Dichiarazione di Daniele Capezzone, della Direzione dei Radicali:
Roma, 30 gennaio 2001 - Al solito in cerca di colore, la stampa italiana si esercita in grande stile, questa mattina, sul patetico episodio di pugilato televisivo (ma, da quanto si apprende, sarebbe forse più opportuno parlare di kickboxing) verificatosi nel salotto di Vespa tra Alessandra Mussolini e Katia Bellillo.
Come sempre, però, la notizia è un'altra, e non si limita affatto all'attitudine delle due suddette signore a ragionare con le mani (e con i piedi).
La notizia è che oggi Bruno Vespa riesaminerà la registrazione e deciderà se mandarla in onda, e, in caso positivo, quali tagli apportare.
Tutto questo sarebbe addirittura impensabile in qualunque paese democratico.
Ma in Italia le cose vanno così: c'è un solo spazio ufficiale di dibattito e di approfondimento politico; questo spazio è un'enclave del tutto sottratta a qualunque regola (leggi, regolamenti, delibere della Vigilanza, direttive dell'Authority) ed è completamente affidato alle decisioni del satrapo Vespa; e, da oggi, il satrapo si fa anche censore e pedagogo stabilendo cosa gli italiani possano o meno vedere, e cosa -anche in termini semiologici- possa o meno "passare" del modo di "esprimersi" di un politico.
Ma questa vicenda (e la reazione divertita e diversiva della stampa) non è altro se non un'ennesima conferma delle ferite profonde che personaggi come Vespa, con la loro slealtà civile e informativa, hanno determinato nel tessuto democratico del paese.