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Conferenza Segreteria CORA
Palma Carmelo - 14 giugno 1996
lettera per parlamentari

Egregio deputato....

ad ormai 6 anni dall'approvazione della famosa (e per certi versi "famigerata") legge Jervolino Vassalli sulla droga, si impone l'esigenza di valutarne i risultati, e di riconsiderarne l'impianto complessivo, anche alla luce del risultato del referendum promosso dal Cora e tenutosi nel 1993, con il quale vennero abrogate le norme più repressive, punitive e illiberali di una normativa, che tuttavia sconta, nella sua parte residua, un "vizio d'origine": quello di avere rappresentato una risposta demagogica, "d'ordine", e insieme astratta e inefficace ad un problema (quello della diffussione del consumo di droghe) che le rigorose astrattezze contribuiscono solo ad ingigantire.

La normativa italiana sulla droga non ha solo subito una prima e parziale bocciatura referendaria. Ha soprattutto subito una bocciatura sul campo, che l'attività di ricerca e documentazione del Cora, e, per certo verso, gli stessi documenti governativi (come la Relazione al Parlamento sullo stato del fenomeno, presentata a Marzo dal Ministro Ossicini) denunciano ed attestano in modo inequivocabile. Le numerose proposte di legge di riforma (alcune delle quali di impronta antiproibizionista) del DPR 309/90 sono un ottima occasione per tornare a riflettere sul problema della droga, a partire dal "problema" (altrettanto grave) rappresentato da questa legge, e da questo tipo di leggi sulla droga.

Esiste però un punto su cui il DPR 309/90 può e deve essere modificato immediamente: è necessario abolire le sanzioni amministrative per il consumo di droghe illegali, per dare piena attuazione al risultato referendario, e per sgombrare il campo, in via preliminare a qualunque successiva riforma, dall'equivoco e dall'illusione. Il meccanismo sanzionatorio sopravvissuto al risultato referendario non ha dimostrato alcuna capacità deterrente al consumo di droghe, e non ha in alcun modo contribuito ad avvicinare i tossicodipendenti ai servizi di cura (basti pensare che più della metà delle segnalazioni ai servizi effettuate nel 1995, come si evince dall'ultima Relazione annuale del Governo, non riguarda tossicodipendenti, ma consumatori di hashish e marijuana, per i quali, del resto, i Servizi per le Tossicodipendenze non prevedono alcun trattamento specifico).

Non esiste una sola ragione per tenere in piedi questo monumento al paternalismo burocratico, che trasforma i Prefetti in agenti di moralità pubblica, e conta sul potere dissuasivo di atti inutilmente persecutori (sospensione della patente, del passaporto....).

Ripristinare la completa non punibilità per il consumo di droghe illegali non risolverebbe quasi nessuno dei problemi posti dalla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope; ma eviterebbe che ai problemi esistenti se ne aggiungano altri, prodotti dalle leggi e non dalle droghe. Questa riforma, inoltre, contribuirebbe a risolvere, in termini di altra e migliore civiltà giuridica, la stridente contraddizione che caratterizza la normativa italiana sulla droga, che, da una parte, insiste sulla natura "patologica" (in senso sanitario) del consumo di droghe, e dall'altra istituisce meccanismi di "colpevolizzazione" gratuiti e puramente moralistici per i consumatori di droghe.

Quale vantaggio è derivato dalla folle dottrina di una "malattia colpevole", che con la legge 162 del 1990 il Parlamento, per errore e insipienza, ha fatto propria?

Possiamo contare sul suo aiuto e disponibilità per questa urgentissima iniziativa di riforma?

Cari saluti.

Per comunicare la sua adesione all'iniziativa o la sua disponibilità la invitiamo a chiamare allo 06/68.97.91, o a mandare un fax di riscontro allo 06/68.80.53.96

 
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