- il 25 giugno 1997 il senatore radicale Pietro Milio presenta un'interrogazione a risposta scritta al Presidente del Consiglio dei Ministri (Romano Prodi) e al Ministro delle Poste e Telecomunicazioni avente il seguente tenore: <<à Premesso che da notizie di stampa - e specificamente "Panorama" del 26 Giugno 1997 - si è appreso che la società italiana STET ha partecipato al processo di privatizzazione della società per le telecomunicazioni serba, acquistandone il 29% del pacchetto azionario; à Per sapere: quale rilevante strategia di mercato è sottesa all'operazione finanziaria condotta dalla STET in Serbia; se la rilevanza di tale strategia giustifichi la conseguenza evidente che tale operazione ha provocato: il rafforzamento del regime di Slobodan Milosevic, regime che, tra l'altro, continua a non fornire alcuna collaborazione alle attività del Tribunale Penale Internazionale (TPI) dell'Aja.>>. L'interrogazione non ha ricevuto alcuna risposta;
- il "Sole 24Ore" dell'8/11/1997 informa che <<à L'Italia si piazza in pole position per partecipare al processo di privatizzazione che investirà nel prossimo futuro 75 aziende statali della Repubblica Jugoslava à A Belgrado è stata costituita ieri la Beofinest, società mista paritetica tra la Finest di Pordenone (finanziaria pubblica per la cooperazione con l'Est europeo) e la Beobanka, principale istituto di credito commerciale della Jugoslaviaà La collaborazione italo-jugoslava riceverà così nuovo impulso dopo quello scaturito dall'esperienza maturata grazie al ruolo svolto dalla Telecom nella privatizzazione della Ptt, società telefonica localeà Alla cerimonia di ieri a Belgrado sono intervenuti l'ambasciatore italiano Riccardo Sessa, il vice primo ministro federale Danko Djunic, il ministro serbo per le privatizzazioni Milan Beco e il presidente della Beobanka Zlatan Perucic. I rappresentanti serbi hanno mostrato di considerare molto importante la joint venture non solo per le prospettive economiche e f
inanziarie inerenti, ma per l'impatto politico che può avere a largo raggio sullo scacchiere internazionale, dove si guarda con diffidenza il Governo di Belgrado. Quest'ultimo non è stato riammesso nel Fondo Monetario Internazionale e nelle altre istituzioni finanziarie sopranazionali, e quindi ha notevoli problemi di accesso a finanziamenti dall'esteroà>>;
- sulla rivista "Est-Ovest" (n. 3/1998) dell'ISDEE (Istituto di studi e documentazione sull'Europa Comunitaria e l'Europa Orientale), l'analista economico Marco Lachi così scrive: <<à l'iniezione di capitale estero in seguito alla cessione del 49% della proprietà della Telekom serba, avvenuta nell'estate del 1997 (il 20% alla greca OTE; il 29% alla italiana STET), è stata utilizzata nel pagamento di pensioni e salari, a scapito di investimenti nella ristrutturazione economica. Ciò, se da un lato ha contribuito, nella seconda metà dell'anno, a una ripresa della domanda aggregata e a un maggior ricorso alle importazioni, dall'altro ha avuto l'effetto di un ulteriore appesantimento della spesa pubblica, in un delicato periodo elettorale, con un incremento delle spese ben superiore a quello delle entrate. Esaurite queste possibilità, all'inizio del 1998 si registrava un volume di arretrati (salari, pensioni, sanità) per circa 12 miliardi di dinari (circa 2 miliardi di dollari) à Nel corso del 1997 è stata ancora
mantenuta una precaria stabilità macroeconomica grazie à alla notevole entrata di divise estere dopo la vendita della Telekom serba a partner esteri. Le riserve operative della Banca nazionale, che a metà giugno del 1997 risultavano pari a soli 90 milioni di dollari, nella seconda metà del mese risalivano a circa 630 milioni di dollari in seguito all'affare Telekom, per poi esaurirsi entro il novembre dell'anno, obbligando perciò l'istituto di emissione a chiedere un prestito pari a 100 milioni di dollari alla stessa Telekom (seconda tranche per la vendita delle proprie azioni da realizzare però l'8 gennaio 1998) ed un altro, a breve termine, di 90 milioni alle maggiori banche del paeseà>>;
- il "Corriere della Sera" del 10/03/1998 informa che: "à Nel blocco dei finanziamenti alla Serbia garantiti dai governi, deciso ieri a Londra, l'Italia rischia di perdere buoni affari per compiere il suo dovere e premere su Slobodan Milosevic: è stato chiesto al ministro degli Esteri, Lamberto Dini, se il blocco riguardi anche l'intervento di Telecom Italia per la privatizzazione della società serba dei telefoni. E Dini ha risposto: <>. Ma poi ha spiegato che il blocco <>, perché <>. Ciò che è stato fatto, insomma, non si discute. E Dini spera che le decisioni prese <>à";- il 24/03/1998 s'insedia il nuovo governo della Serbia; vicepremier è Vojslav Seselj, l'uomo che in Croazia e in Bosnia guidò la formazione paramilitare delle "aquile bianche", accusata di numerosissimi crimini di guerra. Subito dopo l'elezione Seselj dichiara: <> ("La Stampa" del 25/03/98); <<à Sembra quasi che Milosevic stia facendo di tutto per costringere il Gruppo di contatto a reagire duramente, per poter scaricare sulla comunità internazionale la responsabilità di un tracollo economico annunciato e per ricompattare il consenso dell'opinione pubblica serba con una nuova ondata di nazionalismo. Vittime designate, questa volta, gli albanesi del Kosovoà>> ("Sole 24Ore" del 25/03/98);- sul "Sole 24Ore" del 23/06/1998, in un articolo dal titolo <>, si legge, tra l'altro: "à Fino ad oggi la politica di acquisizioni e di partecipazioni di Telecom è stata priva di una strategia visibile, ed è invece dominata da non convenienti opportunismi. Una lunga sequenza di presenze (17) di cui solo due tra quelle attuali (America Latina e Spagna) meritano approfondimenti ed espansioni à";- il 1 luglio 1998, Gianfranco Dell'Alba, deputato europeo della Lista Pannella, dichiara: <> oggi possibile è l'intervento delle forze NATO per scongiurare una nuova Bosnia. Ma l'intervento militare da solo non basta, occorre che si attivi il Tribunale dell'Aja per i crimini dell'ex-Jugoslavia, competente a giudicare appunto i crimini commessi, a partire dal 1991 e senza limiti di tempo e ad aprire finalmente il fascicolo: Milosevic Slobodan, imputato di crimini di guerra e crimini contro l'umanità.>>;
- il 19/10/1998, nell'inserto "Affari" del "Corriere della Sera" è pubblicato un pezzo dal titolo <>, in cui Riccardo Orizio scrive, fra l'altro: < serba delle telecomunicazionià Un investimento che Serpicus - lo pseudonimo dietro il quale pare si celi un alto diplomatico italiano - sulla rivista <> (numero 3/98 - "Kosovo, il triangolo dei Balcani", ndr) ha così spiegato: <<à Quello che il nostro Paese può fare a difesa dei propri interessi - che poi significa anche difesa del popolo serbo e della stabilità dei Balcani - non può collidere con la politica di Stati Uniti, Germania e Francia. Mantenendo questa rotta, possiamo fare molto di utile sia a noi che ai serbi. Ad esempio, evitando il collasso della Serbia. Ad impedire il quale ha contribuito il versamento nelle esauste casse di Belgrado di 800 miliardi di lire della Telecom Italia>>. L'ordine, quindi, sarebbe quello di <>. Per evitare quella che sempre Serpicus definisce <>. Per evitare, inoltre, l'egemonia politica, ma anche commerciale ed economica della Germania nei Balcani. E, soprattutto, per <>,indispensabile per sostenere le relazioni tra Italia ed Europa centrorientale. Scenari geopolitica, questi, firmati solo con uno pseudonimo. Ma molto indicativi di una strategia che, all'interno di un certo milieu diplomatico, militare e delle ex partecipazioni statali, conta ancora diversi seguaci. A Belgrado, infatti, nessuno dubita che il denaro incassato da Telecom Italia sia servito al governo serbo ad assicurarsi consenso sociale in un momento cruciale dello scontro con l'opposizione (cioè appena prima delle elezioni)à Anche l'opposizione serba sostiene che questo denaro non è servito per rilanciare l'industria statale serba e le esportazioni, ma ad arginare falle nel welfare state serbo, ma anche per riparare alcune di quelle infrastrutture - come le strade e le ferrovie - senza le quali qualunque sforzo bellico sarebbe insostenibile à E oggi ai vertici della Telekom serba ci sono più di venti dirigenti italianià>>;
- il 15/12/1998, al Lingotto di Torino, in occasione dell'Assemblea degli Azionisti Telecom, i militanti del Partito Radicale transnazionale manifestano contro la partecipazione nella Telekom serba. L'esponente radicale Benedetto Della Vedova interviene in Assemblea, richiedendo, tra l'altro, al nuovo amministratore delegato della Telecom, Franco Bernabè, di esprimere una valutazione sulla suddetta partecipazione;
- il 17/12/1998, su "La Stampa", compare una manchette pubblicitaria di "Speciale Pinocchio" (RAIDUE), dedicato alla situazione in Kosovo; fra gli sponsor c'è pure la Telecom!;
- il 9/04/1999, in occasione dell'Assemblea degli azionisti Telecom, l'esponente radicale torinese Giulio Manfredi dichiara: <idente del Consiglio D'Alema devono prendere posizione! Altrettanto devono fare sia il Presidente della Telecom, Dr. Bernabè, sia il Presidente dell'Olivetti, Dr. Colaninno! Mi auguro, altresì, che gli azionisti che interverranno domani formulino critiche e dubbi su un investimento politicamente scellerato e, vista la situazione attuale in Serbia e gli sviluppi probabili, economicamente sciaguratoà>>;- sulla rivista di geopolitica "Limes" (supplemento al n. 1/99), all'interno di un servizio su <>, si può leggere: <<à Uno dei principali segni della crisi di liquidità del regime - secondo l'International Crisis Group - è l'abbandono della radicata opposizione alla privatizzazione e al tentativo di svendere rapidamente alcune aziende. Nell'estate del 1997 fu varata una legge per le privatizzazioni abbastanza limitativa, da cui la quasi immediata cessione per un miliardo di dollari circa del 49% delle azioni della Telekom serba a Telecom Italia e alla consorella greca. Al di là delle note connessioni del regime con i mercati italiano, greco e cipriota, sviluppatesi negli anni delle guerre in Croazia e in Bosnia, esiste una lobby serba fortemente radicata e molto efficiente nei principali paesi occidentali. Nel febbraio 1998 la banca di investimenti West Merchant Ltd. di Londra firmò un protocollo di accordo con la Beobanka per la cooperazione a lungo termine nel campo delle privatizzazioni e degli investimenti esteri in Serbia. Il patto fu stretto appena in tempo per il pagamento cash di 90 milioni di dollari dovuti alla Gazprom, la più grande compagnia di gas naturale al mondo. Un anno prima l'ex ministro degli Esteri britannico Douglas Hurd era stato accusato dai media inglesi di essere un finanziatore di Milosevic. Hurd, che si era dimesso dall'incarico nel luglio 1995, divenne subito dopo vicepresidente di NatWest Markets, la banca di investimenti del National Westminster Bank Group. Nell'estate del 1996 Hurd ebbe una colazione segreta con Milosevic a Belgrado per discutere i contratti di consulenza di NatWest per la ristrutturazione del debito jugoslavo e per preparare le imminenti privatizzazioni dell'elettricità, del petrolio e delle telecomunicazioni. I contratti "valevano milioni (di sterline, ndr)" secondo il Daily Telegraph e l'opposizione serba temeva che i soldi ricavati dalle privatizzazioni avrebbero aiutato il regime a restare in sella à Ne
l febbraio 1997, durante la protesta degli studenti a Belgrado, NatWest era ancora in affari con Milosevic riguardo alle privatizzazioni, ma si ritirò dal contratto di consulenza sul debito. Alcuni giornali inglesi suggerirono che la decisione di ritirarsi aveva a che fare con le rivelazioni sulla fuga di capitali di Milosevic dalla Serbia verso porti sicuri all'estero, fuga attuata grazie all'aiuto di banche londinesi à>>;
- sulla piazza londinese ha operato pure, negli ultimi 15 anni, il signor Giovanni Di Stefano, braccio destro del sedicente "Comandante Arkan"; Di Stefano è attualmente in carcere a Londra per reati finanziari compiuti in Gran Bretagna prima di trasferirsi in Serbia; il Partito Radicale transnazionale ha presentato due esposti alla magistratura ordinaria e al Tribunale Penale Internazionale dell'Aja affinché si accertino eventuali responsabilità penali del Di Stefano;
- sul "Sole24Ore" del 15/04/1999 si può leggere, tra l'altro: <<à A inizio '98, in seguito al peggioramento della situazione in Kosovo, è intervenuto un embargo di tipo finanziario da parte della UE che proibisce nuovi investimenti in Serbia. Un ostacolo che ha impedito alla Telecom, che nel 1997 ha acquisito il 30% di Telecom Serbia, di aumentare la propria quota azionaria, e ha bloccato anche la conclusione di un accordo bilaterale di protezione degli investimenti à>>;
- il 1 giugno 1999, Olivier Dupuis (eurodeputato e segretario del Partito Radicale transnazionale) e Benedetto Della Vedova (candidato alle Elezioni Europee per la Lista Bonino) inviano una "lettera aperta" al nuovo Amministratore Delegato di Telecom Italia, Dr. Roberto Colaninno: <<à In seguito all'OPA, Olivetti ha acquisito anche la partecipazione in Telekom Serbia, l'azienda di telecomunicazioni la cui maggioranza rimane saldamente nelle mani del governo di Belgrado à Da azionisti Telecom noi radicali abbiamo posto con forza la questione Telekom Serbia in tutte le ultime assemblee degli azionisti. Ora ci rivolgiamo a lei contando sulla sua sensibilità di cittadino e di imprenditore. Le chiediamo di annunciare pubblicamente l'immediata sospensione di ogni collaborazione e di ogni apporto delle strutture tecniche e finanziarie di Telecom Italia con Telekom Serbia.>>;
- su "L'Espresso" del 2/07/1999, all'interno di un articolo dal titolo <>, si può leggere: <<à Una notazione si impone: quell'operazione, come si è detto, fu perfezionata un mese prima della privatizzazione della Telecom Italia. A rigor di logica, il management di allora - Tomaso Tommasi, amministratore delegato che materialmente firmò il contratto, ed Ernesto Pascale, non più presidente, ma artefice delle trattative che portarono alla firma - tutto avrebbe dovuto fare tranne che una joint venture con una società statale serba. Anche perché Lucio Izzo, economista nonché membro del consiglio di amministrazione Telecom in rappresentanza del Tesoro, espresse parere negativo: e a quei tempi il Tesoro era l'azionista di maggioranza della Telecom. Si arrivò al SI' su pressioni politiche. Le trattative iniziarono durante la Presidenza del Consiglio di Lamberto Dini (Susanna Agnelli ministro degli Esteri) e si conclusero sotto il governo di Romano Prodi, con Dini ministro degli Esteri à>>.
Dai documenti elencati (sicuramente una piccola percentuale di quelli disponibili) si evince chiaramente che, per chi voleva vedere, era disponibile materiale informativo sul caso "Telekom Serbia" ben prima dello "scoop a scoppio ritardato" de "La Repubblica"à