Oggi il quotidiano "Libero", diretto di Vittorio Feltri, pubblica una lettera aperta di Marco Pannella al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Quello che segue è il testo integrale della lettera:
Caro Presidente Ciampi,
attendiamo con urgenza e rispetto l'udienza che ti abbiamo richiesta Emma Bonino, Luca Coscioni ("Coscioni, chi era costui?" nevvero ), Sergio Stanzani, io stesso. Ti presenteremo non già opinioni, se non richieste, ma documenti gravissimi e certi, popperianamente falsificabili, non opinabili, che comprovano l'esecuzione ormai avvenuta della condanna a morte, a morte civile dal potere di regime contro non solo noi radicali, ma contro il popolo italiano.
Sbagliamo: è ancora possibile evitare il compiersi in Italia, in meno di un secolo, per la seconda volta, della tragedia civile? Non lo crediamo; ma continuiamo ancora a lottare perché così non sia. Personalmente mi do ancora il tempo doveroso di ascoltare la tua parola.
Caro Presidente Ciampi, in queste condizioni, fra repubblicani e liberali quali siamo, l'uno e l'altro, tu sai bene quale sia il dovere che virtù repubblicana e pensiero liberale mi impongono. Il dovere di giungere ad abbatterti, a colpirti, ad ucciderti quale Simbolo e Garante di un potere che offende, nega, uccide la stessa legalità che proclama, e che ha il compito di servire. Sappiamo entrambi, Presidente Ciampi, che senza vita del diritto non v'è più diritto alla vita, che alle stragi di legalità seguono sempre stragi di persone e di popoli. Attorno a te, a noi, tornano ad essere insidiate, ferite, negate libertà religiose; di scienza e coscienza, di ricerca, umane, economiche, sociali, politiche fondamentali. Un regime senza più anima, impotente e disperato, corrotto e corruttore, già s'appresta per salvarsi ad avere, non come alternativa ma come erede uomini della Provvidenza, e impongono agli italiani le loro risse fra compari piuttosto che la moralità del compiere scelte alternative, contraddittori
amente, democraticamente, legittimamente fatte conoscere e valutare.
Da non violento gandhiano so bene che uno sparo, un ucciso, quale che egli sia, non salverà certo il mondo. Ma la dignità di un cittadino, di un uomo cui sia tolta libertà e speranza, forse sì. Ma sta a te, liberale, repubblicano, Presidente Ciampi il disarmarmi. Lotta anche tu per il rispetto della Legge, riaffermala e sarà fatto. Dubito che ti sarà permesso, posto che tu possa tornare a volerlo.
Roma, 11 febbraio 2001