mi chiami in causa, perchè avrei gli strumenti e l'autorevolezza (indiretta, e parassitaria, tutto sommato, come il sangue blu dei parenti acquisiti alle famiglie reali ) per rispondere alle gravi questioni che poni- chè tanto gravi devono essere quanto la tua grafomania, se non di più. Mi dispiace non poterti, neppure per compiacenza, soddisfare, anzi, per parlarci da meridionali, "darti soddisfazione". Ma io parlo (e scrivo) quando ho qualcosa da dire. E adesso non ho niente da dire, oltre a quanto sostenuto in un mio pezzo precedente (che mi ha fruttato l'accusa, da parte tua, di lobbista). Non è che io non abbia delle attenzioni, dei presagi, o delle intuizioni- a occhio e spanne, direi di matura opposta alle tue: penso che rispondere ad una crisi di "immagine" e di ruolo con sensibilità "azionistica" e indole "attivistica" non serva; e ho l'impressione che se qualcosa di questa storia (non della mia "autorevole" storia, della storia radicale) rimarrà, dovrà essere serbata "sottotraccia", se vuole serba
rsi.
Ma su queste riflessioni non saprei costrurci una prassi politica, e quindi sto zitto, e non mi dilungo sugli insuccessi degli "altri" (quelli che non hanno la mia autorevolezza, la mia autorità e il mio "successo", per intendersi: i non lobbisti).
E trovo tutto sommato puerile e fastidioso che "crisi storiche" come quella radicale, che giocoforza attraversa anche il Cora, vengano ridotte alla responsabilità delle inadeguatezze soggettive.
Non so poi se il narcisismo sia il prezzo da pagare all'attivismo; ma il tuo caso ne è indizio inquitante. Se il risultato di Arezzo merita 4 facciate di spiegazioni teorico-dottrinarie sull'"essere partito e strumento d'azione", cosa dovrebbe dire Peppino Nardini, che a Napoli ha raccolto, da fuori del Consiglio, le firme di quasi la metà dei consiglieri provinciali di Napoli (Napoli: non Arezzo, non Torino) avendo contro e non a favore tanto Lamberti quanto Bassolino?
Ciao, mazziniano.
Cavour (l'amico di Cappato)