radicale sia del nuovo movimento appena fondato da Serg
io D'Antoni: due formazioni dai contenuti e dalle storie diversissimi (il Partito radicale, tra l'altro, ha ormai circa mezzo secolo di vita, mentre il movimento dell'ex segretario della Cisl ha appena tre mesi) ma che - nel momento in cui oggi annunciano la loro partecipazione alle prossime elezioni - sono accomunabili dall'identica prospettiva posizionale di tipo centrista. La quale prospettiva, come ho scritto altre volte, mi sembra perfettamente compatibile con un sistema solo parzialmente maggioritario com'è quello italiano, nel quale, dunque, la bipolarizzazione degli schieramenti può realizzarsi indifferentemente sia prima che dopo la competizione elettorale. Se ciò non piace il rimedio è semplicissimo: basta cambiare la legge (sul serio però, e quindi non pensandoci solo sei mesi prima delle elezioni). Quello che invece appare inaccettabile è che, in assenza di un tale rimedio, si cerchi di delegittimare in partenza ogni autonoma presenza al di fuori dei due schieramenti contrapposti in nome di una
supposta »logica del maggioritario : logica che tuttavia a suo tempo, quando si sarebbe potuto e dovuto, ci si è guardati bene dal rispettare e che ancora oggi attende di essere tradotta in realtà. Dunque se nella prossima primavera Pannella e D'Antoni correranno in terza posizione, in qualche modo al centro rispetto al centrodestra di Berlusconi e al centrosinistra di Rutelli, hanno tutto il diritto di farlo. Ma sostenere la piena legittimità di tale scelta non vuol dire avallare la principale modalità politica all'insegna della quale, con singolare coincidenza di punti di vista, essa è stata annunciata tanto da Pannella che da D'Antoni: il fatto cioè che entrambi chiederanno il voto degli elettori senza rivelare preliminarmente in quale direzione intendono utilizzarlo, vale a dire con quale dei due schieramenti pensano di coalizzarsi. Non è un'omissione di poco conto, mi sembra. Essa elude, infatti, il principale motivo destinato ad animare lo scontro elettorale e cioè: se è meglio che prevalga il centro
destra o il centrosinistra. Su questo punto politicamente dirimente un partito che si presenta alle elezioni, ma che di sicuro non sarà in grado di aver la meglio sugli altri due schieramenti, non può esimersi dal pronunciarsi. Pannella e D'Antoni, infatti, non sono osservatori estranei alla contesa; sono due uomini politici i quali naturalmente ambiscono a stringere accordi, eventualmente a formare maggioranze di governo, e la cui forza, tra l'altro, potrebbe domani rivelarsi determinante nell'assicurare il successo ad una delle due parti in lotta.
Che senso ha il loro silenzio su quale di tale parti essi preferirebbero vedere vittoriosa e quindi contribuiranno a far vincere? Essere politicamente al centro - o comunque non essere schierati in linea di principio con alcuno dei due schieramenti, significa ritenere compatibile l'alleanza sia con la destra che con la sinistra: non significa nascondere agli elettori con chi ci si alleerà o non ci si alleerà, con ciò riservandosi, tra l'altro, la possibilità di apparire vincitore con qualunque risultato. Per giustificare la propria posizione si dice da parte delle due formazioni estranee alla destra e alla sinistra: »Noi abbiamo il nostro programma, ci coalizzeremo con quello dei due schieramenti che, a elezioni avvenute, ci offrirà di farne propria la maggior parte . Parole che non fanno una grinza solo apparentemente. In realtà esse tacciono il particolare decisivo che l'offerta di cui sopra ci sarà, potrà logicamente esserci, solo se i voti di Pannella e di D'Antoni saranno determinanti per il raggiungi m
ento della maggioranza da parte di uno qualunque dei due schieramenti. Tacciono cioè che il vero obiettivo politico è quello di presentarsi nella posizione di chi può imporre il proprio prezzo perché la controparte è nella necessità di doverlo ad ogni costo accettare, pena il vedersi scartata a favore del concorrente. Tacciono cioè che l'equidistanza preliminare prelude in realtà alla prassi, molto terra a terra, di contrattare in posizione di forza con chiunque possa offrire più dell'altro, senza chiudersi preliminarmente nessuna via alternativa. Lascio alla fantasia lessicale dei lettori trovare quale sia il termine più adatto per definire una strategia politica come quella sopra descritta. Per parte mia osserverò soltanto - e naturalmente l'osservazione riguarda D'Antoni, più che Pannella, dal momento che è soprattutto D'Antoni a sembrare interessato a rappresentare strategicamente, e non già solo tatticamente, una posizione intermedia - osserverò, dicevo, che se c'è un modo, non dico di danneggiare, ma d
i privare preliminarmente di ogni dignità l'idea di centro, è proprio quello di identificare tale posizione con il tenersi aperte tutte le porte. Certo, in questo modo, se va bene, si potrà di sicuro ottenere un ministero o qualche sottosegretariato, ma non si rappresenterà mai nulla di politicamente significativo, non si costruirà mai nulla. Si resterà sempre dei comprimari di seconda fila, buoni soli per far numero. E. Galli della Loggia