"L'attentato subito dal presidente congolese Laurent Désirée Kabila (che abbia provocato o meno la morte del dittatore) riporta all'attenzione della comunità internazionale il dramma del Congo, grande paese africano passato tre anni fa dalla tirannia trentennale del generale Mobutu al regime senza legge di Kabila, un signore della guerra, reo di crimini contro l'umanità.
Da quando Kabila é giunto al potere, grazie alle truppe di Rwanda, Uganda e Angola - e grazie alla cecità di alcune grandi cancellerie occidentali - il Congo ha conosciuto solo guerra, fame e saccheggio manu militari della sue grandi risorse minerarie. Almeno cinque eserciti africani stazionano oggi in Congo e vi impongono una sparttizione di fatto del territorio nazionale in protettorati etero-diretti.
Essendo stata tre anni fa tra coloro (pochissimi) che previdero il disastro cui Kabila avrebbe condotto il suo paese, esprimo oggi l'auspicio che dalle convulsioni in atto a Kinshasa possano emergere uomini migliori di Mobutu e di Kabila nonché un futuro migliore per un popolo come quello congolese che é passato senza soluzione di continuità dalle sofferenze dell'epoca coloniale a quelle di una falsa indipendenza.
La pacificazione e la ricostruzione del Congo - necessarie per la sicurezza di tutta l'Africa - non possono avvenire se non attraverso l'instaurazione delle fondamenta di uno Stato di diritto, ad opera di dirigenti congolesi legittimati dal consenso popolare e attivamente assistiti dalla comunità internazionale".
Bruxelles, 17 gennaio 2001
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