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Partito Radicale Rinascimento - 26 aprile 2001
ABORTO: BONINO "AL SANT'ANNA DI TORINO PRIMI PASSI CONCRETI SULLA RU 486. CHE NE PENSANO RUTELLI E BERLUSCONI?"

Torino, 26 aprile 2001 - Nei giorni scorsi i responsabili dei reparti di Ostetricia e Ginecologia dell'Azienda Ospedaliera Sant'Anna di Torino hanno annunciato di avere avviato un progetto che dovrebbe portare in tempi brevi a praticare, per la prima volta in Italia, l'aborto farmacologico. Il progetto, presentato da Silvio Viale, medico ginecologo del Sant'Anna e candidato a sindaco di Torino della Lista Emma Bonino, non contrasta con alcuna delle disposizioni della legge 194 secondo la stessa ammissione dell'Assessore Regionale alla Sanità Antonio D'Ambrosio (AN), che, rispondendo a una interrogazione presentata lo scorso dicembre dai consiglieri regionali radicali Palma e Mellano, attestava che "la legge 194 non impedisce né impone il ricorso generalizzato all'aborto farmacologico" e demanda "ai medici secondo loro scienza e coscienza la scelta sulla modalità d'interruzione della gravidanza".

Dichiarazione di Emma Bonino:

"La scelta dell'Ospedale Sant'Anna è semplice e ragionevole: si tratta di consentire anche alle donne italiane - come già avviene per la stragrande maggioranza delle donne europee - una modalità di interruzione di gravidanza meno rischiosa e invasiva, più praticabile e più economica di quella chirurgica, nel pieno rispetto della legge 194. E che l'aborto farmacologico non 'violi' la legge 194, ma al contrario ne rappresenti una attuazione coerente, sono costretti ad ammetterlo anche i politici antiaboristi (per primo, mi pare, l'Assessore alla Sanità del Piemonte).

Solo in un Paese in cui la classe politica è culturalmente asservita ai poteri vaticani e privo di dignità civile, si è potuto per anni impedire per via 'burocratica-amministrativa' il pieno esercizio del diritto all'interruzione di gravidanza - conquistato nella legge e nella coscienza dei cittadini e confermato da un voto referendario. E temiamo che anche questo progetto finisca nelle sabbie mobili dei ritardi, delle lungaggini, dei cavilli.

Eppure, la questione è semplice (e semplice e lineare si presenta anche nei suoi aspetti procedurali, in cui i fanatici del 'diritto alla vita' vorrebbero impantanarla): l'aborto è al momento l'intervento chirurgico più praticato in Italia; l'aborto farmacologico è una alternativa sperimentata, dagli esiti certi, dalle conseguenze ridotte (ed enormemente meno pesanti di quelle di un intervento chirurgico in anestesia generale).

Rutelli e Berlusconi pensano che l'interdizione all'aborto farmacologico - non solo vergognosa dal punto di vista civile, ma illegittima dal punto di vista giuridico - debba essere superata, o rappresenti ancora un ossequio obbligato ai diktat vaticani?"

Per informazioni: Carmelo Palma, 348.533.53.01

 
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