tratto da "la stampa" del 26 Gennaio 2001
****************************************
»Al proibizionismo non c'è alternativa
Milano, contestato Pino Arlacchi sulla droga
Paolo Colonnello MILANO Sparata così, è una cifra che mette paura: nel mondo,
secondo il rapporto annuale dell'Onu, 180 milioni di persone, pari al 3% della
popolazione totale, e al 4,2% di quella dai 15 anni in su, usano droghe. Ma
poi, ed è qui che iniziano le polemiche, se s'analizza nel dettaglio si scopre
che di questa moltitudine di »drogati , 140 milioni sono o sarebbero stati
dediti allo spinello, quasi 29 milioni alle anfetamine tipo ecstasy, 14
milioni sniffano cocaina e 13 milioni e mezzo si dedicano agli oppiacei,
inclusi i 9 milioni dipendenti da eroina. Numeri che è meglio non sommare
perché, come avverte anche il rapporto, c'è chi nella vita alterna più
sostanze. E se si pensa che anche recentemente il ministro della Sanità
Umberto Veronesi ha esortato a non criminalizzare chi usa cannabis, mentre il
sindaco Gabriele Albertini, ieri ha invitato a non creare »allarmismo perché
»non aiuta a risolvere i problemi , si capisce come mai a Palazzo Marino, nel
corso della presentazione del rapporto annuale sulle droghe curato da Pino
Arlacchi, responsabile Onu della lotta agli stupefacenti, non sono stati in
pochi a storcere il naso davanti all'apparente graniticità degli interventi.
Quasi tutti, dal ministro Enzo Bianco alla »civic ambassador to Italy Letizia
Moratti, per finire con il cardinale Ersilio Tonini, volti ad appoggiare il
più intransigente proibizionismo. »Semplicemente - ha detto Arlacchi - non vi
sono soluzioni migliori. Le droghe vanno combattute. E lo stesso vale per la
criminalità . Le critiche non sono mancate. Velate, come quella del presidente
del Tribunale dei Minori, Livia Pomodoro, che ha messo in guardia istituzioni
e politici dall'usare »modelli puramente punitivi che non possono bastare,
onde evitare ulteriori emarginazioni . Pesanti, come quelle dei radicali,
della Lila e di esponenti del centro sociale milanese Leonkavallo che hanno
gia atteso Arlacchi in piazza della Scala per contestarlo. I radicali l'hanno
accusato di utilizzare una strategia »che assegna centinaia di milioni di
dollari ai Paesi produttori di droghe in nome della riconversione delle
coltivazioni; la Lila e il Leonka per l'impostazione strettamente
proibizionistica dell'incontro. Accuse, le prime, smentite da Arlacchi: »mai
dato un soldo ai Talebani. Ho rifiutato una loro richiesta di ricevere 250
milioni di dollari dalla mia agenzia in cambio della soppressione delle
coltivazioni di narcotici . D'altronde il lavoro svolto dall'Onu negli ultimi
anni sembra aver dato alcuni buoni risultati. Lo stesso segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nella presentazione del rapporto, riconosce
che le cose stanno cambiando grazie alla cooperazione internazionale e che per
la prima volta nei Paesi occidentali si assiste a un decremento dell'uso degli
stupefacenti, in particolare dell'eroina, espulsa dalla cultura giovanile che
sembra prediligere le droghe sintetiche. Diverso il discorso per i Paesi in
via di sviluppo e orientali, dove invece il fenomeno è ora allarmante: in
Pakistan, su 150 milioni di persone, ci sono un milione e mezzo di eroinomani.
Un dato preoccupante visto che in tutt'Europa i tossicomani non sono più di un
milione e 200 mila. Se dunque la battaglia psicologica contro l'uso delle
droga è ancora lungi dall'essere vinta, almeno a livello globale, quella sul
piano della produzione, dice Arlacchi, sembra essersi avviata a una soluzione.
Al punto che l'Onu ormai si pone come obbiettivo raggiungibile quello di
eliminare definitivamente le coltivazioni di coca e oppio entro il 2008.
Segnali confortanti arrivano dalla Bolivia (95% delle coltivazioni
riconvertite) e dal Perù (riduzione del 50%), considerati fino a tre anni fa i
principali produttori mondiali di coca. Difficile invece la situazione in
Colombia dove l'instabilità politica rende tutt'ora redditizio il traffico di
droga, vero motore economico delle formazioni rivoluzionarie e
antigovernative. Rimangono Paesi »caldi per il numero di sequestro di
oppiacei Iran, Cina, Turchia, Pakistan, Regno Unito. Mentre per la cocaina si
segnalano Usa, Colombia, Messico, Spagna e Panama. Per l'hashish le piazze più
trafficate sono Spagna, Regno Unito, Marocco Paesi Bassi e Pakistan, mentre i
più consistenti sequestri di marijuana sono avvenuti in Messico, Usa,
Sudafrica, Colombia e India. Infine, il traffico di anfetaminosimili, ovvero
ecstasy e Lsd, risulta fiorente in Gran Bretagna, Thailandia, Usa, Cina e
Paesi Bassi. Come si vede anche in questo caso la globalizzaizone sta dando i
suoi effetti: se nel 1980-81 erano 120 i Paesi dove venivano effettuati i più
consistenti sequestri di droga, alla fine dello scorso millennio erano
diventati 170.
****************************************
--- MMMR v4.80reg * Gutta cavat lapidem