STRAORDINARIA CECITA' E LATITANZA DELLA CLASSE POLITICA E INTELLETTUALE ISRAELIANARoma 17 Aprile 2001. "Oggi sulla scena internazionale, il fronte più urgente, drammatico e pericoloso, con quello italiano, è quello israeliano".
Lo ha detto Marco Pannella, intervistato da Radio Radicale. "Proprio io", ha detto il leader radicale, "che da sempre sono sionista, sono fedele allo spirito e alla lettera del sionismo, e da oltre trent'anni mi batto perché ritengo fondamentale la difesa dello Stato d'Israele, oggi sento l'urgenza e la necessità di dire che sono contro lo Stato nazionale indipendente d'Israele. Lo sono nel solco della tradizione degli Ernesto Rossi, convinto che lo Stato nazionale indipendente italiano, o francese o tedesco, null'altro possono essere se non contenitori di degrado civile nel mondo. La sola speranza perché la democrazia sopravviva in Israele è nella costituzione di uno stato interdipendente, in primo luogo nella e con l'Unione Europea. Questa è la condizione perché in prospettiva vi sia poi uno Stato palestinese libero e democratico, e altri stati arabi, parimenti liberi e democratici".
Pannella poi definisce inquietante il silenzio della classe intellettuale israeliana e la cecità dell'attuale classe politica di Gerusalemme. "Temo", sostiene Pannella, "che di questo passo lo Stato d'Israele finirà con l'essere travolto, i suoi fondamenti democratici minati e distrutti. In una parola, temo e vedo per Israele lo stesso processo degenerativo e la stessa violenta barbarie che anni fa travolse la Jugoslavia, un processo e un'involuzione che allora soli, inascoltati, denunciammo, come ora, soli e per ora inascoltati, denunciamo quella che minaccia Israele".