Bozza di risposta al documento CNCA/FICT intitolato: "DROGA: STUPIDA INDIFFERENZA".Nota informativa su chi sono:
Dietro il CNCA c'e' Don Ciotti (ma anche Don Gallo di Genova, che rappresenta l'ala super sinistra-libertaria e minoritaria) e dietro la FICT c'e' Don Picchi. Coprono quasi esattamente tutta l'area progressista delle comunita' per tx, e rappresentano insieme un colosso del settore: insieme sommano il 60% delle comunita' terapeutiche e il 75% dei centri diurni per tx in Italia, oltre ad una miriade di altri interessi specifici, per un totale di piu' di 25.000 utenti l'anno. Loro dichiarano 14.000 addetti, di cui 8000 volontari, quasi 600 obiettori di coscienza - un esercito - ed il resto come personale retribuito. Impossibile avere dati certi sui bilanci delle due federazioni, ma siamo nell'ordine di alcune centinaia di miliardi. CNCA e Don Ciotti sono di area PDS, Rifondazione, Verdi, Rete e altro, mentre Don Picchi e' piu' legato ad ambienti popolari.
Don Vinicio Albanesi
presidente CNCA
Bianca Costa Bozzo
presidente FICT
presso FICT
via XX Settembre 40
Roma
fax 06.4740188
Gentili Signori,
corrispondiamo, non rispondiamo, al documento che ci avete inviato, che si intitola "Droga: stupida indifferenza" perche' riteniamo come voi che il problema delle conseguenze dell'uso e dell'abuso delle sostanze stupefacenti "non riceve l'attenzione che necessita".
E corrispondiamo con la chiarezza, senza infingimenti, che si deve alle persone che si stimano e con le quali si e', nel passato, condiviso ideali e lotte, come per esempio quella del referendum parzialmente abrogativo dello scorso 1993.
Il documento che ci avete fatto pervenire e' assolutamente inadeguato rispetto all'obiettivo che voi stessi indicate: le proposte operative "per affrontare seriamente il problema della tossicodipendenza" che avanzate, sono molto di piu' di quanto speravamo non ci diceste e molto di meno di quello che la vostra cultura, la vostra esperienza e la vostra piu' recente storia avrebbero dovuto consigliare.
Molti sono i silenzi e le dimenticanze del documento, e richiamandone qualcuna vogliamo precisare il nostro punto di vista.
LA RIDUZIONE DEL DANNO
L'assenza delle parole "riduzione del danno" dal documento e' quella che piu' ci stupisce e preoccupa.
Noi insieme a voi (od almeno una parte di coloro che hanno sottoscritto il documento) abbiamo conosciuto queste politiche come le risposte pragmatiche piu' efficaci che altri sistemi sanitari e sociali hanno sperimentato per arginare i problemi correlati all'abuso di sostanze stupefacenti ed all'emergenza Aids. E che in quei Paesi (Svizzera, Germania, Olanda, Gran Bretagna) hanno, per unanime giudizio, ben funzionato e rappresentato la vera grande novita' nell'ambito delle politiche sulle tossicodipendenze in Europa, capace di coniugare diritti degli individui, garanzie per le comunita', economicita' e qualita' degli interventi, che sono, crediamo, obiettivi comuni.
Non avete mai citato la riduzione del danno in quanto tale, ma chiedete "riconoscimento giuridico e sostegno", quindi finanziamenti, per quelle iniziative come le comunita' di accoglienza a bassa soglia e le unita' di strada che tra quanti operano nel settore sono chiara indicazione di una politica di riferimento uguale o simile a quella della riduzione del danno. Politica che purtroppo ritenete di non dover citare esplicitamente, dimenticando che il sostegno a questa politica ha trovato il suo maggior nemico non tanto, e non solo, nei "contrapposti veti ideologici" delle forze parlamentari, ma nella esplicita presa di posizione del Ministro Ossicini che dolosamente e reiteratamente ha cassato ogni riferimento alla riduzione del danno dal Decreto legislativo che per la 19· volta ha ripresentato in Parlamento. Con l'aggravante che nelle sue ultime due stesure ha esplicitamente escluso la possibilita' di sperimentare distribuzione controllata di eroina e morfina, come, con successo, si sta facendo in Svizzera.
TRUFFE TERAPEUTICHE e PROIBIZIONISMO SULLE TERAPIE
Giusta la preoccupazione di garantire qualita' e professionalita' degli interventi di riabilitazione delle persone tossicodipendenti, ma questo non puo' avvenire inventando un nuova forma di proibizionismo, quella sulle cure. Per motivi assolutamente ideologici e contro le indicazioni scientifiche correnti, per tutta la seconda meta' degli anni 80 e una parte dei primi 90 la distribuzione delle sostanze sostitutive da parte dei servizi pubblici e' stata limitata al massimo ed in moltissime realta' completamente cancellata. Con le conseguenze che abbiamo sotto i nostri occhi in termini di degrado della vita quotidiana delle persone tossicodipendenti, di aumento esponenziale delle malattie infettive (Aids, epatite virale, ecc.) e delle morti da queste causate che voi giustamente sostenete dover essere comprese tra le morti per droga.
Ci vogliono controlli, quindi responsabilita' individuate e specifiche a carico di ciascuno di coloro che devono poter somministrare la medicina giusta nella situazione data secondo scienza e coscienza (ed anche su questo c'e' stato un referendum che insieme ad una parte di voi abbiamo vinto). Siamo quindi d'accordo sulla necessita' di aumentare i controlli, soprattutto di qualita', sugli interventi offerti sia dal pubblico che dal privato. Anzi abbiamo proposto credo per primi in una proposta di legge di iniziativa popolare l'istituzione di una Agenzia pubblica con competente anche sui controlli. Ma in un quadro di legalizzazione di tutte le terapie possibili, anche quelle che prevedono la distribuzione controllata dei derivati dell'oppio.
LINEE GUIDA E PARAMETRI OGGETTIVI
Nel vostro documento chiedete linee guida per le regioni (a cui e' andata la gestione di gran parte dei finanziamenti del Fondo unico)e parametri oggettivi per i magistrati che, in seguito al referendum vinto del 1993, devono giudicare sulla quantita' delle sostanze sequestrate e sulla qualita' del reato. Noi vi diciamo: attenzione! I parametri oggettivi sono l'anticamera della ipocrita e sbeffeggiata dose media giornaliera, foglia di fico del proibizionismo che abbiamo conosciuto, e le linee guida uniche per tutte le regioni, se saranno compilate da coloro che hanno scritto materialmente le nostre leggi fino ad oggi, strozzeranno ogni possibile nuova sperimentazione e tutta la capacita', del pubblico come del privato, di rendersi liberi dai lacci dell'ideologia.
ESISTE SOLO L'ONLUS?
Avete trovato la forza - o il tempo o la memoria - di citare nel vostro documento solo una proposta di legge, quella sulle Organizzazioni Non Lucrative di Utilita' Sociale. Nulla e' detto sulle due proposte di legge di iniziative popolari per le quali il CORA ha raccolto le firme necessarie, una per la riforma del Testo unico sulle tossicodipendenze e l'altra per la riforma della Legge sulla lotta all'Aids. E' un caso? Ed e' un caso che non si citino, nemmeno per criticarle o per prenderne le distanze, le nostre iniziative di disobbedienza civile in merito al proibizionismo esistente sulle cosiddette droghe leggere e sul referendum per renderle legali e controllate, al pari del tabacco, dell'alcol e degli psicofarmaci? Avete immolato al bisogno di unita' anche la capacita' di critica sulle questioni che piu' dividono il mondo delle tossicodipendenze?
ANTIPROIBIZIONISMO, QUESTO SCONOSCIUTO
Silenzio totale e imbarazzato sulle tesi antiproibizioniste. Giustamente cominciate il vostro documento ricordando che la droga e' un problema non solo individuale ma sociale. Ma lo sforzo si esaurisce nel richiedere maggiori interventi nel settore della prevenzione e cura del disagio giovanile, senza fare il passo che tutti ci aspettiamo da anni si debba fare con urgenza, nelle politiche sulle tossicodipendenze. Il passo di analizzare il mercato illegale delle sostanze e le sue tragiche conseguenze sulla vita degli individui, delle comunita' e degli Stati.
Perche' dimenticare le belle analisi e le interessanti inchieste sul narcotraffico e le narcomafie che una parte autorevole del vostro cartello sta studiando da tempo? Forse perche' analizzando le questioni legate al mercato illegale e alla organizzazione criminale, si dovrebbe dare un giudizio severo sull'inutilita' delle politiche proibizioniste e repressive perseguite fino ad ora, e prendere in considerazione l'ipotesi antiproibizionista?
Prendere in considerazione, concedere all'antiproibizionismo diritto di cittadinanza e di confronto, consentire che di questo non si parli come dell'efferato pensiero di qualche esteta libertino o ideologo neocapitalista, ma come di una ipotesi concreta di lavoro, per il domani e il dopodomani, se non per l'oggi: come mai tutto cio' e' impossibile?
Abbiamo gia' detto che riteniamo il vostro documento insufficiente ed inadeguato, innanzitutto rispetto agli obiettivi che voi stessi indicate, ed al livello che il dibattito sulle tossicodipendenze deve conquistare per poter essere l'avvio delle necessarie riforme che tutti attendiamo. Ma la preoccupazione che ci colpisce nel leggerlo e' piu' grande del possibile uso che dello stesso potrete fare. Non siamo preoccupati per il compromesso riduttivo e svilente che avete dovuto costruire per mettere insieme "diavolo ed acqua santa", letteralmente. Ci preoccupa quello che questo tipo di documenti, e di compromessi, prefigura: un Parlamento ed un Governo che avessero un documento del genere come riferimento per le politiche sulle tossicodipendenze, sarebbe cosa ben triste ed inutile - per tutti, oltre che per le persone tossicodipendenti - perche' in esso al posto delle novita', anche critiche, che ci aspettavamo, ci sono silenzi e difesa degli interessi di parte.
La nostra risposta e' quindi una domanda: una domanda su tutto quello che il vostro documento non contiene e che voi conoscete benissimo. Perche' non parlarne?