AppuntiOgni nuova proposta sulle politiche di prevenzione dell'Aids (non solo tra la popolazione che fa uso di sostanze psicotrope) deve partire dal riconoscimento di quanto è stato fatto di sbagliato nel passato, chi ne ha avuto responsabilità e quali prezzi abbiamo pagato per quelle scelte. Si tratta di un riconoscimento che dobbiamo, sia a coloro che per causa di quelle scelte hanno pagato di persona, sia a tutti coloro che oggi ricoprono le stesse responabilità e che devono affrontare la nuova realtà.
Noi non dobbiamo nè possiamo dimenticare il tragico ritardo che si è frapposto tra la conoscenza dell'esistenza dell'epidemia e del suo espandersi fino alle prime azioni di prevenzione su larga scala . Non possiamo dimenticare per quanto tempo autorevoli esponenti del sistema sanitario nazionale contestavano le stesse indicazioni
(siringhe e riduzione del danno nei confronti delle persone tossicodipendenti, profilattici, ecc) ed i costi umani economici e sociali che quelle non scelte, ovvero quelle precise scelte morali, provocarono.
Come sono stati spesi I soldi: chi li ha avuti, come li ha spesi, quali strumenti lo Stato ha avuto ed ha per controllare (non solo ricerca, ma tutte le iniziative di prevenzione). Soprattutto quali strumenti si può dare per controllarli.
Sciogliere le scandalose sovrapposizioni di competenze e responsabilità tra presentatori di progetti, membri di "Commissioni tecniche", membri di organismi governativi o pubblici di sanità.
Dare alla prevenzione dell'Aids dignità di politica di promozione della salute tutta intera, togliendola dal ghetto del parlare di solo Aids ma inserendola in programmi precisi e concreti di promozione dela salute e prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.
Studi sulle nuove sieropositività: disponibilità dei dati e intervento mirato rispetto alle priorità che questi dati ci pongono.
Obiettivi precisi alle azioni di prevenzione, in termini quantitativi e qualitativi, con specifici strumenti di controllo di qualità ed efficacia dell'azione finanziata.