COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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PER PAGARE IL PREZZO BASE NON BASTA ACQUISTARE UN BIGLIETTO DA UNA CITTA' AD UN'ALTRA, MA E' UN COMPUTER PROGRAMMATO CHE DECIDE SENZA CHIEDERCELO IL PERCORSO E DI CONSEGUENZA IL PREZZO.
L'ADUC CHIEDE AL MINISTERO DEI TRASPORTI SE QUESTA E' TRASPARENZA E ONESTA'.
Firenze, 14 Marzo 2001. Non si finisce mai di stupirsi per cosa i grandi gestori di servizi in regime di monopolio sono in grado di partorire per cercare di letteralmente spillare soldi ai consumatori obbligati. Siamo abituati a trucchi e trucchetti noti e meno noti da parte del gestore della telefonia fissa, dove spesso basta mostrare curiosita' per un servizio che si devono patire le pene dell'inferno (economico e psicologico) per farselo levare dalla bolletta.
Cosi' il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ma oggi dobbiamo annoverare nella lista anche l'azienda Fs, al secolo Trenitalia per la gestione dei servizi di stazione, nella fattispecie di biglietteria.
Il caso ci e' stato segnalato da un nostro associato, e vale come esempio: il costo di un biglietto dipende dall'orario in cui viene acquistato, e non dall'indicazione della stazione di partenza e di arrivo (e dell'eventuale itinerario) che il passeggero chiede. Infatti le macchine che fanno i biglietti sono programmate per emetterli rispetto al primo treno in partenza per la destinazione chiesta: questo significa che, per esempio, un biglietto di 2a classe Verona-Salerno puo' costare Lit.67.200 o 70.800 (quest'ultimo se il treno passa da Caserta e mentre si sta facendo il biglietto e' prossimo alla partenza un treno con questo instradamento, pur con cambio treno). Ma e' notorio che il biglietto vale due mesi, e sarebbe onesto -senza richiesta specifica- vendere quello con il prezzo piu' basso. Perche' lo standard non deve essere il prezzo base piu' economico del "point to point"?
I biglietti che vengono venduti agli sportelli, sono quindi con il trucco, per cui attenzione a non farsi fregare, perche' il metodo che Trenitalia ha scelto di adottare per l'emissione, e' l'istituzionalizzazione della fregatura, che, come quasi sempre accade, mette l'azienda ai limiti tra illegalita' e legalita', dove quest'ultima si puo' dimostrare dopo enormi fatiche a cui spesso il consumatore rinuncia perche' il costo da sostenere e' maggiore di quanto riuscirebbe a farsi rimborsare; ma, lavorando sulle grandi quantita', come fa Trenitalia, si intuisce l'enorme guadagno "illecito" che ne trae.
Il trucco fregatura, questa volta, e' basato sulla non-informazione a chi acquista e, inoltre, nella decisione unilaterale e arbitraria di fornire un biglietto di un certo tipo, indipendentemente dalle necessita' del passeggero, e facendo leva sul fatto che i passeggeri non conoscono tutte le tariffe.
Ci domandiamo se questo sia regolare, e soprattutto lo domandiamo al ministero dei Trasporti, a cui abbiamo spedito una nota di richiesta di intervento qualora ritenesse non trasparente e ingannevole il servizio svolto dal concessionario monopolista.